Certe idee sono così potenti che col senno di poi sembra assurdo che nessuno ci abbia pensato prima. La categoria che raccoglie queste trovate è tanto luminosa quanto poco popolata ma tra le varie, probabilmente, bisognerebbe inserire anche quella che fa da base a Raisin, il primo operatore di mercato paneuropeo per i prodotti di risparmio, investimento e previdenza. È evidente a tutti i suoi cittadini infatti che l’Europa possieda un mercato comune, una moneta comune e diverse normative che permettono il dialogo tra i sistemi bancari dei vari Paesi, eppure manca ancora un mercato finanziario comune aperto ai privati.
Finora i consumatori sono stati spinti da una serie di restrizioni geografiche, linguistiche, di complessità normativa o semplicemente burocratiche a mantenere la liquidità nella propria nazione. Ma cosa succederebbe se invece ogni abitante d’Europa potesse confrontare e accedere alle diverse offerte presenti in altri Paesi? Ottenere dei tassi d’interesse sui depositi migliori di quelli a cui si è abituati non sarebbe più una chimera a prescindere dalla propria residenza e diversificare i propri investimenti sarebbe molto più facile. Allo stesso modo poi Raisin permette alle banche attive nell’Unione Europea di offrire i loro prodotti a un bacino enormemente più grande di potenziali clienti.
Su questo semplice concetto è nata nel 2012 la startup fintech con sede in Germania, a Berlino, ma rivolgendosi a tutti i cittadini europei interessati magari anche a investire in una vasta gamma di ETF (Exchange Traded Fund). Il suo sito opera direttamente, in maniera localizzata, in Germania e Austria con il marchio WeltSparen, mentre in Francia, Spagna, Olanda, Irlanda, Regno Unito (in Euro e in Sterline) e da pochissimo anche Stati Uniti si presenta con il nome “Raisin”. Il lancio in Italia e in altri Paesi europei, annunciato nel 2017, si concretizzerà entro la fine del 2020.
Come funziona Raisin
Nella pratica la piattaforma – volendo fare un paragone piuttosto grezzo – si configura come una specie di comparatore assicurativo: dopo essersi registrati online, si sceglie il tipo di deposito, si definisce la durata di permanenza e il capitale. Così facendo verranno visualizzate le varie opzioni presso i partner disponibili. Il tipo di conto può essere un deposito vincolato, libero o in valuta straniera; la durata varia da meno di un anno a massimo dieci anni, mentre l’importo non può superare i 100.000€ (valore massimo garantito per i depositi dalla BCE).
Il servizio è totalmente gratuito per gli utenti dal momento che Raisin si sostiene con le commissioni applicate ai partner con cui collabora. Per potersi iscrivere basta essere maggiorenni e risiedere in un Paese dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo. Tutto avviene online tramite il portale, dalla prima iscrizione alle successive operazioni. I clienti possono confrontare facilmente i servizi e i prodotti offerti – per ognuno dei quali viene fornita ampia descrizione – per poi sottoscrivere quelli che sono più in linea con le proprie esigenze e disponibilità.
È importante notare che in questo Raisin non fornisce alcuna consulenza, né propone i prodotti di uno o l’altro partner. Per rimanere aggiornati sulle offerte ci si può comunque iscrivere a una newsletter. Con l’iscrizione si crea di fatto un conto Raisin, che verrà alimentato dal proprio conto bancario, e servirà da base per l’apertura e il trasferimento verso e da il conto di deposito presso la banca straniera scelta. Il conto Raisin quindi non genera interessi in sé, ma opera come uno spazio di transito. Al termine del deposito si può scegliere di continuare a mantenere attivo quel conto o se ne può identificare un altro, mentre in assenza di una scelta il capitale viene spostato sul conto Raisin.
Raisin, la storia e i fondatori
La storia di Raisin è breve e brillante, come nella tradizione delle migliori startup. Viene fondata nel 2012 su iniziativa di Tamaz Georgadze, Frank Freund e Michael Stephan. Il primo originario della Georgia, ma trasferitosi in Germania a 16 anni per studiare economia e con alle spalle quasi dieci anni di consulenze finanziarie in McKinsey gli altri due laureati rispettivamente in business administration e filosofia, entrambi con qualche anno di esperienza sempre nella stessa multinazionale.
L’idea originaria viene a Georgadze nel 2008 quando, a causa della scarsità di liquidità provocata dalla crisi finanziaria, si rende conto dell’interesse delle banche ad attrarre depositi e delle difficoltà incontrate nell’aiutare alcuni colleghi ad aprire conti ad alta rendita in Georgia. In quell’occasione si trova infatti a trasportare documenti a mano da un Paese all’altro comprendendo in prima persona quante barriere ci fossero ai trasferimenti di denaro. Prende così forma il progetto di realizzare una piattaforma digitale per i depositi che fungesse da one-stop-shop per i risparmiatori. Le varie difficoltà legate a gli aspetti legali, agli allineamenti alle normative finanziarie e sulla privacy e le questioni legate alla sicurezza informatica richiedono molto più tempo del previsto. Ma Raisin, alla fine, nel 2013 arriva sul mercato dei servizi finanziari.
Valore e volumi gestiti
La realtà di Raisin è in una fase di crescita furibonda tanto che le cifre riportate nella sua homepage cambiano con frequenza incredibile. Nel momento in cui scriviamo la piattaforma ha in piedi collaborazioni con un centinaio di partner bancari che mettono a disposizione più di 740 offerte. I clienti sfiorano i 300.000 per circa 28 miliardi di euro investiti e un volume di gestione di circa 500 milioni di euro.
Recentemente, grazie all’acquisizione della piattaforma totalmente digitale fairr.de, sono stati aggiunti all’offerta anche i prodotti previdenziali, anche se al momento solo per il mercato tedesco, dove Raisin è arrivata a gestire fondi pensione per un valore di più di mezzo miliardo di euro. Grazie a queste cifre Raisin viene considerata uno dei motori trainanti del settore fintech in Europa ed è stata inserita nella lista The FinTech50 – che raccoglie le migliori aziende del settore nel continente – sin dal 2016.