Il posto migliore dove far nascere una startup? La Sicilia. Parola di Vincenzo e Piero Bacarella, originari di Balestrate, in provincia di Palermo, e fondatori di Annunci.net, sito con una media di un milione di visitatori unici al mese che fattura alcune centinaia di migliaia di euro l’anno. La terra siciliana è stata la loro America e, sostengono i due fratelli, potrebbe esserlo anche per altri startupper: le parole chiave sono “sgravi fiscali, basso costo del lavoro e l’esigenza di inventarsi un lavoro dove il posto fisso è ormai un’illusione”.
Loro ci sono riusciti. Laureati in Informatica, uno a Roma e l’altro Pisa, e appassionati di Internet e innovazione, una volta rientrati nel Paese natale i Bacarella hanno avuto l’idea, nel 2007, di acquistare il dominio annunci.net.
“In quel periodo – spiega Vincenzo, 35 anni – era scoppiato il fenomeno Craigslist, il sito di annunci online statunitense che portò la rivoluzione nel mondo dei piccoli annunci, fino a quel momento quasi esclusivamente cartacei. Così abbiamo cercato un dominio intuitivo da ricordare, con l’obiettivo di creare un’alternativa italiana al 100%”. È costato alcune migliaia di euro e i due hanno dovuto investire i loro risparmi nell’acquisto. Ma non se ne sono pentiti.
Si sono dedicati allo sviluppo della piattaforma usando piattaforme alternative in modo da ridurre i costi e i soldi risparmiati sono andati nel marketing. Armati di steakers hanno affisso la pubblicità del sito nelle bacheche “fisiche” delle università siciliane, ma anche romane e milanesi, un tipo di guerrilla marketing che fa da ponte tra il mondo reale e quello virtuale. Allo stesso tempo hanno lavorato con estrema attenzione all’ottimizzazione sui motori di ricerca.
Il risultato è che oggi, secondo Audiweb-Nielsen, Annunci.net è in quarta posizione in Italia nel settore dei portali generalisti di annunci. I giovani siciliani, la cui società ha sede a Palermo ma che lavorano ancora nel loro paese, si sono trovati così testa a testa con le multinazionali degli annunci su Internet come subito.it, kijiji-ebay e con l’italiana bacheca.it.
Un business che sembra non conoscere crisi, anzi trae vantaggio dai periodi di recessione economica perché aumentano le persone che hanno bisogno di vendere oggetti o cercano lavoro.
Annunci.net trae i propri ricavi dagli annunci pubblicitari e dà lavoro a diverse persone sparse per l’Italia.
Per anni i due fratelli hanno lavorato con partita Iva, ma nel 2012 hanno creato una startup, innovanet.it, che è un contenitore di progetti web. Si tratta di un network multi-brand di portali verticali diversificato su tre differenti segmenti di business: classifieds, communities e entertainment. Oltre ad Annunci.net ne fanno parte giochi.org, brand di casual games, racconti.it, punto di incontro per appassionati di scrittura, e incontri.net, sito per conoscersi online. Sono ancora in versione beta e il network necessita di ulteriore rodaggio.
Una cosa è chiara nella mente di Vincenzo Bacarella: la Sicilia è un gran posto per le startup. “Innanzitutto – spiega – in questo momento nella nostra Regione sono previsti interessanti sgravi fiscali. Le aziende nel campo IT per i primi 5 anni non pagano l’Irap, così come quelle composte da under 35”.
Un altro valido motivo per investire in questa terra è il costo del lavoro. “Ci sono diversi laureati nel settore della Information Technology, preparati e competenti, ma con un costo inferiore rispetto a quello di analoghi professionisti nelle grandi città come Roma e Milano”.
La consueta obiezione, in questi casi, è che la criminalità organizzata possa soffocare i business nascenti. “Ci occupiamo di digitale – replica Bacarella – e queste sono faccende lontane dal nostro modo di pensare. Il pizzo sui siti online non esiste ancora”.
Inoltre, sempre a detta dell’imprenditore, i giovani siciliani stanno imparando a fare di necessità virtù: “Non essendoci grandi alternative nel mondo del lavoro – dice – la tendenza è inventarsi qualcosa, provare a creare un’attività propria. Non siamo ai livelli di Milano e Roma ma non stiamo con le mani in mano. Un po’ di fermento, in questo senso, c’è. Anche perché – fa notare – nel digitale l’investimento iniziale è limitato rispetto ad altri settori. Serve poco per mettere su qualcosa di valido. La barriera di ingresso è più bassa rispetto ad altri settori e questo non fa che aiutare chi, come noi, ha buone idee ma risorse limitate”.