Giovedì scorso a Firenze mi sono trovato a discutere – in un posto che toglie il respiro per la sua bellezza (il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio)- insieme ad Oscar Di Montigny, Oscar Farinetti, Bernardo Bruno, Marco Salari, Federico Dubini e molti altri con i giovani imprenditori di Confcommercio in occasione del loro XIII Forum Nazionale.
È difficile parlare di internazionalizzazione e innovazione in contesti di piccola impresa. Non perché non sia possibile farlo. Ma perché, quando la piccola dimensione diventa lo stato normale di operatività dell’impresa e non una fase di passaggio, l’attenzione, le risorse e le energie si concentrano naturalmente sul quotidiano. E vengono meno attenzione, risorse ed energie per uscire da quello stato.
La piccola dimensione diventa un alibi per non crescere e non innovare. Una sorta di trappola da cui è difficilissimo uscire
Ma il non farlo non è un’opzione. Perché i mercati di oggi sono diversissimi rispetto al passato e continueranno a cambiare. E quanto ha avuto successo non lo garantirà in futuro.
Vi riassumo in quattro tweet (visto che è la settimana in cui si è conclusa la sofferta scalata di Elon Musk) alcuni degli spunti della discussione che abbiamo condiviso con il bravissimo Presidente Andrea Colzani (che peraltro con SportIT.com sta cercando di coniugare e-commerce con punti di vendita – e competenze – dispersi e radicati sui territori).
Sfida
“I giovani imprenditori di oggi sono fortunati perché hanno davanti una sfida molto più difficile della generazione precedente”.
Percorso
“Quando si è piccoli bisogna concentrarsi sul prossimo obiettivo. Ma, una volta raggiunto, non deve essere vissuto come un traguardo ma come una piattaforma da cui partire per raggiungere quello successivo”.
Comunicazione
“Continuiamo a comunicare – e misurare l’impatto delle nostre politiche di marketing – in modo vecchio, dimenticandoci che la Generazione Z (e, ancora di più, la Generazione Alpha) usano media diversi e hanno tempi di ascolto brevissimi (meno di due secondi)”.
Cultura
“L’estrema velocità dell’oggi non può prescindere dalla cultura che ha tempi lunghi. Non si può dire che il Salone dei Cinquecento è bello in 1.8 secondi. La cultura è il fondamento del potenziale competitivo italiano”
Disclaimer: i pensieri non sono miei, mi sono limitato a trascriverli. Ma non dovrebbe essere difficile abbinarli ai relativi autori.