SOSTENIBILITÀ

Mobilità dolce: cos’è, soluzioni e vantaggi di un modo di spostarsi economico e sostenibile

Spostarsi in bicicletta o a cavallo (ma anche in monopattino): ecco cos’è la mobilità dolce e come viene perseguita in chiave anti-inquinamento e sostenibilità

Pubblicato il 24 Mar 2022

Foto di Flo Maderebner da Pexels

La mobilità dolce nel suo significato originale include esclusivamente gli spostamenti a piedi e con mezzi non motorizzati come la bicicletta, azzerando così le emissioni inquinanti con benefici per la qualità della vita e la salute. Si tratta quindi di una soluzione che aiuta a decongestionare il traffico urbano e, attraverso isole pedonali e piste ciclabili, può valorizzare le città. Fuori dai contesti urbani, rappresenta invece un modo di viaggiare per raggiungere mete turistiche altrimenti inaccessibili attraverso, ad esempio, sentieri e percorsi per cavalli, ed è promossa da istituzioni e associazioni in collaborazione con aziende che operano nel settore turistico.

Cos’è la mobilità dolce

La mobilità dolce è una modalità di spostamento che si basa sull’attività fisica per camminare o per utilizzare mezzi non motorizzati (biciclette, sci, skateboard, ecc. ecc.), e prevede l’eliminazione delle barriere architettoniche in modo da garantire la completa accessibilità a quanti decidono di attuarla abitualmente. Rientra dunque nel ricco e variegato mondo della mobilità sostenibile. 

Fondazione ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), ha poi esteso il concetto di mobilità dolce, includendovi anche gli spostamenti con e-bike e monopattini elettrici che richiedono un’attività fisica meno impegnativa. Un’evoluzione della definizione che la rende più “contemporanea”.

A incentivare la mobilità dolce ha contribuito anche la pandemia da Covid-19, che ha portato indirettamente all’acquisto di biciclette e monopattini con il “bonus mobilità”.

Ridefinita e ampliata nel suo significato, la mobilità dolce diventa così più comoda per percorrere, ad esempio, il tragitto casa-lavoro-casa, e finisce per diventare parte integrante dei servizi di MaaS (Mobility as a Service) e mobilità integrata. È cioè uno degli elementi di una rete che ha come obiettivo finale quello di consentire all’utente di portare a termine il suo percorso integrando l’utilizzo di mezzi diversi tra loro.

Soluzioni per promuovere ciclabili e mobilità integrata

In ambito urbano, le soluzioni per promuovere la mobilità dolce e la sua pratica abituale consistono principalmente nel realizzare una rete capillare senza interruzioni di piste ciclabili (ancora poche e frammentate), percorsi pedonali e strade urbane ciclabili con limite di velocità fissato a 30 Km/h, nelle quali i velocipedi hanno priorità come previsto dalla legge 120/2020.

Oltre a generare maggior consapevolezza tra i cittadini con campagne mirate rispetto ai vantaggi che offre, potrebbe essere utile – suggeriscono alcuni – spostare i parcheggi nelle periferie delle città sviluppando una rete multimodale che coniughi trasporto pubblico e condiviso con la mobilità dolce per raggiungere i centri urbani (lasciando spazio ad aiuole e aree verdi),

In Italia esistono alcuni progetti per promuovere la mobilità dolce e ampliare la rete di piste ciclabili da parte delle amministrazioni locali, anche attingendo ai fondi dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) riservati alla mobilità sostenibile.

I vari PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile) delle amministrazioni locali, infatti, tra le altre cose si prefiggono l’ambizioso obiettivo di realizzare 2.626 km di nuove piste ciclabili, che si aggiungeranno ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane.

I vantaggi: più attività fisica e meno inquinamento

Tra i vantaggi offerti dalla mobilità dolce figura il raggiungimento delle soglie di attività fisica minima raccomandate dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità): 150 minuti di attività moderata settimanale, articolata in singole sessioni da non meno di 10 minuti.

