L'INTERVISTA

Mobility manager scolastico: così potrà insegnare la mobilità sostenibile alle nuove generazioni

Una legge del 2022 ha introdotto la figura del Mobility Manager scolastico, nel più ampio contesto del mobility management. Ce ne parla Lorenzo Bertuccio, presidente di Euromobility, che all’evento MobyDixit a Parma ha spiegato l’importanza della formazione dei giovani. Ma si attendono le linee guida del Ministero

Pubblicato il 18 Dic 2023

Lorenzo Bertuccio parla di Mobility Manager scolastico

La mobilità sostenibile si potrà imparare anche a scuola e il ruolo del Mobility Manager scolastico potrà diventare strategico per formare le nuove generazioni sull’importanza di muoversi in modo più rispettoso dell’ambiente. Ne è convinto Lorenzo Bertuccio, presidente dell’Associazione Euromobility, nata nel 2000 per promuovere presso imprese, enti e pubbliche amministrazioni la figura del Mobility Manager. Un’ulteriore evoluzione di questo ruolo dovrebbe essere rappresentata appunto dal Mobility Manager scolastico, di cui Bertuccio ha parlato durante MobyDixit a Parma il 29 e 30 novembre 2023. All’iniziativa, organizzata dal Comune dell’Emilia-Romagna e da Euromobility, hanno preso parte oltre 350 delegati da tutta Italia. Ne è scaturito un report, che ha visto Firenze guadagnarsi il titolo di città più eco-mobile d’Italia, seguita da Milano e Parma.

Di Mobility Manager si è molto parlato negli ultimi anni, molto meno di Mobility Manager scolastico. Anche perché è stato introdotto di recente, come spiega Bertuccio, che è esperto in pianificazione e gestione della mobilità urbana sostenibile, con una carriera incentrata sulla ricerca degli impatti energetici e ambientali. Amministratore unico di SCRAT S.r.L. ha partecipato a commissioni e task force nazionali e internazionali, ed è docente universitario impegnato a formare gli studenti sui temi della mobilità sostenibile. “In base alla nuova normativa, ogni scuola – spiega il presidente di Euromobility intervistato da EconomyUp – può designare un proprio mobility manager, che può essere un docente o una figura esterna, magari appartenente all’amministrazione comunale o a una specifica categoria di professionisti. L’obiettivo è integrare la mobilità sostenibile nei piani di offerta formativa e individuare soluzioni per ridurre l’uso dell’auto nell’accompagnamento dei bambini a scuola. Bisogna considerare  che, secondo i nostri dati, il 30% degli studenti fino al quinto anno di liceo viene accompagnato in macchina dai genitori, una peculiarità piuttosto italiana”.

Il ruolo cruciale del Mobility Manager: tra obblighi di legge e potenzialità inespresse

Ma partiamo dall’inizio. Cioè dal Mobility Manager. Previsto per legge dal 1998, questo ruolo è stato rafforzato nel 2020 con il Decreto Rilancio e reso obbligatorio per le aziende sopra i 100 dipendenti con un altro decreto emanato a maggio 2021. Il dirigente che ricopre l’incarico si occupa di gestire la mobilità sostenibile di un’azienda. Suo obiettivo principale è la creazione di un Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), uno strumento di razionalizzazione degli spostamenti del personale realizzato attraverso l’analisi, lo sviluppo e la verifica di una vasta gamma di aspetti.

“Il Mobility Manager – sottolinea Bertuccio – riveste un’importanza crescente e fondamentale all’interno delle aziende, anche se il rischio che il suo ruolo sia sottovalutato è ancora presente. Non è e non deve essere un semplice gestore di un foglio Excel per la regolamentazione dei trasporti aziendali. La sfida è riconoscere e potenziare le sue mansioni all’interno delle strutture aziendali”.

“La legge 77 del 17 luglio 2020 – prosegue il presidente di Euromobility ha dato un forte impulso al ruolo del Mobility Manager, rendendolo obbligatorio per le aziende che desiderano ottenere certificazioni ambientali come ISOEMAS (Eco-Management Audit Scheme). Da qui nasce la corsa da parte delle imprese a nominare un Mobility Manager e a redigere un piano di spostamento casa-lavoro” sottolinea Bertuccio.

Nonostante l’obbligo normativo, però, molte società “si limitano a compiere azioni minime, senza intraprendere veri cambiamenti che possano spostare l’uso della mobilità dall’auto privata verso modalità più sostenibili. Tuttavia – rimarca l’intervistato – laddove il mobility manager è attivo e presente, riesce a raccogliere dati significativi sugli spostamenti e a pianificare azioni utili sia per le imprese sia per le amministrazioni pubbliche”.

Il problema della certificazione ambientale agisce da stimolo, ma non è sufficiente per sfruttare appieno le potenzialità del Mobility Manager, che dovrebbe essere integrato in un contesto più ampio di responsabilità sociale d’impresa e attenzione alle comunità locali. “Se questa attenzione non c’è, il piano di mobilità rischia di diventare quasi fasullo, senza azioni concrete per contenere l’uso dell’auto privata”.

La situazione è variegata e spesso le aziende del Sud sono meno attente rispetto a quelle del Nord, osserva Bertuccio, ammettendo poi che “la maggior parte delle imprese si trova nelle aree suburbane, dove la difficoltà di accesso ai trasporti collettivi rende l’uso dell’auto quasi inevitabile, nonostante la volontà e la sensibilità dell’azienda”.

Tuttavia “c’è un cambiamento culturale in atto. Oggi le nostre città pullulano di Mobility Manager e si assiste a un incremento di servizi innovativi, e piattaforme di condivisione, che favoriscono la mobilità sostenibile”. E adesso questo professionista si prepara ad affacciarsi anche nelle aule scolastiche.

Il Mobility Manager scolastico: chi è e cosa dovrà fare

La legge del 5 agosto 2022 ha introdotto anche una figura dedicata al mobility management scolastico, sostituendo la precedente legge del 2015. “Questa nuova normativa – afferma Bertuccio – non comporta oneri aggiuntivi per gli istituti scolastici e non prevede sanzioni in caso di mancata adesione. Al momento le scuole attendono le linee guida del Ministero dell’Istruzione per chiarire come implementare concretamente questa figura”.

Mobility Manager scolastico tra resistenze e sfide

Bertuccio evidenzia che “le scuole devono affrontare la sfida di adottare questa figura senza maggiori oneri per la finanza pubblica, il che significa senza risorse aggiuntive. Questo sta creando comprensibili resistenze in ambito scolastico, dove si lamenta la necessità di assumere compiti aggiuntivi senza un corrispettivo aumento di risorse.”

Le città che lo stanno testando

Nonostante queste difficoltà, alcuni Comuni hanno già iniziato a sostenere le scuole nel percorso verso una mobilità sostenibile. “Città come Parma, Livorno e Prato – continua Bertuccio – hanno già attuato programmi di formazione sulla mobilità sostenibile nelle scuole, ancor prima della legge del 2022. Questi Comuni offrono supporto tecnico agli istituti, permettendo di implementare azioni di mobility management educativo. È possibile che vi siano altre iniziative del genere in Italia delle quali non siamo a conoscenza. In ogni caso noi ci crediamo: è importante preparare i cittadini di domani a un uso responsabile, consapevole e sostenibile dell’automobile e di altri mezzi di trasporto. È un percorso culturale che deve partire dalle nuove generazioni e che necessita del supporto di tutte le istituzioni coinvolte”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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