L'INDAGINE

L’innovazione che nasce da un modello aperto: l’Open Insurance in Italia

La condivisione di dati tra assicuratori, banche, startup e compagnie tech per creare nuovi prodotti integrati in diversi ecosistemi. È la scommessa dell’Open Insurance, che in Italia sta muovendo i primi passi. La fotografia dell’Osservatorio realizzato da Italian Insurtech Association con Accenture

Pubblicato il 05 Lug 2021

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La condivisione di dati tra assicuratori, banche, startup e compagnie tech con lo scopo di creare nuovi prodotti integrati in diversi ecosistemi. È il modello aperto dell’Open Insurance, l’open innovation destinata a cambiare l’industria dei servizi assicurativi che non sono più esclusivi delle tradizionali compagnie e che diventano un’estensione di altri prodotti-servizi e quindi di altre industrie e di nuove imprese, le startup.

L’Open Insurance è allo stesso una causa e un effetto dell’insurtech, l’applicazione delle tecnologie digitali all’insurance. Con al centro la gestione dei dati che non sono più di una sola azienda ma dovranno essere sempre di più del cliente, come del resto è nelle intenzioni dell’Open Banking.

L’Open Insurance in Italia è un fenomeno agli albori. A scattare una fotografia prova il primo Osservatorio realizzato in collaborazione con Accenture da Italian Insurtech Association, nato per riunire i player del settore e gli attori dell’ecosistema con lo scopo di monitorare, analizzare, discutere le applicazioni del modello di assicurazione aperta.

Qui è visibile il webinar completo

Open Insurance, a che punto siamo in Italia

Oggi in Italia esistono più di 100 soggetti “non assicurativi” che distribuiscono o sono pronti a distribuire polizze digitali, numero che ha visto un aumento del 30% nell’ultimo anno, e si prevede che decuplicherà entro il 2025. L’indagine traccia il quadro di un’Italia che comincia poco a poco ad aprirsi: oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di aver avviato sperimentazioni in campo Open Insurance, mentre il 5% si considera già in fase “matura”.

Di queste collaborazioni, lato compagnie il 58% è finalizzata alla distribuzione di prodotti, mentre per quando riguarda le aziende insurtech – che hanno attivato perlopiù partnership con compagnie assicurative – lo scopo è diviso perlopiù tra distribuzione (41%) e scambio dei dati (30%).

Le sfide dell’assicurazione aperta

L’ecosistema è variegato, tuttavia la maggior parte delle collaborazioni sono pensate per raggiungere nuove fette di mercato – con pochi progetti indirizzati all’integrazione di servizi aggiuntivi o alla sinergia con tech e data company, che potrebbero portare ad un vero valore aggiunto al di là della semplice penetrazione di mercato. La fotografia che ne risulta è quella di un settore assicurativo italiano ancora molto cauto nei suoi progetti e poco propenso ad abbracciare appieno i vantaggi offerti dall’Open Insurance.

Certo sono ancora diverse le sfide del modello, e la principale resta quella culturale: l’attrito tra compagnie assicurative (troppo resistenti al cambiamento, secondo le insurtech) e insurtech (che si basano su approcci e strutture troppo diversi rispetto al modello tradizionale, secondo le compagnie).

Tre ora i punti su cui spingere: la cultura dell’innovazione in chiave aperta, da promuovere in azienda tramite formazione; una regolamentazione per la condivisione del dato, così da disegnare confini entro cui sperimentare in sicurezza; e una mentalità di sperimentazione continua per spingere il modello senza troppi freni e remore.

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Maura Valentini
Maura Valentini

Laureata in lingue orientali, sono un'amante di Giappone e innovazione. Parte del gruppo Digital360 dal 2020, scrivo per le testate EconomyUp, InsuranceUp e Proptech360.

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