Essere partner delle famiglie di fascia alta nella gestione del risparmio e degli investimenti, forte di un modello di consulenza fortemente relazionale arricchito da piattaforme digitali evolute a servizio di consulenti e clienti. È questa la mission di CheBanca!, da sempre caratterizzata e riconosciuta per la sua forte componente di innovazione, confermata da continui investimenti sulle proprie piattaforme oggi protagoniste di un totale cambio di paradigma: un’innovativa architettura di front end è infatti stata creata per liberarsi dai limiti dei produttori di terze parti, così da avere la completa gestione di circa 400 widget sviluppati – e di quelli che saranno sviluppati in futuro.
Con Babylon, questo il nome del progetto, CheBanca! ricostruisce la sua struttura IT per permettere la massima flessibilità alle personalizzazioni e alle parametrizzazioni dei contenuti dell’home banking, nonché un più elevato livello di integrazione dei servizi forniti da partner commerciali e tecnologici.
CheBanca!, il nuovo paradigma all’insegna della flessibilità
Sviluppato da maggio 2020 a dicembre 2021, Babylon è la prima piattaforma sul mercato in grado di fungere da “widget container” utilizzabile in modalità plug in. Si tratta un software custom che permette di gestire indipendentemente i suoi vari componenti, assemblandoli e dis-assemblandoli a seconda delle esigenze senza compromettere l’integrità del sistema. L’architettura è stata realizzata utilizzando un database a grafo, che consente di costruire le pagine di navigazione nella maniera più semplice e veloce possibile.
Estremamente adattabile, il nuovo sistema è creato per permettere la facile e veloce integrazione di nuove funzionalità, evitando i colli di bottiglia che solitamente si verificano con l’adozione di piattaforme di mercato.
Come funziona Babylon
Babylon è composta principalmente oggi da quattro componenti:
• Zion: rappresenta il back end del nuovo portale
• Babylon: rappresenta il front end
• Neo4j: un Graph Database, che viene utilizzato per la gestione del modello dati dei componenti che costituiscono le pagine che l’utente naviga e visualizza nel proprio browser
• Connectors: un insieme di connettori che gli permettono l’integrazione (volutamente limitata) con sistemi terzi (Cache, LDAP, Mode-Engine, Graph-DB e Cheetah)
“In pratica” spiega Francesco Testa, Responsabile delle Architetture IT di CheBanca!, “per ogni widget siamo riusciti a creare dei micro-front end e li abbiamo collegati a un microservizio. In questo modo, se prendiamo la nostra piattaforma come base, saremo in grado di inserire, secondo una logica open, i widget per noi interessanti in un dato momento”.
Inoltre, collegando ogni widget al suo microservizio, in caso di malfunzionamento è possibile intervenire direttamente sul singolo tassello coinvolto.
“Questa caratteristica è per noi è tanto più importante in quanto i nostri servizi devono poter parlare con fornitori di servizi esterni alla banca secondo modalità controllate e sicure” aggiunge Testa.
Gli ingredienti dell’innovazione di CheBanca!
L’innovazione di Babylon è strettamente connessa al modello aperto su cui CheBanca! poggia le sue basi, e che grazie al progetto ha raggiunto un nuovo livello.
“A contribuire al buon esito del progetto è stata di aiuto una caratteristica nativa di CheBanca!: i canali digitali sono disaccoppiati dalle funzioni di back end per il tramite di un gateway API garantendo consistenza e centralità dei dati” spiega Marco Zaffaroni, Chief Operating Officer – Direzione Centrale Operations di CheBanca!, “Babylon ha permesso di effettuare un ulteriore disaccoppiamento sul nostro home banking, garantendo non solo una più facile integrazione e il riutilizzo delle componenti applicative già presenti, ma anche lo sviluppo di nuove componenti (microservizi) aumentando la resilienza e la scalabilità.”
Realizzata in piena pandemia, senza impattare sull’operatività quotidiana e quasi interamente da remoto, la nuova piattaforma è stata sviluppata in chiave di innovazione sostenibile, con l’intento di creare una base per investimenti futuri.
Il risultato, conclude Zaffaroni, è una tecnologia modulare che permette di “costruire a partire da piccoli mattoni, grandi progetti”