NUOVA IMPRENDITORIA

Startup di italiani all’estero: 9 storie da conoscere

Sono sempre più numerose le startup e scaleup fondate da italiani all’estero. Da Scalapay a Wonderflow, da Heroes a Futurely, ecco una selezione di realtà innovative create da imprenditori nati in Italia che hanno deciso di aprire la sede in un altro Paese

Pubblicato il 12 Ott 2021

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Il talento innovativo italiano continua ad esprimersi nella nascita di nuove startup impegnate ad accompagnare e supportare la trasformazione digitale nei più diversi mercati, ma queste aziende vengono spesso fondate – o presto trasferite – all’estero. Le sedi legali sono sparse per il mondo, da Londra alla Silicon Valley, da Miami a Dublino o a Amsterdam, mentre i “cervelli” restano Made in Italy. Perché? Le ragioni della fuga dal nostro territorio sono note agli addetti ai lavori: una legislazione poco favorevole alle startup, l’eccessiva burocrazia, la carenza di venture capital, un mercato troppo limitato e che non parla inglese (o non lo parla bene). Eppure sembrano emergere quasi ogni giorno brillanti imprenditori nati in Italia, seppure ormai adottati da altri Stati esteri. Vediamo alcune di queste realtà innovative che stanno crescendo e stanno raccogliendo importanti finanziamenti.

TrueLayer, l’open banking che parla italiano

Un esempio di azienda che ha saputo cogliere le innovazioni nel movimento di denaro è TrueLayer, fondata nel 2016 da Francesco Simoneschi e Luca Martinetti, che con l’ultimo finanziamento di 130 milioni da parte fondo Tiger Global Management, ha superato il milione di dollari, diventando un unicorno. Con sede a Londra, la scaleup ha messo a punto una piattaforma di pagamenti basata sull’open banking, cioè sulla condivisioni di dati. Usando il sistema di TrueLayer, si eliminano i rischi di frode e si riducono i tempi di ricezione. Fra i clienti che si sono avvalsi della tecnologia brevettata da Simoneschi e Marinetti ci sono grandi aziende e multinazionali.

MDOTM, quando l’intelligenza artificiale approda nei mercati finanziari

Sempre nel settore del fintech, un’altra azienda italiana con sede a Londra ha raggiunto il grado di scaleup. Si tratta di MDOTM, che con l’ultimo finanziamento si appresta a raddoppiare il proprio team e espandere negli Stati Uniti d’America. Nata dalle menti di Tommaso Migliore e Federico Mazzorin, rispetto alle altre compagnie, MDOTM, ha brevettato un dispositivo (Alice) che con l’intelligenza artificiale analizza milioni di dati individuando tutte le operazioni dei mercati che un cliente intende seguire.

Scalapay: dall’Australia a Dublino passando per Milano

Scalapay, che ha il proprio quartier generale a Dublino, è stata fondata nel 2019 da Simone Mancini insieme a Johnny Mitresvki (oggi Cto). L’azienda ha realizzato un dispositivo che permette di rateizzare i pagamenti negli acquisti senza interessi. Il prodotto di Mancini (originario di Empoli ma vissuto per 30 anni in Australia) e Terrone rappresenta uno strumento di utilità non solo per i compratori (che hanno la possibilità di pagare un po’ alla volta) ma anche per i venditori, perché incoraggia gli acquisti. La soluzione è adatta sia per le compravendite online che fisiche e con lo scoppio della pandemia il logo giro di affari è aumentato. Con una valutazione di 700 milioni, Scalapay ha firmato accordi di collaborazione con 3000 società, fra catene commerciali e strutture ricettive. L’ultimo finanziamento da 155 milioni di dollari è stato il primo movimento europeo per Tiger Global, venture capital statunitense.

Wonderflow, l’intelligenza artificiale per i feedback dei clienti

Wonderflow, azienda con sede a Amsterdam, ha un realizzato un software a intelligenza artificiale in grado di analizzare i riscontri dei clienti di tutto il mondo, anche quelli delle imprese concorrenti. Con a capo l’italiano Riccardo Osti, l’azienda ha sede a Amsterdam e hub a Trento e a Milano. La soluzione di Wonderflow combina tutte le fonti di feedback in un unico sistema per ottenere un’analisi completa delle recensioni. Può tradurre fino a 13 lingue e va bene sia per le aziende B2C che B2B. Lo scorso giugno raccolto 20 milioni di dollari in finanziamenti di serie B guidati da Klass Capital, una società che investe in software aziendali. Al round di finanziamento hanno partecipato anche gli investitori esistenti, tra cui la società italiana di venture capital P101, ITALIA 500 (Gruppo Azimut) e il top manager olandese Jan Bennink.

