L'ANALISI

Come leggere il caso Theranos con gli occhi della Silicon Valley

Theranos era una startup come le altre, dice Fabrizio Capobianco, imprenditore tornato in Italia dopo 20 anni in Silicon Valley. “Il problema è stato applicare il modello imposto dal venture capital alla salute delle persone. Inaccettabile e a quel punto il sistema americano, correttamente, ti impala”

Pubblicato il 05 Gen 2022

Elizabeth Holmes, founder di Theranos

Questa settimana, martedì 4, è arrivata la condanna di Elizabeth Holmes, la fondatrice di Theranos, startup della Silicon Valley che voleva effettuare analisi del sangue partendo da una goccia di sangue. Fondata nel 2003 da Elizabeth (allora diciannovenne enfant prodige), aveva raccolto oltre 700 milioni di dollari e raggiunto, tra il 2013 e il 2014, la valutazione di 10 miliardi. Nel 2015 Business Insider l’aveva proclamata CEO più “cool” della Silicon Valley.

Il documentary film HBO sull’ascesa e la caduta di Elizabeth Holmes

The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley (2019) | Official Trailer | HBO

The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley (2019) | Official Trailer | HBO

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Il caso Theranos porterà ad un ridimensionamento della Silicon Valley?

Credo di no ma nel dubbio ho chiesto al mio socio da una vita Fabrizio Capobianco, rientrato in Europa dopo vent’anni di startup nella Bay Area (Funambol, TOK.tv, ora è Chief Innovation Officer di Minerva Networks), di aiutarvi a leggere la storia di Theranos con gli occhi della Silicon Valley.

Perché è utile capire il punto di vista americano sulla vicenda. Che non è il nostro. E non è immediato.

Fabrizio Capobianco, a sinistra, con Alberto Onetti

“Il caso Theranos è stato una truffa, ma non cambierà molto nel modo di operare in Silicon Valley”. Dice Fabrizio. “Perché non è uno schema Ponzi. Theranos era una startup come tutte le altre”.

Theranos era una startup come le altre?

“Uno dei principi spinti dai Venture Capital della Silicon Valley è “fake it until you make it”. È la naturale conseguenza di un mercato drogato dai capitali. Il Venture Capital è puro doping. Non ci possiamo sorprendere che possa generare aziende malsane. Un modello che punta all’“hypergrowth” non può essere sano. Però gli obiettivi restano buoni: change the world for the better”.

Spiegati meglio.

“Se hai tanti soldi in banca per fare un prodotto, ma hai bisogno di tempo per finalizzarlo (essendo confidente che ce la farai), ti suggeriscono di dire “è pronto!” prima che lo sia veramente. È importante per battere la concorrenza, ma funziona solo se il prodotto fa quello che prometti.

Per esempio, se dici che il tuo prodotto si basa sull’intelligenza artificiale ma devi ancora affinarlo, puoi sostituire l’AI temporaneamente con 50 ingegneri che fanno le cose a mano. L’output è lo stesso (anzi probabilmente meglio, perché i tuoi 50 ingegneri sono meglio dell’AI, hanno solo il problema di non scalare nel tempo). Poi dopo un po’ li sostituirai tutti con l’AI. Anche perché il tuo obiettivo è quello di fare un prodotto che funzioni e devi assicurarti di avere le risorse per arrivarci”.

Qual è stato il problema di Theranos?

“Il problema di Theranos è avere applicato questo modello sulla salute, sulla pelle della gente. Se dici noi ti testiamo per una malattia e usi gli strumenti sbagliati, dai ai pazienti risultati sbagliati, cosa inaccettabile. A quel punto giustamente devi essere impalato. E il sistema americano correttamente ti impala. Ma se avessero dato i risultati giusti (anche con strumenti diversi) e la tecnologia fosse arrivata davvero a fare quello che stavano cercando di fare, oggi sarebbero come Tesla”.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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