LA PROPOSTA

Perché non usare contro il coronavirus le app già esistenti ?

Qualunque sia l’app scelta dal Governo per contenere il rischio di contagio tracciando contatti e movimenti ci sarà il problema dell’adozione. Il CEO di Telepass Gabriele Benedetto propone di utilizzare le app già utilizzate da milioni di italiani, nel rispetto della privacy. Basterebbe un aggiornamento e si farebbe prima

Pubblicato il 06 Apr 2020

Gabriele Benedetto, Amministratore delegato Telepass

Perché non utilizzare le app già diffuse e utilizzate per tracciare il coronavirus invece di lanciare una nuova app per tracciare gli italiani e raccogliere informazioni? La proposta arriva mentre l’Italia aspetta la sua soluzione digitale necessaria nella fase 2 per monitorare la diffusione del Covid-19 e contenere il rischio di nuovi contagi. A farla è Gabriele Benedetto, amministratore delegato di Telepass, società che può contare su una base di 7 milioni di utenti di cui oltre 2 milioni utilizzano regolarmente le app Telepass e Telepass Pay.

Questa settimana dovrebbe arrivare la decisione del governo sulla short list presentata dal Ministero dell’Innovazione dopo la call “Innova per l’Italia” lanciata nell’ultima settimana di marzo per individuare “tecnologie e strumenti per il monitoraggio, la localizzazione e la gestione dell’emergenza; tecnologie innovative per la prevenzione e il controllo della diffusione del Covid-19 nelle sue diverse forme”. L’appello è stato ben accolto dalla comunità dell’innovazione: la commissione di esperti istituita dalla ministra Paola Pisano si è trovata di fronte a oltre 300 proposte, provenienti anche dall’estero.

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Scegliere non sarà facile e poi ci sarà da convincere il Governo in una decisione per molti aspetti delicata: c’è da lanciare un’app che dovrebbe raccogliere informazioni sul nostro stato di salute e sui nostri movimenti per evitare contatti che potrebbero facilitare la diffusione del virus, “nel rispetto della normativa vigente”, come ricorda la call “Innova per l’Italia”.

Molti Paesi del resto hanno già fatto questa scelta, inevitabile per permettere una progressiva riapertura di uffici, scuole, esercizi commerciali. In Italia, nell’ormai abituale “dialettica” tra governo centrale ed enti locali, è già partita la Regione Lombardia con AllertaLOM, l’app della Protezione civile che aveva 50mila utenti (secondo il sito della Regione) ed è stata scaricata da 500mila persone (secondo il Corriere della Sera) su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti: con un aggiornamento è stata introdotta una sezione coronavirus con un questionario che permette di raccogliere, in forma anonima, dati sullo stato di salute dei cittadini.

Ecco, il modello è simile a quello proposto, con ben altri numeri, da Gabriele Benedetto. “Noi abbiamo già milioni di utenti, di cui trattiamo i dati e con cui abbiamo instaurato una relazione di fiducia. Se il Governo preparasse una SDK, noi la potremmo inserire nelle nostre APP ed essere già negli smartphone gli italiani”. La SDK è una stringa di codice da introdurre nelle diverse app attraverso un aggiornamento: “Dovrebbe prepararla il Governo, che potrebbe ricevere direttamente i dati raccolti preferibilmente utilizzando il bluetooth ed evitando dati GPS. L’obiettivo non può essere quello di tracciare le persone, ma quello di collegare il device di una persona infetta con quello di altre persone con cui si è venuti in contatto. Le APP delle varie aziende sarebbero solo veicoli per connettere la publica amministrazione con i cittadini e non dovranno mai raccogliere questi dati”.

In Cina qualcosa di simile è stata fatta con WeChat, il Whatsapp locale di Tencent che ha oltre 1 miliardo di utenti attivi ogni mese: con un’aggiornamento dell’app di messaggistica che è anche strumento di pagamento è stato inserito anche il tracciamento anticoronavirus. Una soluzione che ha permesso velocemente di raggiungere una quantità di persone simile alla popolazione italiana (Hubei, la provincia di cui Wuhan è capital, ha quasi 60milioni di abitanti)

La proposta di Gabriele Benedetto permette di superare un ostacolo che ci sarà qualunque sia l’app scelta: l’adozione massiva. Secondo i ricercatori dell’Università di Oxford sotto il 60% i dati raccolti sono poco significativi. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto facilmente se altre aziende condividessero l’idea e venissero coinvolte nell’operazione, dalle grandi banche, che hanno ormai milioni di clienti che gestiscono conti e pagamenti attraverso lo smartphone o società come Poste o Ferrovie. “Telepass, come tante altre aziende, ha una relazione di fiducia e già raccoglie dati relativi al proprio business. Adesso potremmo farlo per un’importante causa che riguarda tutti”, aggiunge Benedetto.

E la privacy? “Io immagino che con l’aggiornamento di milioni di app di uso quotidiano compaia un popup per parlare direttamente con il Governo, ma ritengo fondamentale che questo tipo di iniziativa debba lasciare all’utente l’opzione di scegliere se comunicare le informazioni in forma totalmente anonima e quindi per finalità statistiche oppure fornendo informazi anagrafiche. Noi aziende, comunque, non dovremmo mai archiviare i dati bluetooth raccolti per finalità governative senza un consenso esplicito. Il tutto con un ruolo fondamentale da parte del Garante nel controllo di questa iniziativa”. Ovviamente più sarebbero le aziende coinvolte e più aumenterebbe la possibilità di creare mappe di contatti fra Device in grado di ricostruire i contatti una volta accertato un caso di contagio.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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