L'INTERVENTO

Generazioni a confronto in azienda: il valore che nasce dal disagio esistenziale

Il cambiamento è netto: i nativi digitali cercano sempre meno il posto fisso. E le grandi aziende sperimentano nuovi modi per valorizzare il loro contributo. Da un disagio esistenziale che abbraccia più generazioni si può ricavare un valore in grado di offrire nuove soluzioni e opportunità per giovani e meno giovani

Pubblicato il 19 Set 2022

Carlo Alberto Tenchini

Photo by Markus Spiske on Unsplash

In un paesino dell’entroterra campano ogni anno avviene un miracolo. Niente a che vedere con il sangue dei santi, in questo caso. Succede che al Giffoni Film Festival da ben 52 anni migliaia di ragazzi, e in certi casi proprio di bambini, diano vita a uno dei più celebri appuntamenti legati al cinema, a loro completamente dedicato e da loro effettivamente gestito e controllato. L’esperimento “Giffoni”, unico nel suo genere, è più noto all’estero che non in Italia, e questo fa pensare. A Giffoni, ormai non più un laboratorio ma realtà, si dimostra che è possibile affidarsi ai giovani per dare un taglio diverso a un’iniziativa o a un lavoro. Sono i giovani lì che votano, criticano, applaudono, riempiono le platee.

Perché racconto questo?

La mia attività di manager di una multinazionale mi porta ogni giorno al cuore del problema generazionale.

Il cambio di passo avvenuto nella società negli ultimi decenni, il solco sempre più profondo tra i nativi digitali e chi li ha preceduti e le conseguenze dirompenti del biennio pandemico hanno modificato radicalmente le priorità esistenziali dei più giovani e hanno indotto le aziende a reclutare sempre più freneticamente nuove risorse in grado di trasmettere il cambiamento nei processi produttivi e in quelli organizzativi.

Il cambiamento è netto: il 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani, condotto dall’Università degli Studi Link, testimonia come le nuove generazioni guardino con favore al mondo della professione autonoma e alle piattaforme digitali e molto meno al posto fisso. Il 49,3% privilegia la prospettiva di un contratto di lavoro flessibile, a fronte di un 26,9% che preferirebbe invece un contratto di lavoro subordinato.

Un mondo rovesciato rispetto alle priorità delle precedenti generazioni. Il disorientamento profondo degli adulti, unito all’aumentata solitudine dei giovani, pone sfide globali e intergenerazionali mai sperimentate prima dall’umanità.

Le grandi realtà imprenditoriali a livello internazionale stanno sperimentando nuovi metodi da adottare per valorizzare le generazioni che si affacciano oggi al mondo del lavoro, per coinvolgerle, per ribaltare le posizioni e avere a disposizione più pensieri “laterali”, lasciando i ragazzi “in cattedra” e i senior, per una volta, ad ascoltare o essere interrogati. Nella ricerca “Ecoversity, Umano 2050”, commissionata da Sharp a Edulife, c’è il tentativo di indagare su una nuova “ecologia umana” tenendo presente che i divari o le differenze tra i “know-how” tra persone aprono a nuove sfide che prevedono approcci speculativi alle economie e che – unitamente al diffondersi dell’Intelligenza Artificiale – possono far sbocciare nuovi modelli di business dirompenti, generatori sì di alternativi spazi economici ma che mettono a rischio intere filiere professionali. La tesi, che fotografa il momento, non è di poco conto.

Da un disagio esistenziale che abbraccia più generazioni si può ricavare un valore in grado di offrire nuove soluzioni e nuove opportunità.

Uno dei punti centrali e convincenti di “Ecoversity” è l’analisi della nuova e necessaria solidarietà tra generazioni in completa rottura con quanto effettivamente accaduto negli ultimi decenni. Lo sviluppo di un territorio – o di un’azienda – deve inglobare i progetti esistenziali di chi ha tutta la vita davanti, per facilitarli e assecondarli. La vita digitale ha senso se interpretiamo e applichiamo la tecnologia per liberare “l’umano” dai processi prevedibili, ripetibili e controllabili per confluire in una vera – e utile – cittadinanza digitale. Il simultaneo coinvolgimento di giovani e adulti accresce le responsabilità di ciascuno di essi ma in generale fa bene alla collettività. Guardare il mondo attraverso gli occhi dei giovani fa sì che il futuro sia visibile all’orizzonte. E che “innovazione” non suoni più come una parola generica e abusata, ma come uno strumento concreto e autentico.

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Carlo Alberto Tenchini
Carlo Alberto Tenchini

Marketing & Communication, Channel Sales Director di Sharp Italia. In oltre 20 anni di esperienza in multinazionali ha sviluppato un interesse nell'innovazione strategica e nelle nuove tecnologie.

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