GUERRA RUSSIA-UCRAINA

L’esodo delle big tech dalla Russia: perché 100mila giovani tecnici e programmatori stanno scappando

Lo stima l’Associazione russa per le comunicazioni elettroniche. Le ragioni? L’esodo delle big-tech dalla Russia: gli addetti al settore tecnologico e gli imprenditori innovativi devono potersi muovere in un mercato globale. Perciò scelgono di andarsene

Pubblicato il 09 Mag 2022

Fuga in massa delle big-tech dalla Russia

La guerra Russia-Ucraina sta lasciando macerie anche sul terreno dell’innovazione tecnologica: sarebbero già circa 100mila i tecnici e programmatori di software che hanno lasciato il Paese a seguito dell’inizio del conflitto. Lo stima l’Associazione russa per le comunicazioni elettroniche (Raec), una sorta di nostra Assintel.

Le ragioni? Non solo, e non tanto, le tensioni interne create dall’aggressione contro il popolo ucraino iniziata il 24 febbraio 2022, quanto il crescente isolamento del Paese causato anche dalla fuga in massa delle multinazionali tecnologiche.

Apple, Samsung, Netflix sono alcune delle numerose società che hanno scelto di non vendere più i loro prodotti in Russia. Alle quali si aggiungono le cinesi Xiaomi e Lenovo, nonostante la Cina mantenga una posizione semi-neutrale nel conflitto, e comunque più vicina alla Russia che all’Occidente.

Stando al “Wall Street Journal” Lenovo, secondo produttore di PC nel Paese, avrebbe fermato le spedizioni di prodotti sul territorio già poche settimane dopo l’inizio della guerra, mentre Xiaomi, N.2 tra i produttori di smartphone, avrebbe iniziato qualche settimana fa. Complice il ferreo lockdown imposto nell’ultimo periodo in alcune aree della Cina, le spedizioni totali di device hi-tech verso la Russia sarebbero crollate del 90%, mentre quelle dei computer sarebbero scese del 40%.

Come conseguenza dell’esodo delle big tech, i professionisti del settore rischiano di trovarsi (se già non è successo) senza lavoro, o comunque in un contesto in cui risorse e competenze si stanno rapidamente estinguendo. “La maggior parte dei lavoratori russi nella tecnologia fa parte di un mercato globale” ha detto al “New York Times” Konstantin Siniushin, un venture capitalist di Riga, in Lettonia. “O lavorano per società internazionali o sono imprenditori tecnologici che stanno cercando di mettere in piedi nuove aziende per il mercato internazionale. Perciò stanno lasciando il Paese”. La maggior parte sono giovani sotto i 35 anni, che probabilmente contano di trovare un impiego in qualche hub tecnologico di un Paese europeo o statunitense.

Per la Russia è un balzo indietro di decine di anni: “È come negli anni ’90, quando chiunque poteva emigrava all’estero” afferma Konstantin Sonin, economista alla University of Chicago. A suo parere la fuga in massa dei colossi tecnologici è destinata a cambiare profondamente l’industria tecnologica russa. 

Alla grande parata militare del 9 maggio, giornata di festa nazionale per commemorare la vittoria della Russia nella Seconda guerra mondiale, sono sfilati truppe, carri armati e missili. Ma in piazza mancavano all’appello, oltre ai caduti di questi drammatici giorni, anche tante giovani menti brillanti che hanno scelto di essere altrove, e ormai fuori dai confini. (L.M.)

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