La transizione energetica è anche una transizione culturale. Non a caso il cambiamento culturale è una delle linee strategiche del piano industriale di una grande azienda come Terna, che ha un ruolo centrale nella gestione e nell’evoluzione delle risorse energetiche, e nello specifico elettriche, in Italia. Di solito si tende a pensare subito alla parte hard, alle infrastrutture, alle tecnologie ma per poter fare innovazione, per affrontare con successo le sfide poste dal cambiamento climatico c’è una componente culturale, e quindi umana, fondamentale. “Cambiare non è mai semplice, ma noi ci siamo organizzati per farlo in maniera strutturata”, racconta Emilia Rio, Direttrice People Organization and Change di Terna. Aggiunge Massimiliano Garri, Direttore Innovation & Market Solutions: “L’innovazione ha un obiettivo fondamentale: permettere alle persone di esprimersi al meglio. L’errore più grande che si può commettere in una corporate è pensare che ci sia chi fa innovazione e chi l’aspetta”.
La transizione energetica è già in atto: “Il 36% dei consumi elettrici italiani è oggi coperto da fonti rinnovabili”, ricorda Marco Pietrucci, Head of Innovation. “Terna, con il suo ruolo di regista del sistema elettrico nazionale, investe per lo sviluppo infrastrutturale del Paese: grazie alle reti di trasmissione, infatti, sarà possibile integrare quante più fonti rinnovabili possibili. Terna fa innovazione non solo per se stessa, ma per supportare lo sviluppo dell’intero sistema elettrico”. Nell’aggiornamento del Piano Industriale 2021-2025 ‘Driving Energy’, l’azienda ha previsto di investire 1,2 miliardi di euro, sui circa 10 miliardi complessivi, in innovazione e digitalizzazione. Transizione energetica e innovazione sono stati al centro di un digital talk a cui ha partecipato anche Cosimo Accoto, filosofo del digitale che ha “schizzato” lo scenario in cui si stanno muovendo oggi le imprese.
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I cambiamenti di paradigma
Perché dobbiamo prestare attenzione alle persone prima ancora che alle tecnologie? “Siamo di fronte a un passaggio di civiltà epocale e dobbiamo fare tutti uno sforzo: leggere la trasformazione digitale non solo come introduzione di nuove tecnologie ma come cambi di paradigma”, spiega Cosimo Accoto, che è ricercatore affiliato al Mit di Boston e autore del libro “Il mondo in sintesi”. “Per questo l’approccio culturale diventa strategico”.
Quattro gli scenari di cambiamento di paradigmi che Accoto propone:
- Programmazione: “Stiamo passando da civiltà orali e scritte a civiltà del codice. Siamo dentro una software society perché il software è la nuova scrittura del mondo”
- Automazione: Dopo aver automatizzato mani e menti ora tocca ai mercati e a essere automatizzate sono le interazioni sociali ed economiche con strumenti come gli smart contract”
- Anticipazione: È il passaggio da società dell’archivio a società dell’oracolo. Finora avevamo pochi dati e pochi modelli, adesso abbiamo tantissimi dati e la capacità di “pre-vedere” quel che serve o quel che c’è da fare. Ci sono grandi opportunità per il business, ma anche grandi vulnerabilità”.
- Simulazione: “Il digitale è il nuovo modo di abitare il pianeta Terra, dai gemelli digitali ai metaversi: speriamo di saperlo fare in maniera più sostenibile e inclusiva”
Il cambiamento culturale in azienda
Il cambiamento è la combinazione di diversi cambiamenti: nei processi, nelle persone, nei luoghi di lavoro, fa notare Emilia Rio che racconta come lo si affronta in una grande azienda: “Se cambiamento ci deve essere in una grande organizzazione, Terna ha più di 5mila persone , bisogna trovare un metodo e un sistema che arrivi a tutti. Abbiamo lanciato un programma ‘NexTerna’ che si articola su quattro direttrici: persone, processi, tecnologie, luoghi di lavoro. Un programma fortemente voluto dall’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, che testimonia come anche nelle grandi aziende i cambiamenti possono avvenire”.
Cambiare non è mai facile. “La pandemia ha accelerato il passaggio al lavoro da remoto, il cambiamento nella relazione fra le persone”, continua Emilia Rio, che sottolinea l’importanza di creare una nuova leadership, tema a cui è stato dedicato il primo cantiere: “Quello che ci hanno insegnato negli anni ora non è più del tutto funzionale, vanno ripensate le modalità lavorative, soprattutto adesso che le persone svolgono le proprie attività a distanza. Il capo, adesso, deve essere il motore e tra i suoi obiettivi non c’è più solo la performance, ma anche l’engagment e il wellbeing dei propri collaboratori”. Che ci sia molto da fare lo ricordano le classifiche che vedono l’Italia fra gli ultimi Paesi europei per il livello di engagment dei lavoratori.
Il cambiamento è un’attività che va sottoposta a verifiche continue. “Realizziamo una survey ogni quattro mesi – ha continuato Emilia Rio – per esaminare e analizzare diversi aspetti: dalla chiarezza degli obiettivi, al ‘clima’ interno per verificare se quello che stiamo facendo funziona. Per noi è fondamentale ricordare quanto sia importante dare il proprio contributo affinché le cose possano avvenire in modo corretto, efficace e funzionale”.
