TECNOLOGIA SOLIDALE

Come i fringe benefit possono diventare un’occasione di innovazione sociale

Aumenta la quota esentasse per i fringe benefit aziendali, che sono sempre più spesso erogati attraverso piattaforme digitali. Se ben utilizzati, possono far diventare il welfare aziendale un’occasione per dare risposte non solo economiche ai bisogni di persone, famiglie e comunità

Pubblicato il 18 Nov 2022

innovazione sociale

Cosa hanno a che fare tra loro i fringe benefit e la tecnologia solidale? In apparenza nulla. Invece la prospettiva cambia, perché esiste una app che consente di spendere i fringe benefit di welfare aziendale in negozi e servizi di prossimità, valorizzando il circuito commerciale locale.

Questa applicazione si chiama Ollipay e offre al lavoratore la possibilità di scegliere di spendere la quota annuale di fringe benefit presso attività e servizi di prossimità, realtà che normalmente sono esclusi dalle ricadute economiche del welfare aziendale. Nell’app ci sono attività commerciali già selezionate, ma il singolo lavoratore può segnalare e far convenzionare un negoziante di sua fiducia così come l’elettricista, il parrucchiere o l’idraulico.

Ollipay è prodotta da Well-Work, società benefit attiva dal 2016 come provider di welfare aziendale, ma dall’inizio del prossimo anno l’applicazione sarà resa disponibile anche ad altri provider di welfare aziendale, nell’ottica della condivisione di questo progetto, che declina in welfare aziendale in una forma utile a costruire e rinforzare relazioni sociali.

Il welfare aziendale è stato riportato alla pubblica attenzione dopo la decisione del governo di alzare fino a 6.000 euro per il 2022 la quota esentasse per i fringe benefit spettanti ai lavoratori dipendenti.

I servizi offerti in questo ambito sono sempre più erogati attraverso piattaforme digitali. La digitalizzazione di questi servizi non è neutrale, ma costituisce una opportunità di produrre innovazione sociale e organizzativa, perché il welfare aziendale, se utilizzato con criterio, è una modalità contemporanea di rispondere ai bisogni non solo economici ma anche relazionali delle persone, delle famiglie e delle comunità e quindi può rappresentare un collante sociale importante, soprattutto in questi tempi difficili.

Perché ciò sia possibile, occorre però consapevolezza da parte di tutti i soggetti coinvolti. A questo proposito, è in corso un importante progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Cariplo sulle piattaforme di welfare: Weplat. Questa ricerca riguarda non solo le piattaforme di welfare aziendale ma in generale tutte le piattaforme di servizi di welfare in Italia e si articola in tre fasi:

  • la mappatura delle piattaforme digitali di welfare e l’individuazione delle variabili organizzative che caratterizzano i diversi modelli di piattaforma di welfare, coordinata da Ivana Pais, ordinaria di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica, studiosa dell’economia e del lavoro di piattaforma;
  • l’analisi del modello di servizio e delle modalità di accesso da parte degli utenti/clienti, a cura di Martina Visentin, ricercatrice presso l’Università di Padova.
  • l’elaborazione di linee guida per progettare piattaforme che rispondano in modo adeguato alle esigenze di tutti i soggetti coinvolti, fase coordinata da Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!

Questo progetto di ricerca, il primo mai realizzato finora nel nostro Paese, consentirà di poter usare ancora meglio la tecnologia, per fare in modo che le piattaforme digitali di welfare siano uno strumento davvero solidale. 

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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