Inoltre, le emissioni di gas serra nel trasporto su gomma costituiscono il 23% del totale, e il 70% di queste è dovuto all’utilizzo di automobili. L’aumento record nel 2022 del costo dell’energia e dei carburanti, può essere una “leva” per spostarsi a costo zero e senza impatto sull’ambiente.

La mobilità dolce, in ultimo, è sempre la più “competitiva” quando i percorsi sono brevi (tra i 3 e i 6 km). Infatti, come scritto nel 18° Rapporto sulla mobilità degli italiani pubblicato dall’Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), circa il 40% degli spostamenti in ambito urbano non supera due chilometri di percorrenza. Con l’automobile i 15 minuti necessari a completarli in biciletta non sono sufficienti nemmeno per trovare parcheggio.

La mobilità dolce in Italia

Tra gli svantaggi il principale è rappresentato dal meteo e dal succedersi delle stagioni. Se per temperature e intemperie non ci sono rimedi, l’integrazione con altre modalità di traporto è già realtà.

Oltre alle iniziative delle istituzioni locali atte a promuovere la mobilità dolce principalmente con la realizzazione delle infrastrutture necessarie, esistono anche diverse associazioni ed enti che lavorano per farla conoscere e incentivarla. Tra queste, le due più rilevanti sono:

Co.Mo.Do. (Cooperazione per la Mobilità Dolce)

È una rete con focus specifico su mobilità dolce e sostenibilità che realizza studi e analisi, oltre a fornire e pubblicare informazioni a tema. Nel dettaglio, la rete ha come argomenti principali escursionismo, cicloturismo, turismo velico ed equestre. Tutti caratterizzati dal loro essere “dolci” o, con un altro termine che non modifica il concetto, “lenti”.

Amodo (Alleanza Mobilità Dolce)

Si tratta di una rete che include 29 associazioni e, come da nome, ha come finalità la promozione della mobilità dolce e l’incentivazione del turismo sostenibile Per farlo avvia e sostiene sperimentazioni nei territori, conduce indagini e pubblica report e sulla mobilità dolce. AMODO, che ha come obiettivo anche il “fare rete” tra le diverse associazioni, negli anni ha promosso una serie di eventi sul territorio interpretando la mobilità dolce (o lenta) come uno stile di vita alla riscoperta dei “tesori nascosti” in Italia.

La partnership tra Amodo e Rfi (FS) per un “Atlante della mobilità dolce”

Nel 2021 Amodo ha firmato un protocollo d’intesa con RFI (Rete Ferroviaria Italiana, società di FS italiane) per collegare oltre 2000 stazioni unite da 16 mila chilometri di binari ferroviari nel Paese e le mete turistiche. Lo scopo dell’iniziativa è promuovere e sviluppare modalità di mobilità sostenibile. Obiettivo da raggiungere anche con la realizzazione di un “Atlante della mobilità dolce”, utile a mostrare la bellezza di cammini, sentieri, ciclovie, greenways (ex linee ferroviarie trasformate in ciclovie), borghi, siti UNESCO, parchi naturali e beni storici vicini alle stazioni ferroviarie.

Partnership che porterà all’individuazione dei nodi intermodali presenti nella rete ferroviaria, dai quali il turista può fruire di servizi e interscambi in modo da rendere il viaggio un’esperienza sostenibile. Viaggio che agli spostamenti in treno unisce quelli propri della mobilità dolce per raggiungere velocemente le innumerevoli attrazioni culturali, paesaggistiche e naturali in Italia.

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Federico Bandirali
Federico Bandirali

Giornalista pubblicista dal 2014 e growth hacker dal 2017 con master presso Talent Garden, durante gli studi in comunicazione ho iniziato a collaborare con testate cartacee generaliste dal 2006. Dopo aver scritto articoli in diversi ambiti (cronaca, politica, esteri, economia e sport) e abbandonato il cartaceo, mi sono sempre più focalizzato su tecnologia e innovazione, branded journalism e storytelling aziendale. Nel 2016 ho scritto un libro: una case history relativa alla partnership tra Intesa Sanpaolo ed Expo Milano 2015 poi ripresa da atenei statunitensi.

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