OPEN WORLD

Le assicurazioni innovano fuori dal core business, dove operano ancora come nel secolo scorso

La dimensione dei capitali messi in campo è proporzionale al ritardo con cui il mondo assicurativo si è mosso. Le calamità aumentano, le possibilità di comprendere, analizzare e prevedere i fenomeni sono esponenzialmente superiori ma le compagnie fanno il loro business come sempre. E innovano fuori dall’assicurazione…

Pubblicato il 26 Ott 2021

CDC on Unsplash

Lo spunto per OpenWorld di questa settimana viene dall’annuncio del nuovo fondo di CVC (Corporate Venture Capital) lanciato da Munich Re. È il quarto fondo della reinsurance company tedesca, questa volta da 500 milioni di dollari. Il taglio di intervento è importante (così come sono giganteschi i capitali messi in campo dai grandi player internazionali come Allianz e AXA, entrambi con fondi sopra il miliardo di euro).

Quindi dalla dimensione dei capitali messi in campo (almeno in campo internazionale) sembrerebbe che le compagnie di assicurazione stiano prendendo sul serio la sfida dell’open innovation.

Ma una chiave di lettura alternativa suggerisce che la dimensione dei capitali messi in campo è proporzionale al ritardo con cui il comparto si è mosso. La chiave proviene dal commento a un mio post su LinkedIn di Pierluigi Fasano, un amico che per coincidenza è anche Head of Strategic Tech Partnerships di Swiss Re. Lo riporto nella sua interezza perché riassume, con la grandissima lucidità che contraddistingue Pierluigi, lo stato dell’arte:

I am wondering why the Insurance (r)evolution is always “next” and it does not really appear to materialise. The level of underinsurance is growing, the risks are growing in frequency and severity, data are generated in quantity and quality like never before in whole human history, ML can recognise things and predict future reasonably well… 🤔 but basically we still underwrite 99% of world insurance business like in the beginning of the previous century 😱.”

Nella sostanza, nonostante il mondo sia cambiato (un esempio sotto gli occhi di tutti è la crescita nella frequenza e gravità delle calamità naturali) e le possibilità di comprendere (big data) e di analizzare e prevedere (artificial intelligence – AI/ machine learning -ML) i fenomeni siano esponenzialmente superiori rispetto al passato, il mondo assicurativo continua a lavorare come se fossimo nel secolo scorso.

E aggiungo: gli sforzi di innovazione delle compagnie si stanno prevalentemente indirizzando fuori dal comparto assicurativo. Le aziende assicurative stanno innovando (rectius diversificando) nel campo della mobilità, health care, real estate, molto meno per quanto riguarda il core business.

Quindi il cambiamento, l’innovazione è ancora tutta lì a venire.

Ma stesso dicasi per la disruption del settore. Che probabilmente arriverà quando qualcuno sarà coraggioso abbastanza da assumersi il rischio di toccare il core business, facendo pesantemente leva sui nuovi dati e tecnologie per cambiare pricing e business model.

No, non sarà una calamità naturale a uccidere il comparto assicurativo. Sarà un competitor innovativo che avrà il coraggio di prendersi il rischio di ribaltare “the Iron Throne”. Just a matter of time. Nel dubbio chiedete in Kodak.

Lascio una selezione di commenti (super interessanti) in coda a questo post. Per chi non se ne fosse ancora accorto, le discussioni su LinkedIn sono una miniera di sapere (senza il rumore e la sporcizia che avvelenano altri social). Vi aspetto anche lì: Alberto Onetti | LinkedIn.

“Re/Insurance companies are not losing enough in an aftermath of natural disasters. As a matter of consequence, mostly of them don’t want to be the first in taking the risk by adopting new data and technology (and especially when the results won’t be visible in the very short-term).”

(Gianni Cristian Iannelli)

“The “non natural” disaster for insurance will come from someone brave enough to take risk in the core of the risk industry”. 

(Pierluigi Fasano)

“Some “other” thoughts on why the insurance (r)evolution fails to materialize:
– Innovative data acquisition and processing lack standardization (babel of smart objects);
– We are often unable to link new information to claims history (e.g. cyber);
– In the retail market, many new insurance opportunities don’t matter enough to people, while use is not really seamless (e.g. pay as you go);
– In the corporate market, concentration means that insurance becomes less relevant (e.g. BigTechs are more financially capable than insurers).
However, market developments don’t depend on single triggers, but rather on unpredictable combinations of technological, market, regulatory and psychological factors.”

(Stefano Nanni)

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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