Chi ha bisogno di finanziare un’idea, un’iniziativa o un’impresa oggi ha un’arma in più: il crowdfunding. Se un tempo ci si doveva recare presso uno sportello bancario o bussare alla porta di investitori privati, da alcuni anni a questa parte esiste un’ulteriore soluzione, il “finanziamento della folla” (questo il significato letterale di crowdfunding). In pratica i fondi per un progetto possono essere accumulati attraverso una raccolta di denaro collettiva che avviene online mediante piattaforme abilitate. Ciascuno mette la sua parte, nella quantità e seguendo la modalità che preferisce, in prospettiva di un ritorno economico o quanto meno di una ricompensa da parte di chi ha lanciato la raccolta.
QUI una breve storia del crowdfunding
Una definizione
Il crowdfunding è una forma di finanza alternativa che, tramite piattaforme digitali aperte al pubblico, mette in collegamento potenziali investitori con soggetti che hanno bisogno di fondi per un progetto specifico. Può costituire una rilevante alternativa ai prestiti bancari, specie nelle prime fasi di attività e soprattutto per le startup tecnologiche che sono intrinsecamente ad elevato rischio di impresa.
Come si fa raccolta fondi online: le tipologie
Il mondo del crowdfunding è estremamente variegato. Con il tempo sono emerse infatti varie tipologie di crowdfunding, anche molto diverse tra loro. Alla base c’è lo stesso concetto – quello del coinvolgimento delle folle – ma procedure e risultati divergono, talvolta in modo significativo. Ecco una lista dei principali tipi di crowdfunding attualmente esistenti.
Reward crowdfunding
È un tipo di raccolta fondi online che, in cambio di donazioni in denaro, prevede una ricompensa, per esempio il prodotto per il quale si sta effettuando il finanziamento, o un riconoscimento (un ringraziamento pubblico sul sito dell’impresa ecc. ecc.). Un esempio: Kickstarter, storica piattaforma internazionale sbarcata in Italia nel 2015.
Equity crowdfunding
L’equity crowdfunding è una forma di investimento che consente alla “folla” di investitori (crowd) di finanziare startup innovative e piccole e medie imprese (sia innovative sia non) attraverso portali online autorizzati, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie delle stesse imprese (equity). Un esempio di una piattaforma di questo tipo è Mamacrowd.
Lending crowdfunding
Nell’ambito del lending crowdfunding (o social lending) gli investitori possono prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, per frazionarne il rischio (modello diffuso), oppure lo presenta alla “folla” di Internet, la quale può decidere se finanziare o meno il progetto (modello ‘diretto’). Un esempio: BorsadelCredito.it, operatore italiano di peer to peer lending per le pmi.
Donation crowdfunding
Consiste nell’effettuare donazioni (generalmente a enti e organizzazioni del settore non-profit) per sostenere cause sociali o attività benefiche. In questo caso il donatore non ottiene nessun tipo di ritorno economico, se non la soddisfazione di aver fatto un piccolo gesto per una giusta causa. Un esempio di una piattaforma di donation crowdfunding italiana è Retedeldono. Nel 2020 la piattaforma N.1 di donation/reward crowdfunding in Italia è stata ForFunding di Intesa Sanpaolo, con 9.769.674 euro di raccolta.
Crowdfunding immobiliare
Venuto in auge in tempi recenti, il crowdfunding immobiliare permette a vari investitori di partecipare al finanziamento di un progetto immobiliare in ambito residenziale o commerciale, in cambio di una remunerazione del capitale, attraverso il crowdfunding. Il progetto è relativo all’acquisto di un immobile, affinché sia messo a reddito, o alla ristrutturazione di una proprietà immobiliare (che pure sarà messa a reddito o venduta maturando una plusvalenza), o allo sviluppo di un progetto completamente nuovo. L’oggetto dell’investimento può essere anche un’infrastruttura. Un esempio: Trusters.