Depop, la (ex) startup del second-hand

Nel 2011 Simon Beckermenn, italiano con cognome inglese, ha aperto la piattaforma e, appoggiandosi al all’incubatore di Roncade (Treviso) H Farm, ha sviluppato la propria attività mettendo in contatto persone da tutto il mondo in cerca di abiti vintage e oggetti artigianali. Nel 2012 Berckerman riceve i primi finanziamenti da investitori esterni e trasferisce la sede di Depop a Londra, spiegando che “in Italia non c’erano le condizioni adatte per restare”. Nel giro di pochi anni apre anche negozi fisici e a giugno di quest’anno ha venduto Depop a Etsy,società di e-commerce, per 1,6 miliardi di dollari. Per la società americana si tratta dell’acquisizione più costosa della sua storia.

Futurely, quando l’idea nasce nelle aule universitarie

Futurely, piattaforma di orientamento e career-coaching fondata dalle italiane Elisa Piscitelli e Marapaola Testa ai tempi dell’università, di recente ha ottenuto 1,5 milioni di dollari di finanziamento. Entrambe hanno lavorato all’idea quando erano ancora studenti: Elisa mentre stava concludendo il proprio master al Mit; Maria Paola mentre stava studiando per l’Mba a Harward. La piattaforma consente ai ragazzi di essere guidati nel proprio percorso di studi mettendo a disposizioni test per valutare le proprie competenze, esercizi settimanali e dispense. Ciò che distingue Futurely è l’uso di tecniche sviluppate da psicologi esperti dell’orientamento proprio di Harward. Oltre che per il percorso accademico, Futurely assiste i ragazzi anche nella scelta del proprio settore di lavoro. Un aiuto a tutto tondo in un periodo delicato nella vita.

Heroes, la partner di Amazon

Riccardo e Alessio Bruni, gemelli laureati alla Bocconi di Milano, con la loro start-up Heroes (che ha sede a Londra) sono ad oggi gli unici partner europei del servizio di logistica di Amazon. Il loro lavoro sta nell’assistere le aziende che usano Fba (Fulfillment by Amazon) nei mercati internazionali. In questo modo un rivenditore può monitorare ogni passaggio di vendita e decidere se mantenere o cambiare le proprie strategie. Fba è un servizio che va molto negli Stati Uniti, tanto che il 73% dei venditore americani lo usa per tutte quelle operazioni di organizzazione e contabilità che da soli non potrebbero permettersi. Dopo il finanziamento di 200 milioni da parte del fondo Crayhill Capital Management, i fratelli Bruni hanno dichiarato che assumeranno nuove persone.

Eight Sleep, la startup del materasso intelligente

Negli ultimi anni è cresciuto il settore med-tech, cioè dell’innovazione tecnologia applicata alla medicina in tutti i suoi ambiti: dai dispositivi alle procedure di prevenzione fino alla riabilitazione. Per godere di buona salute occorre dormire del sonno e sulla base di questo principio, Eight Sleep ha brevettato Pov, un materasso a intelligenza artificiale in grado di mantenere la temperatura ideale del corpo e registrarne ogni movimento. L’azienda, con sede a Miami, è stata fondata da Matteo Fraschetti nel 2014 e il suo nome richiama alle 8 ore di sonno. L’invenzione è frutto di anni di ricerca, tanto che Pov è uscito solo nel 2019. Il materasso da subito ha ricevuto attestati di approvazione da parte di medici e atleti, proprio perché gli esperimenti hanno dimostrato che chi lo usa si addormenta il 40% più velocemente e ottiene il 20% di sonno profondo in più rispetto a chi usa materassi tradizionali. Lo scorso settembre ha ricevuto un finanziamento da 86 milioni di dollari dal fondo Valor Equity Partner e servirà per lo sviluppo di Pod così da conquistare anche il mercato di fasce più basse (ad oggi costa 2245 dollari).

Nuvo Air, un’app per le malattie respiratorie

Se il sonno rappresenta un problema per tanti, le malattie respiratorie colpiscono più di 500 milioni di persone con patologie che vanno dall’asma alla fibrosi cistica fino alla BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva, con una spesa in cure che supera i 300 miliardi di dollari all’anno. Dal 2015 la startup Nuvo Air, con sede a Stoccolma e guidata dall’italiano Lorenzo Consoli, realizza dispositivi a tecnologia Iot in grado di gestire e controllare tutte le patologie respiratorie. L’ultimo è NuvoAir Caugh,  app in grado di registrare la tosse in un ambiente domestico per aiutare i medici a rilevare possibili condizioni come l’asma e la BPCO. L’app funziona con un algoritmo supportato dall’intelligenza artificiale in grado di rilevare un colpo di tosse e inviare tali informazioni al tema di assistenza dell’utente, come medici di base o operatori di strutture sanitarie. Le informazioni possono essere visualizzate sia in tempo reale (così da evitare il peggio) che in differita (per i pazienti in cura). Lo scorso giugno la start-up ha ricevuto 10 milioni di euro da parte di AlbionVC che servirà per accelerare l’espansione della piattaforma di assistenza digitale NuvoAir in Europa e negli Stati Uniti e per promuovere lo sviluppo di nuovi prodotti.

(Matteo Melani)

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