MOBILITÀ SOSTENIBILE

Il caos dei monopattini elettrici in città, ecco che cosa ha fatto Parigi per evitarlo

Un bando di 70 pagine e una selezione durata 7 mesi: così il Comune di Parigi ha scelto le 3 società di micromobilità che porteranno in strada 15mila monopattini elettrici in sharing. Un modo per porre fine a una situazione di anarchia iniziata nel 2018. Ecco i criteri di valutazione. Ai quali l’Italia può ispirarsi

Pubblicato il 30 Lug 2020

Monopattini elettrici a Parigi

Capacità tecnologica di gestire i parcheggi in modo che i monopattini elettrici non vengano abbandonati in luoghi impropri, modello operativo che preveda contratti lavorativi regolari e non lavoretti da gig economy, capacità di gestire la rimozione dei mezzi, condivisione dati, campagne informative sulla sicurezza stradale: sono i principali requisiti richiesti dal Comune di Parigi per selezionare le società di monopattini elettrici in sharing in grado di circolare lungo le strade della metropoli francese. Risultato: saranno disponibili 15mila microveicoli, 5000 per ciascuna delle tre società vincitrici del bando, che sono Dott, Lime e Tier. Ma la vera vittoria, per la capitale francese, sta nell’essere uscita dal caos: dal 2018 a Parigi circolavano liberamente monopattini elettrici di qualsiasi tipo e brand. Una situazione analoga a quello che si sta verificando in alcuni centri italiani, partiti in ritardo di circa un anno rispetto alla Francia e adesso in piena crisi organizzativa. L’utilizzo dei monopattini elettrici è molto aumentato dopo il lockdown (perlomeno a Milano è salito del 350%, riferisce il Comune), ma si susseguono notizie di incidenti con protagonisti questi mezzi della micromobilità e una parte dell’opinione pubblica comincia ad avere dubbi sulla loro sicurezza. Il modello francese potrebbe ispirare una gestione diversa e magari più efficace. Vediamo come funziona.

Parigi: un bando di 70 pagine, una selezione lunga 7 mesi

Un bando di oltre 70 pagine e una selezione durata 7 mesi: così il Comune di Parigi ha deciso di procedere per riuscire a garantire ai propri cittadini una micromobilità sostenibile e, al contempo, rispettosa delle regole.

QUI LA SCHEDA DI VALUTAZIONE PROPOSTA NEL BANDO

La situazione era in effetti un po’ sfuggita di mano dopo che, a giugno 2018, la città aveva accolto i monopattini elettrici in sharing con lo scopo dichiarato di ridurre il numero di auto sulle strade e di conseguenza le emissioni inquinanti, favorendo un modo di muoversi più ecologico e “dolce”. L’amministrazione cittadina, però, non ha introdotto una precisa regolamentazione al riguardo e le società del settore hanno potuto lavorare senza alcuna limitazione: i monopattini sono arrivati a quota 20 mila, gestiti da 12 diverse società. Per il Comune di Parigi, che conta 2,148 milioni di abitanti, era davvero troppo (altra cosa è l’area metropolitana, con 12,5 milioni di persone). Risultato a distanza di un anno: l’”anarchia dei monopattini”, come l’ha definita a suo tempo la stessa sindaca di Parigi Anne Hidalgo. Gli incidenti – alcuni inevitabili, altri meno – hanno peggiorato la reputazione di questi mezzi e le autorità si sono trovate costrette a intervenire. Da qui il bando, la selezione, i vincitori.

“Siamo riusciti a garantire quanto richiesto” dice soddisfatto Andrea Giaretta, General Manager per l’Italia di uno dei vincitori, Dott, operatore europeo di micromobilità fondato da Maxim Romain e Henri Moissinac, che gestisce attualmente oltre 20.000 e-scooter in 14 città in Belgio, Francia, Germania, Italia e Polonia. “Noi di Dott gestiamo il 100% del servizio con dipendenti locali a tempo pieno. Lanciamo il servizio in una città alla volta, lavorando fianco a fianco con le autorità locali. Puntiamo alla sostenibilità con veicoli progettati su misura e una manutenzione adeguata. Utilizziamo energia rinnovabile per la ricarica degli scooter e della flotta logistica”.

Monopattini a Parigi: le analogie (e le differenze) con Milano

L’”anarchia dei monopattini” è anche in Italia? A Milano, il 29 ottobre 2019, sono stati aperti tre bandi per selezionare operatori in grado di gestire flotte di veicoli quali monopattini elettrici, scooter elettrici e biciclette a flusso libero. Vincitori del bando per la circolazione dei monopattini elettrici sono risultati Bit, Wind Mobility e Helbiz. La decisione è stata annunciata a dicembre 2019. Le tre società si sono impegnate, entro sessanta giorni, a mettere in strada al massimo 500-700 monopattini a testa, per un totale massimo di 2.250 mezzi in città. Ma Lime, che era stata esclusa, ha presentato ricorso al Tar, bloccando di nuovo, di fatto, l’avvio del servizio.

Contestualmente a dicembre 2019 un emendamento alla legge di bilancio ha stabilito l’equiparazione dei monopattini elettrici alle biciclette, norma che ha consentito ai Comuni di far circolare i monopattini in sharing più facilmente.

Ad oggi a Milano ci sono 8 società di monopattini elettrici in sharing abilitate al servizio in città, di cui 5 sono operative: Helbiz, Bit, Bird, Wind e Dott con 750 mezzi ciascuna per un totale di 3.750.  Ogni giorno vengono prelevati in media 7.600 volte e ogni prelievo dura circa 10 minuti, tempo che viene impiegato per coprire (mediamente) 1,39 km.

“Di incidenti coi monopattini elettrici ce ne so stati, ma non sono sicuramente un numero esorbitante, molto meno degli incidenti che avvengono con le automobili” sostiene l’assessore alla mobilità del comune di Milano, Marco Granelli. E tuttavia la questione sicurezza resta aperta. E una accurata campagna per una corretta guida stradale può fare la differenza.

La situazione a Roma

A Roma la situazione non è molto diversa da quanto accaduto a Parigi nel 2018. I monopattini in condivisione sono diffusi ma i loro utenti rischiano spesso di violare le norme di comportamento relative a una corretta educazione stradale. Per esempio non è raro che i mezzi – che sono in free floating, ovvero possono essere prelevati e lasciati teoricamente ovunque, senza dover essere depositati in apposite rastrelliere – vengano abbandonati in luoghi storici ed artistici di fama internazionale. A Roma possono essere il Colosseo o Piazza del Popolo, a Milano Piazza Duomo e così via.

“La tecnologia di Dott – prosegue Andrea Giaretta – va a inibire il parcheggio in determinati luoghi. L’utente riceve un messaggio che gli indica di non parcheggiare, mettiamo, in Duomo a Milano, e gli segnala il parcheggio disponibile più vicino, in questo caso, per esempio, in Piazza Diaz. Altre società hanno adottato questa tecnologia, ma noi indichiamo punti precisi, non macro-aree”.

Fondamentali anche le campagne di comunicazione per una guida più responsabile. Dott ne ha già avviate alcune, online e offline. Anche le altre società scelte dal Comune di Parigi dovranno farlo. Un passaggio fondamentale per far sì che le strade solcate dai monopattini siano, oltre che più sostenibili, anche più sicure.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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