QUI UN APPROFONDIMENTO SU TUTTE LE PIATTAFORME PER IL CROWDFUNDING IMMOBILIARE
Crowdfunding civico
È una forma di microfinanziamento dal basso rivolto nello specifico al finanziamento di progetti sociali e culturali a vantaggio della comunità. Pubbliche amministrazioni, imprese, organizzazioni non profit e cittadini possono contribuire alla raccolta fondi per opere pubbliche, quali iniziative di riqualificazione dei quartieri, sviluppo del territorio e delle comunità, o progetti di sviluppo ecologico, energetico ed economico. Un esempio: l’iniziativa di Crowdfunding Civico del Comune di Milano, in collaborazione con Produzioni dal Basso e Ginger Crowdfunding. Una storica piattaforma di crowdfunding, Produzioni dal basso, fa raccolta fondi online e innovazione sociale con lo scopo di “fornire servizi per la creazione di nuove comunità economiche per iniziative con un impatto positivo in ambito sociale, culturale e ambientale”.
QUI TUTTE LE PIATTAFORME DI CROWDFUNDING ATTIVE IN ITALIA
Che cosa si può finanziare con la raccolta fondi online
Il crowdfunding può essere usato per finanziare i progetti più svariati, da un libro a un film, da un’impresa a un’abitazione. Vediamo qualche modo di farlo.
Crowdfunding per arte e cultura
Il crowdfunding nasce per finanziare l’arte in senso lato: musica, cinema, design, patrimonio artistico, letteratura, teatro. Musicraiser è una piattaforma di crowdfunding reward-based esclusivamente dedicata alla musica. Fondata dal cantante di Marta Sui Tubi, Giovanni Gulino, e dalla compagna dj e producer Tania Varuni, è stata lanciata a ottobre 2012 e accetta progetti di raccolta fondi per dischi, tour promozionali, videoclip, concerti, festival e tutto ciò che ha a che fare con la musica. Distribuzioni dal basso ha invece l’obiettivo di finanziare il cinema indipendente. Lanciato ad aprile 2013, il progetto vuole sostenere la circolazione di film e documentari indipendenti realizzati dalla nuova generazione di freelance, nata sull’onda del fenomeno Creative Commons e dei nuovi meccanismi di produzione basati sul crowdfunding.
Crowdfunding per il food
Fino a qualche anno fa in Italia le aziende del food ancora non avevano scoperto le opportunità del crowdfunding, una realtà invece già molto viva in Paesi come il Regno Unito. Lo scenario è poi rapidamente cambiato e oggi perfino i business tradizionali ricorrono sempre più spesso a strumenti finanziari innovativi per sostenere la propria attività. Per esempio il Queen Makeda Grand Pub di Roma è stato il primo locale in assoluto in Italia a ricorrere all’equity crowdfunding per finanziare nel 2018 l’apertura di una sede a Milano. Lo ha fatto seguendo l’esempio di successo del birrificio scozzese BrewDog, che chiese aiuto ai suoi fan per sbarcare negli USA. QUI un approfondimento su chi lo ha fatto e come fare
Crowdfunding per i libri
Nata nel 2014, quella di bookabook è un’editoria innovativa in cui i lettori sono protagonisti della vita dei libri: dopo una pre-selezione qualitativa delle proposte a cura di editor professionisti, i libri vengono proposti alla community di lettori che può accedere alle bozze, interagire con l’autore, scambiare opinioni, mettersi a disposizione per eventi di presentazione.
I lettori possono scaricare l’anteprima di un libro e, se desiderano, pre-ordinare i manoscritti inediti nel formato che preferiscono (cartaceo o ebook), contribuendo così a renderne possibile la pubblicazione: i libri che raggiungono durante la campagna di crowdfunding l’obiettivo di 200 copie vengono infatti pubblicati da bookabook.
Crowdfunding contro il cyberbullismo
COP – Chi Odia Paga, startup legaltech nata per difendere le vittime di odio online, ha contribuito a mandare in porto la raccolta fondi online di due associazioni attive contro il cyberbullismo: l’Associazione Puntozero di Milano che ha raggiunto la cifra di 22 mila euro per realizzare “New Wild Web”, spettacolo teatrale dedicato al tema del cyberbullismo; e l’Associazione Zanshin Tech di Genova, impegnata nella formazione su questi temi.
Come una startup può finanziarsi con l’equity crowdfunding
Sia le startup sia le piccole e medie imprese innovative hanno la possibilità di finanziarsi attraverso l’equity crowdfunding. Chi avvia una startup, infatti, ha necessità di reperire risorse finanziarie, ma spesso si scontra con le difficoltà di accesso al credito bancario. L’equity crowdfunding può essere un modo per superare ostacoli e impedimenti, facendo valere il merito. Ma occorre capire bene di cosa si tratta e come si fa per evitare eventuali, future delusioni.
