IL BILANCIO DI UN ANNO

Fintech 2020: c’è stata l’accelerazione, ora serve più ambizione

Molte aziende hanno scoperto la finanza alternativa, così come le famiglie. Tuttavia i numeri del fintech in Italia sono ancora lontani da quelli di altri Paesi europei. C’è un’opportunità da cogliere: dobbiamo farlo con più determinazione e in modo più ordinato e coordinato

Pubblicato il 18 Dic 2020

Camilla Cionini Visani, direttore generale ItaliaFintech

Photo by Immo Wegmann on Unsplash

L’anno che si sta per chiudere se da un lato rimarrà tragicamente indimenticabile, credo verrà ricordato anche come l’anno che segna l’inizio di una nuova epoca nella quale la tecnologia, il digitale e il fintech saranno i protagonisti.

Ogni crisi porta un’accelerazione e così è stato per il fintech. Il 2020 è stato l’anno in cui la parola fintech è comparsa quotidianamente sulla stampa nazionale. Famiglie, PMI e anche una parte del mondo finanziario e della PA si sono avvicinati al settore per la prima volta.

La spinta alla digitalizzazione nel campo dei servizi finanziari era già in atto ma certamente il Covid ha impresso una accelerazione che era inimmaginabile solo qualche mese fa. Non passa giorno in cui non ci sia una nuova operazione di alleanze, JV, capital raising nel funding o la nascita di nuovi player.

Fintech e finanza tradizionale si sono avvicinati

È importante sottolineare quanto il fintech sia stato fondamentale per le imprese in questo difficile 2020, e come sia cresciuta la consapevolezza che non si tratti di un settore di nicchia, tutt’altro. Molte aziende durante il Covid hanno scoperto l’esistenza e l’importanza della finanza alternativa, e hanno capito quanto le fintech siano complementari rispetto ai player tradizionali. Mai come nel 2020 il mondo bancario e assicurativo “tradizionale” e il mondo fintech si sono infatti avvicinati, hanno lavorato insieme a prodotti e progetti, hanno collaborato dimostrando sul campo forti possibilità di sinergie, sfatando l’oramai superato luogo comune dell’antagonismo e della contrapposizione.

Fintech, la prima volta per l’80% delle imprese

Essendo native digitali, le fintech hanno continuato a lavorare, anzi hanno lavorato molto di più, adattandosi rapidamente al mutato contesto operativo e continuando ad assumere risorse, scontrandosi semmai con il problema opposto di mancanza di risorse qualificate da assumere. Grazie alla velocità nei tempi di risposta e alla semplicità di utilizzo, le attività di lending sono cresciute di oltre quattro volte rispetto ai primi nove mesi del 2019 e le imprese che hanno fatto ricorso a strumenti fintech sono state quasi 5.000, di cui l’80% circa ha utilizzato gli strumenti fintech per la prima volta. Non bisogna poi dimenticare il supporto dato alla liquidità a causa della grande pressione sul circolante. In un Paese come l’Italia caratterizzato da un tessuto industriale composto per oltre il 95% da PMI ma anche di artigiani e società di servizi, il fintech italiano è esattamente a misura di PMI.

Il fintech e le famiglie

Altrettanto importante è segnalare come il Fintech abbia migliorato la vita delle famiglie: ad esempio, ha consentito distribuire in maniera sicura e digitale buoni spesa ai cittadini in alcuni comuni e più in generale ha accelerato il percorso di digitalizzazione dei consumatori con benefici non solo economici ma anche di praticità, semplicità e velocità. La forte crescita dei pagamenti innovativi e di tipo contactless nel 2020 testimoniano come le famiglie siano sempre più digitali e anche in Italia si stia andando sempre più verso una “cashless society”.

Fintech, il ritardo italiano

Tuttavia, i numeri del settore in Italia sono ancora lontani dai livelli registrati in Paesi come UK; Francia e Germania. Il livello degli investimenti da parte di VCs, PEs e CVCs e di fondi in generale deve aumentare e vanno messi a punto incentivi per stimolare l’iniezione di capitale in startup e PMI innovative e Fondi pubblici ad hoc destinati a chi fa innovazione e digitale.

Il fintech è un settore dinamico, pulsante, oggi più che mai in una fase di forte crescita ed evoluzione, in Italia e in Europa. Per questo non è un “nice to have” per il sistema Italia bensì un “must have”: il Fintech deve diventare sempre più prioritario nell’agenda politica.

Fintech, un’opportunità da cogliere

Abbiamo una grande opportunità da cogliere: lavorare a una leadership di settore per diventare nel giro di pochi anni punto di riferimento e di ingresso verso l’Europa, sfruttando lo spazio creato nel post Brexit. È un settore che sarà sempre più rilevante in termini di numero di occupati, di giovani qualificati che ci lavorano, di attrazione di investimenti e che in Milano trovano il loro naturale luogo di sviluppo.

L’annuncio della costituzione del Fintech Hub di Banca d’Italia e l’avvio dell’acceleratore Fintech da parte di CDP , entrambi a Milano, è una ottima notizia e contribuiranno a rendere il nostro lavoro più facile. Tuttavia, deve crescere di più e più velocemente la consapevolezza di quello che serve per supportare la crescita di un settore attraente e attrattivo, semplificare, rimuovere gli ostacoli e spingere la crescita dell’innovazione sapendo che anche altri paesi in Europa si stanno muovendo con determinazione.

Per fare questo dobbiamo aumentare il nostro grado di ambizione, essere più veloci e lavorare insieme in modo ordinato e coordinato per raggiungere questo traguardo.

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Camilla Cionini Visani, direttore generale ItaliaFintech
Camilla Cionini Visani, direttore generale ItaliaFintech

Consigliere indipendente di diverse società, dal marzo 2020 è direttore generale di ItaliaFintech, gruppo di lavoro nato per accrescere il contributo del fintech al benessere finanziario di aziende e famiglie italiane.

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