OPEN WORLD

Il Venture Capital spiegato bene da chi lo fa bene

Le logiche del Venture Capital illustrate in maniera efficace da Massimiliano Magrini, managing partner del fondo United Ventures. Che spiega perché è un lavoro simile all’agricoltura, come funziona la regola del tre e perché il capitale di rischio deve diventare uno strumento di sviluppo economico di mercato

Pubblicato il 24 Gen 2023

Venture Capital

Uno bravo. Tra i Venture Capital italiani Massimiliano Magrini è uno bravo.

Conosco Max dai tempi in cui aveva appena fondato Annapurna Ventures (2009). Ora guida United Ventures il cui primo fondo compie dieci anni.

Sabato scorso lo abbiamo avuto come ospite di Innovation Weekly, la rubrica settimanale che tengo su Linkedin da questa estate con Giovanni Iozzia (qui il link per chi volesse accedere alla versione podcast).

Max in cinque minuti ha spiegato le logiche del Venture Capital con una efficacia spettacolare. E la regola delle persone intelligenti è di dare parola a chi spiega una cosa meglio di come tu possa fare.

Qui il link per chi volesse sentire tutta la nostra conversazione.

Il Venture Capital è un lavoro da agricoltori

Il Venture Capital è più simile all’agricoltura che all’industria. Ha 2 regole:

  • I numeri certificano quello che uno fa
  • Ci vogliono 10 anni per vedere i numeri

Con United Ventures siamo partiti 10 anni fa con un fondo da 70 milioni. Abbiamo fatto mediamente 4 investimenti all’anno per 5 anni. Oggi abbiamo 20 società in portafoglio.

La regola del 3

La metrica di ritorno di un fondo di VC in genere dice 1/3, 1/3, 1/3.

  • 1/3 del portafoglio non ce la fa
  • 1/3 del portafoglio è a somma zero (piccole perdite, piccoli guadagni)
  • 1/3 del portafoglio è quello che fa i ritorni

È molto difficile da valutare un fondo sulla downside. Statisticamente sei sicuro di avere aziende che non ce la fanno. La difficoltà è individuare quelli che ce la fanno, che compiono il percorso da zero a cento. Il problema è che fino a che non arrivi a cento, sei sempre a zero.

Quindi devi prendere decisioni non avendo chiarezza se stai andando bene o andando male.

Il Venture Capital non è come il Private Equity, dove c’è un EBITDA e quindi un pricing lo fai sempre. È questa la difficoltà del venture capital. Fino a che non arrivi alla fine del percorso (exit) non lo sai. Devi avere la capacità di vivere in questa incertezza così come i tuoi imprenditori devono essere a loro volta a proprio agio in questa situazione.

Il venture capitalist “sta nel mezzo”

La citazione di Ligabue è mia. Massimiliano definisce il Venture Capitale come una double-sided platform dove:

  • da un lato, abbiamo gli investitori finanziari “dry” (che dopo dieci anni tirano la riga e vogliono vedere il ritorno)
  • dall’altra, abbiamo gli imprenditori che per definizione buttano il cuore oltre l’ostacolo e cercano di fare accadere qualcosa.

Non sei un VC se non riesci a bilanciare queste due realtà: quella del sogno dell’imprenditore e quella “dry” del nudo e crudo ritorno sull’investimento.

E l’essere questo punto di equilibrio di fatto ti rende irrilevante nei confronti dell’imprenditore. Perché a quest’ultimo non serve uno che sogni senza disciplina né uno che ragioni in termine di net IRR a dieci anni.

Il Venture Capital come strumento di sviluppo economico di mercato

La nostra società ha bisogno di radicali cambiamenti. Non c’è nessuno motore di cambiamento efficace come il venture capital.

Il Venture Capital può essere uno strumento di sviluppo economico a condizione che operi a condizioni di mercato. E’ giustificabile l’apporto del pubblico in caso di fallimento del mercato e fino a che serve a raggiungere una massa critica.

La domanda è fino a che punto sia giustificabile. Se diventa prevalente può diventare ostativo dello sviluppo del mercato.

Ipse (Max Magrini) dixit.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

Articoli correlati