Daniel Trabucchi e Tommaso Buganza hanno appena pubblicato il saggio “Platform thinking. Il nuovo mindset per fare innovazione in azienda” (Egea). Sono i Direttori scientifici del nuovo, omonimo Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, nato proprio per approfondire il concetto di Platform Thinking, ovvero la capacità di comprendere le dinamiche e le logiche di innovazione dei tanti casi di successo digitali e metterle a disposizione di tutte le imprese per attivare e supportare il loro processo di Business Transformation. In questo articolo a loro firma, spiegano meglio di cosa si tratta.
Che cos’è il Platform Thinking
Abbiamo attraversato un’era in cui termini come “Uberizzazione” o “effetto Airbnb” sono diventati comuni nel linguaggio di tutti i giorni. Queste aziende, insieme ad altre come Spotify e Deliveroo, hanno riscritto le regole del gioco. Ma cosa c’è dietro questi fenomeni che hanno cambiato il volto del business tradizionale?
Pensate per un momento: una decina di anni fa, chi avrebbe immaginato di chiamare un’auto con un tap sullo smartphone o di affittare una stanza in una casa sconosciuta in un paese straniero attraverso un’app?
Mentre queste storie di successo sono affascinanti, ci sono alcuni miti che devono essere sfatati:
- Le piattaforme sono solo digitali – Si tende a pensare che le piattaforme esistano solo nel mondo online, ma in realtà possono essere fisiche o ibride.
- Le piattaforme sono riservate alle startup – Mentre molte startup hanno abbracciato la mentalità delle piattaforme, anche le aziende tradizionali possono e stanno adottando questo modello.
- Le piattaforme provengono solo dalla Silicon Valley – Sebbene la Silicon Valley abbia dato vita a molte piattaforme di successo, l’innovazione arriva da tutto il mondo.
Noi crediamo che ci sia molto di più nelle piattaforme di quanto l’opinione comune suggerisca. Il Platform Thinking non è solo una strategia, ma una mentalità, un modo di vedere il mondo. È l’idea che, attraverso la comprensione e l’adozione dei meccanismi delle piattaforme, le aziende possono sbloccare immense opportunità di innovazione e di trasformazione digitale.
Questo è al centro del nostro nuovo libro “Platform Thinking – Il nuovo mindset per fare innovazione in azienda” edito da Egea, dove non solo diamo gli strumenti per “leggere” la realtà attorno a noi – per esempio distinguendo la natura transazionale di una piattaforma come Booking.com da quella ortogonale di un gigante come Google – ma offriamo anche strumenti per “scrivere” l’innovazione nella propria organizzazione, come l’Idle Asset Canvas.
Il nostro obiettivo è semplice: vogliamo che ogni lettore chiuda il libro con una comprensione profonda del concetto di piattaforma e con gli strumenti necessari per iniziare a applicarlo nel proprio contesto.
Il Rinascimento parte dall’Italia: il caso di Telepass
Il termine “Rinascimento” evoca immagini di un’epoca di rinnovamento artistico e scientifico, un periodo in cui vecchie idee furono reinventate e nuove scoperte cambiarono il corso della storia. Nel contesto delle piattaforme, stiamo assistendo a un simile risveglio – un Rinascimento delle Piattaforme, se vogliamo – dove grandi aziende stanno riscoprendo se stesse attraverso l’adozione del Platform Thinking.
Prendiamo come esempio Telepass. Questa azienda italiana, nata come spin-off di Autostrade per l’Italia, ha operato per anni in un contesto di monopolio naturale. Ma, invece di rimanere ancorata alle sue radici tradizionali, Telepass ha scelto la via dell’innovazione, adottando una mentalità da piattaforma.
Telepass ha lanciato Telepass Pay, un servizio digitale che ha ampliato notevolmente la sua offerta. Con Telepass Pay, l’azienda non si limita più a servire i suoi clienti tradizionali, ma ha esteso la sua portata a nuovi segmenti di mercato. Comuni in cerca di una soluzione digitale per la tariffazione del parcheggio, stazioni sciistiche desiderose di offrire skipass prenotabili online e molti altri hanno trovato in Telepass Pay una soluzione ideale.