QUI gli 8 passi da fare per raccogliere fondi online per una startup
Crowdfunding in Italia: i numeri
Nel 2020, nel nostro Paese, il crowdfunding ha raccolto complessivamente oltre 333 milioni di euro sulle piattaforme online, un tasso di crescita più alto dell’anno precedente. A segnalarlo è il report sullo stato di salute del Crowdfunding in Italia elaborato da Starteed (tecnologia per il crowdfunding).
Dall’indagine emerge che, come di consueto, a contribuire in gran parte ai risultati è il lending crowdfunding, la modalità di raccolta che permette di dare e ottenere prestiti online evitando di ricorrere alle banche, cresciuto del 75%. Ma anche il Donation & Reward (finanziamenti in cambio di ringraziamenti o ricompense) e l’Equity crowdfunding (finanziamenti in cambio di quote della società) hanno raccolto importi rilevanti con una crescita rispettivamente del 38% e 95%.
Borsadelcredito è la piattaforma N.1 del lending crowdfunding nel 2020 con oltre 75 milioni di euro raccolti, Opstart è la regina dell’equity crowdfunding con 22,8 milioni, Forfunding primeggia nella categoria donation & reward crowdfunding.
Per capire i numeri del crowdfunding in Italia nel 2020 è possibile anche fare riferimento al Quinto Report Crowdinvesting 2020 dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, aggiornato a novembre 2020. Con il termine crowdinvesting si intende finanza digitale per le imprese. In particolare l’Osservatorio sul Crowdinvesting studia quel sottoinsieme del crowdfunding che permette a persone fisiche, ma anche investitori istituzionali e professionali, di aderire direttamente attraverso una piattaforma Internet abilitante a un appello per raccogliere risorse destinate a un progetto imprenditoriale, concedendo un prestito (lending-based model) oppure sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società (equity-based model).
Nel 2020 il crowdinvesting italiano è arrivato al valore complessivo delle risorse mobilitate pari a 908 milioni di euro: per l’esattezza € 159 milioni investiti attraverso i portali equity e € 749 milioni attraverso i portali lending (di cui € 410 milioni a persone fisiche e € 339 milioni a imprese). La raccolta sul mercato e il flusso degli investimenti non sembra essere stato impattato dalla crisi, ed anzi – sotto alcuni aspetti – il crowdinvesting è stato rivalutato quale fonte ‘rapida’ di liquidità per le imprese, di fronte alle lentezze della burocrazia pubblica e di quella bancaria.
“Il crowdinvesting continua a crescere in Italia – è stato il commento di Giancarlo Giudici, Direttore Scientifico dell’Osservatorio, nel corso della presentazione del report a luglio 2020 – e si rivela come una fonte interessante di liquidità immediata nell’era del Covid19”.
QUI è POSSIBILE SCARICARE IL QUINTO REPORT ITALIANO SUL CROWDINVESTING
Il regolamento UE in vigore nel 2021
Tra un anno il crowdfunding in Europa cambierà. Il Parlamento europeo ha infatti approvato a ottobre 2020 un Regolamento in materia che entrerà in vigore dopo un anno. L’UE dispone norme uguali per tutti i Paesi UE per quanto riguarda la raccolta fondi online fino a 5 milioni di euro, sollecita i fornitori di servizi a una maggiore professionalità, chiarezza e trasparenza per proteggere gli investitori da possibili perdite, e chiede a ciascuna nazione di avviare le procedure per l’autorizzazione e la supervisione dei fornitori di crowdfunding. Il tutto improntato a gestire e regolarizzare il ginepraio del crowdfunding in Europa, dove ogni Paese ha adottato le proprie normative (il fenomeno è recente, l’adozione un po’ “disordinata” era forse, finora, inevitabile) e dove forse non sempre sono stati tutelati a sufficienza gli investitori. L’obiettivo finale sembra essere quello di abbattere idealmente le barriere tra Stato e Stato, e consentire a tutti i cittadini di effettuare i propri investimenti come se l’Unione europea fosse un unico Paese.
(Articolo aggiornato al 10/02/2021)