Il mondo della mobilità elettrica viaggia con il piede schiacciato sull’acceleratore, ma c’è un grosso nodo ancora da sciogliere: quello delle ricariche pubbliche ultra-veloci. Perché sono proprio le Extreme Fast Charging (XFC) che apriranno la strada agli spostamenti su lunga distanza. Nessuno si metterebbe in viaggio per centinaia di chilometri con un veicolo elettrico ‘puro’ – i cosiddetti Bev, Battery electric vehicle, cioè quelli non ibridi ma che funzionano solo a elettricità – se poi deve fermarsi delle ore a ricaricare la batteria. Occorrono gli XFC per fare ‘il pieno’ in pochi minuti, o al massimo in poche decine di minuti, che possono coincidere con una sosta sul percorso. Gli altri tipi di ricarica, da quelli standard a quelli semplicemente ‘fast’, proprio perché meno potenti e quindi più lenti sono adatti alla mobilità locale, alle minori percorrenze.
La mobilità elettrica è in forte accelerazione, e con essa anche i necessari punti di ricarica pubblici: in tutta Italia si contano oltre 20.000 punti di ricarica per auto elettriche, ma la grandissima parte di questi sono ancora a bassa potenza, e quelli ultraveloci, ovvero con una potenza da 100 kW e oltre, sono meno dell’1%.
Ma qualcosa si muove: di recente Be Charge ha annunciato che creerà una rete europea da 2000 punti di ricarica ultraveloce, grazie all’investimento di 100 milioni da parte della Commissione Europea e Cassa Depositi e Prestiti.
Ecco chi sono e cosa fanno le aziende, le startup e gli operatori delle ricariche ultra-veloci.
Ricariche ultraveloci: le startup e le aziende che se ne occupano
Innanzitutto, gli addetti ai lavori del settore si dividono in due categorie: chi investe nello sviluppo delle infrastrutture e reti necessarie, come le stazioni di ricarica con le loro colonnine; e chi offre il servizio di ricarica al cliente finale. Una parte degli operatori, poi, si occupa di entrambe queste attività.
Il consorzio Ionity, ad esempio, ha finora installato nel Paese 65 punti di ricarica ultra-fast, in 16 stazioni di ricarica diverse, con potenza elettrica fornita fino a 350 kW. Enel X, costola del colosso Enel, ha installato una quarantina di infrastrutture ultra-veloci, Neogy, società del gruppo Alperia, ne ha piazzate 3 in Trentino Alto Adige, come anche EvWay, mentre Be Charge finora ne ha collocate 3 a livello nazionale – ma con il nuovo progetto i numeri presto saliranno considerevolmente.
Be Charge: 100 milioni per 2000 nuovi punti di ricarica ultraveloce in Europa
Perchè la rete di ricarica ultraveloce è così poco sviluppata?
A influenzare lo sviluppo (e la velocità di sviluppo) delle reti di ricarica in generale, e di quelle ultra-veloci in particolare, sono anche le scelte strategiche e commerciali di ogni operatore e casa automobilistica: la Tesla di Elon Musk, ad esempio, ha scelto di realizzare modalità di ricarica e infrastrutture adatte solo per i veicoli Tesla, mentre altre aziende puntano ad allacci e infrastrutture di ricarica aperti e accessibili tra veicoli di aziende diverse e quindi condivisi.
L’altro aspetto fondamentale riguarda i singoli veicoli e modelli elettrici: anche l’auto deve essere in grado di accogliere potenze di ricarica ultra-veloci, e oggi solo il 16% sul totale delle auto elettriche ‘pure’ circolanti, quindi meno di 2 auto su 10, possono utilizzare punti di ricarica con potenze superiori ai 150 kW.
Extreme Fast Charging: un alto potenziale di crescita
“Lo sviluppo delle infrastrutture e dei punti di ricarica ultra-veloce è ancora molto limitato su tutto il territorio nazionale, ma la crescita attesa è molto sostenuta”, rimarca Simone Franzò, direttore dell’Osservatorio Smart Mobility del Politecnico di Milano. Stime e previsioni “indicano una diffusione di diverse migliaia di punti di ricarica ultra-veloce nei prossimi anni”. Il potenziale di crescita del settore è molto alto, quindi, ma allo stesso tempo c’è la necessità di allineare le potenzialità delle infrastrutture – il livello di potenza erogata dalle colonnine nelle stazioni di ricarica pubbliche – con il livello tecnologico dei veicoli elettrici.
(Articolo aggiornato il 17/05/2023)