Cambiare la cultura per poter fare innovazione
Trasformazione digitale e innovazione portano sempre alla creatività e alle persone. “La digital transformation ha un obiettivo principale: trasformare il pensiero in codice. E il coding richiede quasi una qualità artistica, è uno degli atti più creativi che si possano fare”, dice Massimiliano Garri, che si dichiara nerd e ricorda le tre qualità distintive della digital transformation: deve essere inclusiva, deve creare un nuovo concetto di spazio condiviso, fisico o virtuale che sia, deve essere un gioco senza fine dove non c’è un vincitore, ma che consenta a tutti di raggiungere i propri obiettivi.
Anche l’innovazione è il terreno della molteplicità, parola che Garri preleva dal suo “manuale” di riferimento, “Le lezioni americane” di Italo Calvino. “Noi siamo un ‘contenitore’, abbiamo immagini, valori, esperienze. Le oltre 5mila persone di Terna rappresentano una sorta di biblioteca: se riesco a scoprire e utilizzare con metodo tutto il contenuto, se riesco a rimescolare questi inventari, allora divento creativo e faccio davvero innovazione, dando a chiunque la capacità di potersi esprimere”.
In quest’ottica la funzione Innovazione di un’azienda ha un ruolo speciale: “Permettere alle persone di portare avanti le proprie idee, di essere ascoltate, per creare e migliorare le cose. Noi abbiamo il dovere di evitare che qualcuno possa ostacolare o impedire ai nostri colleghi di esprimersi. Mi piace dire che noi siamo i ‘rimotori’ di possibili ostacoli”.
L’innovazione per la sostenibilità
Come l’innovazione può supportare la transizione energetica? “In primo luogo aiutandoci a fare il nostro mestiere in maniera sempre più efficace: la gestione degli asset per trasportare quanta più energia verde possibile, dai luoghi di produzione a quelli di consumo”, risponde Pietrucci. Poi c’è l’evoluzione del business e dei mercati. “Oltre a fare innovazione in Terna, ci mettiamo a disposizione di tutti gli altri stakeholder e sviluppiamo nuove soluzioni per creare sinergie. Per esempio, l’automotive, che è sempre stato un settore diciamo distante da quello elettrico, oggi diventa protagonista e come Terna lavoriamo per valorizzare la sinergia tra i due mondi promuovendo una gestione intelligente delle ricariche a supporto delle infrastrutture di rete”.
Qualche esempio di innovazione? “Un progetto che stiamo portando avanti già da alcuni anni riguarda la digitalizzazione dei nostri asset attraverso l’installazione di sensori hi-tech, come quelli di tiro, che ci consentono di monitorare istante per istante determinati parametri dei conduttori e, quindi, quale è la corrente che può passare lungo le nostre infrastrutture. Sul fronte della sostenibilità ambientale abbiamo sviluppato una soluzione che, grazie anche alle segnalazioni da parte delle comunità locali, ci permette di mappare e di recuperare, aree degradate o già utilizzate, con il vantaggio di non dover consumare ulteriore suolo per le nostre infrastrutture. Stiamo anche portando avanti studi sui nuovi materiali, per minimizzare ulteriormente gli impatti sull’ambiente”.
L’innovazione aperta per esplorare nuove frontiere
E poi c’è l’open innovation. Con la startup Anothereality Terna sta sperimentando il metaverso come nuovo spazio di lavoro. “Noi abbiamo creato oltre 100 mondi virtuali per cercare esperienze coinvolgenti che possano portare valore alle aziende”, racconta Lorenzo Cappannari, CEO e founder di Anothereality. “Inizialmente con le startup avevamo instaurato una relazione tra cliente e fornitore: ci siamo poi resi conto che sviluppare una collaborazione proficua porta a vantaggi reciproci”, racconta Marco Pietrucci di Terna. “Oggi su alcuni progetti si preferisce lavorare con le startup, piuttosto che con un fornitore tradizionale, perché queste rappresentano una sfida alle competenze aziendali, un modo per mettersi in gioco e produrre insieme innovazione”.
“Il progetto a cui stiamo lavorando con Terna permette la smaterializzazione dell’ufficio”, spiega Cappannari. “Un mondo virtuale dove i dipendenti entrano come avatar e da remoto o in versione ibrida possono nascere nuove forme di collaborazione o si replicano quelle già praticate in presenza. L’obiettivo è quello di ricreare un ambiente virtuale che a tutti gli effetti permetta di simulare l’esperienza sociale del lavoro in ufficio”.
“Il metaverso è la tecnologia che avrà il maggior impatto su di noi. Questo nuovo mondo ci coinvolgerà sempre più, e non sarà gamification. Non basta, infatti, prendere un’attività e renderla simile a un gioco: quello che stiamo facendo, è portare il gioco dentro le aziende”, osserva Garri. “Anche le aziende diventano un gioco: un’azienda di successo è un gioco infinito, senza vincitori ma tutti partecipanti per raggiungere il miglior risultato possibile. Il metaverso e le tecnologie che ci stanno attorno trasformeranno le company as a game. Questo nei prossimi anni cambierà il modo in cui affronteremo il lavoro e la vita”, conclude Massimiliano Garri.