Il 52% degli incubatori supporta startup a significativo impatto sociale o ambientale, secondo il Social Innovation Monitor 2023. C’è una tensione a un cambio di paradigma che riguarda imprenditori e dipendenti, specie le nuove generazioni: dare al proprio lavoro uno scopo che vada oltre il ritorno economico
La Tecnologia Solidale è fatta da persone che si mettono in moto per risolvere problemi e per rispondere a bisogni “impattanti” e che creano startup che vogliono stare sul mercato.
Anche se si parte animati dai migliori propositi, nella vita e nell’impresa da soli non si va lontano. Per questo anche le startup che vogliono avere un impatto sociale hanno bisogno di incubatori e di acceleratori, luoghi “attrezzati” che sostengano il passaggio dall’idea all’impresa. L’annuale ricerca di Social Innovation Monitor sull’ecosistema degli incubatori e acceleratori in Italia presentata la settimana scorsa ha confermato che siamo sulla buona strada.
In Italia è ripresa la crescita degli incubatori e acceleratori. Come si legge nel report del gruppo di lavoro del Politecnico di Torino, coordinato dal Prof. Paolo Landoni, sono 237 gli acceleratori e gli incubatori nel nostro Paese. Essi occupano 1.736 persone e “servono” 3.600 startup, con un fatturato di oltre 550 milioni.
Paolo Landoni, responsabile del team di ricerca di Social Innovation Monitor
Questi sono dati interessanti per l’intero ecosistema italiano delle startup, ma il dato più significativo dal nostro punto di vista è che il 52% degli incubatori supporta startup a significativo impatto sociale o ambientale: i settori più rappresentati sono quelli relativi alla salute e benessere (incluso lo sport) e allo sviluppo della comunità. Grazie agli incubatori, allo stesso modo delle altre imprese esse fruiscono di spazi fisici, accompagnamento manageriale, supporto allo sviluppo di relazioni, supporto alla ricerca di finanziamenti, formazione imprenditoriale e manageriale.
L’obiettivo di fondo rimane quello che ogni startup consideri l’impatto sociale della propria azione una componente strutturale della propria idea di prodotto o di servizio. Tenere insieme business, impatto e sostenibilità sociale e ambientale è parte di quel cambio di paradigma che ci chiede la realtà, oltre e al di là delle buone intenzioni, che pure sono e restano fondamentali. Vale per tutti i settori, e vale anche per incubatori ed acceleratori, luoghi di buona formazione per le startup, dove l’educazione all’attenzione all’impatto deve avere un ruolo sempre più importante.
Gli esempi non mancano e sono sempre di più. Essi hanno anche a che fare anche con la nuova tensione a dare al proprio lavoro un senso, uno scopo che vada oltre il ritorno economico. È uno degli esiti positivi della crisi innescata dalla pandemia. Questa tensione riguarda sia gli imprenditori sia i dipendenti, in particolare le nuove generazioni ma non solo loro. Lo approfondiremo mercoledì 5 aprile in “Permacrisi? No, permacambiamento!” ragionando sui valori della Generazione Z e su come la longevità lavorativa e anagrafica sta modificando il lavoro.
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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia
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