Un’apparecchiatura compatta, mobile ed estremamente precisa per la cura dei tumori solidi. Il progetto di Theranosti Centre, startup milanese nata nel 2016, punta a rivoluzionare la terapia oncologica sfruttando le potenzialità offerte dall’energia trasportata dai neutroni.
Fondata da Maurizio Martellini, fisico teorico e docente presso l’Università dell’Insubria, e Giuseppe Gherardi, già capo della Direzione Nucleare all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), Theranosti Centre ha avviato una raccolta di equity crowdfunding sulla piattaforma BackToWork. Con 173,5 mila euro già raccolti, a fronte di un obiettivo minimo di 100 mila, l’idea sembra estremamente promettente.
Ma come funziona l’apparecchiatura progettata da Theranosti Centre, e quali sono i progetti per il futuro? Lo racconta a Economy Up il CEO Maurizio Martellini.
Theranosti Centre, la forza dei neutroni
Il punto di forza di Theranosti Centre è la tecnologia nIORT (Neutron Intra-Operative Radio Therapy), che rivoluziona la tradizionale radioterapia puntando sull’energia trasportata dai neutroni. Questi ultimi, infatti, hanno un’efficienza radiologica fino a 20 volte maggiore rispetto alle forme di radioterapia tradizionali, e arrivano fino a 6-8 centimetri di profondità: tre volte in più rispetto ai raggi X o agli elettroni.
“Fin ad ora, le valvole che generano neutroni erano oggetti ingombranti, impossibili da posizionare in una normale sala operatoria” ha detto Martellini. Da qui, l’idea di creare il Neutron Brush: un generatore di neutroni che prende spunto dagli apparecchi switch-on/switch-off utilizzati in ambito militare, compatto e sicuro, utilizzabile in oncologia per la cura dei tumori solidi nelle fasi che seguono la rimozione della massa neoplastica.
La tecnologia messa a punto da Theranosti Centre punta anche ad evitare le recidive: “Molte radioterapie richiedono dalle 20 alle 50 irradiazioni per eliminare le cellule cancerogene addormentate” ha spiegato Martellini. Con il Neutron Brush, invece, si apre la possibilità di una radioterapia “one-shot” grazie alla quale “in linea di principio, sarebbe sufficiente una sola irradiazione con Neutron Brush”. Una riduzione notevole dello stress per il paziente, sia a livello fisico che psicologico.
Theranosti Centre, i partner del progetto
Theranosti Centre ha all’attivo un network di partner, nazionali e internazionali, impegnati nelle diverse fasi del progetto. Per prima cosa, il prototipo del Neutron Brush verrà assemblato, validato e certificato presso il centro di ricerche ENEA di Brasimone (BO), che ha messo a disposizione “un bunker originariamente pensato per testare le barre di combustibile per il programma nucleare civile italiano”. Coinvolti poi nelle fasi di ricerca e applicazione anche i medici del reparto di oncologia nucleare del Policlinico di Bari, diretti dal Professor Giuseppe Rubini.
Lo sguardo di Theranosti Centre, però, si estende oltre i confini nazionali: “In Italia non sarà possibile effettuare i test in vivo. Per questo, ci aiuteranno l’Università Kingston e il King’s College di Londra” ha detto Martellini.
La prospettiva digitale: realtà virtuale e Internet of Things
La tecnologia del Neutron Brush nasce con un occhio teso al mondo del digitale. Si tratta, infatti, di un sistema robotizzato pensato per l’integrazione con la realtà virtuale e l’Internet of Medical Things (IoMT), una rete in rapido sviluppo destinata a diventare imprescindibile. Fondamentale, inoltre, la possibilità di sfruttare la chirurgia robotica, anche da remoto: una tecnica sempre più precisa e ormai indispensabile in diversi ambiti.
Un’applicazione del Neutron Brush: il tumore al seno
Un esempio pratico delle possibili applicazioni del Neutron Brush è la cura del carcinoma mammario, per il quale la tecnologia robotica è spesso “più precisa della mano del chirurgo”. Oggi, il tumore al seno registra una crescita dell’8% a livello globale e le sue complicazioni sono particolarmente resistenti alle cure, soprattutto una volta giunte allo stadio avanzato. Il Neutron Brush sarà in grado di agire in modo rapido e preciso, evitando sedute di irradiazioni ripetute per la paziente e intervenendo in profondità. “La cura del tumore mammario è una delle possibili applicazioni del Neutron Brush, ma non l’unica” chiarisce però Martellini.
Il futuro: equity crowdfunding e internazionalizzazione
Theranosti Centre ha avviato una campagna di equity crowdfunding tramite la piattaforma Back To Work. Il gruppo ha già raccolto 172 mila euro, il 172% dell’obiettivo minimo fissato a 100 mila. “Tutti i fondi verranno investiti per arrivare al prototipo di laboratorio, e finanziare l’expertise richiesta per questo compito” afferma Martellini.
Il futuro ha una prospettiva globale: obiettivo finale, infatti, è rendere il Neutron Brush disponibile in tutto il mondo. “Il Neutron Brush ha le dimensioni di un irradiatore commerciale. Puntiamo a commercializzare l’apparecchiatura nei Paesi in via di sviluppo” ha detto il Ceo. Un’idea promettente, se si pensa che in Africa ben 29 Paesi su 52 non hanno reparti di radioterapia.
Interessanti anche le opportunità offerte dal mercato nazionale ed europeo: secondo le proiezioni di Theranosti, il mercato italiano potrà accogliere nei prossimi 10 anni 40 dispositivi Neutron Brush, mentre quello europeo nello stesso arco di tempo potrà richiedere almeno 150 unità.