Il vero successo di Telepass Pay, però, risiede nella sua capacità di creare un marketplace di servizi, mettendo in contatto vari clienti e offrendo una proposta di valore centrata sulla comodità.
Platform Thinking: dal Medioevo al Rinascimento delle Piattaforme
Per anni abbiamo parlato di piattaforme digitali, facendo riferimento a startup in grado di crescere a tassi incredibili. Uber, in un batter d’occhio, è diventata una delle aziende più valutate al mondo, raggiungendo una capitalizzazione di 120 miliardi di dollari ancor prima di entrare in borsa. E poi c’è WhatsApp, con quasi 3 miliardi di utenti attivi ogni mese. E come dimenticare la straordinaria crescita di Facebook, che ha assunto ben 75.000 dipendenti in soli tre anni?
Queste storie, straordinarie e affascinanti, hanno dominato il discorso sulle piattaforme per l’ultimo decennio. Sono diventate sinonimo di successo e innovazione, offuscando ogni altra narrazione. Ma, come ogni storia, anche questa ha avuto i suoi alti e bassi. Lo scorso anno, Meta, ad esempio, ha perso il 40% del suo valore in un solo mese, o Netflix, ha visto fuggire quasi un milione di abbonati in poco tempo.
Questi numeri ci hanno abbagliato. Non ci hanno fatto vedere altro. Ma le piattaforme sono molto di più e crediamo che il decennio appena trascorso sia paragonabile al Medioevo.
Proprio come nel Medioevo, non tutto ciò che è successo è da dimenticare. Anzi, siamo grandi sostenitori dei casi menzionati. Ma si tratta di una sola interpretazione del modello delle piattaforme.
Noi vediamo le piattaforme in una luce completamente nuova. Non solo come motori di profitto, ma come strumenti che mettono le persone al centro, che uniscono comunità e che puntano alla sostenibilità ambientale e sociale. Piattaforme che sono inclusive, che permettono alle grandi aziende di innovare utilizzando le risorse che hanno già.
Guardiamo oltre ai numeri clamorosi e le valutazioni astronomiche che hanno dominato le prime pagine, proviamo ai meccanismi di creazione del valore, alle loro peculiarità. E chiediamoci come possiamo utilizzarli per fare innovazione a partire da ciò che abbiamo. E vivremo, insieme, il Rinascimento delle piattaforme.
Platform Thinking HUB: Sostenere il Rinascimento delle Piattaforme
Nel marzo 2023, la School of Management del Politecnico di Milano ha inaugurato un nuovo Osservatorio, Platform Thinking HUB, con il supporto di prestigiosi partner tra cui Angelini, Edenred, Eni, Epta, Gruber Logistics, Poste Italiane, Prysmian, SDF, Sintetica e Sisal.
Attraverso una serie di workshop, questi partner hanno esplorato le potenzialità del Platform Thinking per le loro aziende. Contemporaneamente, abbiamo analizzato le aziende dell’indice S&P 500 per comprendere meglio come stiano adottando il Platform Thinking. I risultati sono stati sorprendenti:
- Il 92% delle aziende esaminate ha sviluppato una o più iniziative legate alle piattaforme. Il Platform Thinking, quindi, non è una semplice moda, ma una realtà tangibile nel panorama aziendale attuale.
- Solo il 30% delle aziende che hanno mostrato iniziative legate alle piattaforme stanno realmente sviluppando vere e proprie piattaforme. Molte confondono erroneamente il concetto di piattaforma con quello di servizio digitale.
- Il 30% delle aziende sviluppa il 34% delle reali iniziative di piattaforma, evidenziando che una volta acquisita la competenza nel Platform Thinking, è possibile replicarla con successo.
Queste scoperte hanno dato vita al “Platform Thinking Compass”, uno strumento rivoluzionario che aiuta le aziende a identificare le migliori strategie per innovare attraverso il Platform Thinking. Questo Compass sarà il fulcro della seconda edizione del Platform Thinking HUB. Qui, ogni partner avrà l’opportunità di lavorare intensamente per 9 mesi su un caso specifico, puntando a lanciare progetti innovativi all’interno della propria organizzazione, con l’expertise e la guida del team del Politecnico di Milano.