Finora il food delivery di qualità in Italia aveva fatto breccia soprattutto nelle grandi città, ma l’inevitabile “disruption” portata dal coronavirus sta contribuendo a radicare questa realtà anche nelle aree dove i consumi sono tradizionalmente meno digitalizzati: ne è un esempio Primitia, startup fondata ad Arezzo da tre giovani donne nel 2018 per la consegna a casa di cibi di qualità, che in queste settimane sta assistendo a un incremento degli ordini. In un’area del centro-nord di circa 100mila abitanti, molti dei quali abituati ad acquistare personalmente nei supermercati, se non nelle botteghe sotto casa, improvvisamente molti utenti stanno scoprendo che, attraverso un’app da smartphone, è possibile ricevere generi alimentari a domicilio. A volte più rapidamente della grande distribuzione, che qui, come in altre parti d’Italia, sta arrancando, con consegne mediamente previste non prima di 10/15 giorni dall’ordine. La sensazione è che, una volta terminata l’emergenza Covid-19, niente sarà più come prima. E una parte di quegli utenti che stanno sperimentando questa o altre app per la home delivery non le abbandoneranno più. Neppure in provincia.
Primitia, la sfida del food delivery nelle abitudini di acquisto
“Il nostro progetto poteva sembrare ambizioso e forse poco pertinente in una realtà come quella di Arezzo, che è ancora una città in cui tutto è a portata di mano” dice a EconomyUp la CEO e co-founder Martina Acciai. “Probabilmente siamo stati lungimiranti, abbiamo visto un’esigenza che magari è solo di pochi. Ma, se guardiamo al futuro e alle nuove generazioni, crediamo che la combinazione di un servizio a domicilio abbinato alla ricerca e selezione di prodotti di qualità sia la strada da percorrere”.
Laureata in farmacia all’Università di Bologna, Martina Acciai ha deciso di affrontare l’avventura imprenditoriale con Martina Gualdani e Camilla Gualdani costituendo questa srl che seleziona prodotti agro-alimentari di alta qualità e li porta al consumatore freschi, grazie a una rete di consegne propria sul territorio.
Il modello è analogo a quello di startup antesignane del settore come, per esempio, Cortilia, fondata a Milano nel 2011 da Marco Porcaro per permettere ai clienti di fare la spesa online di frutta e verdura freschi e di stagione, prodotti biologici e alimenti senza glutine. Partita dal capoluogo meneghino, ad oggi Cortilia è attiva in 14 città di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Una realtà che ha anticipato il trend del food delivery di qualità.
E quel trend sta provando a cavalcarlo anche il team di Primitia. “Ci siamo chieste – prosegue Acciai – cosa potevamo davvero offrire ai nostri concittadini di unico. La risposta è stata: la garanzia di qualità, la comodità di avere la consegna a domicilio effettuata solo da personale del nostro team e la digitalizzazione grazie all’app Primitia. Un servizio tailor-made per ogni cliente, che prende in considerazione tutte le sue esigenze”.
Una startup del food delivery partita da WhatsApp
Il percorso è stato graduale. All’inizio gli ordini venivano gestiti su Whatsapp e non c’erano più di 30 articoli nel “paniere”. “Abbiamo iniziato con l’idea di portare a casa solo frutta e verdura – continua la CEO – che, essendo un bene primario, era importante per fidelizzare i clienti. Ma ben presto abbiamo capito che i clienti chiedevano di più. Per questo abbiamo deciso di ampliare la nostra gamma di prodotti freschi con carni e formaggi ma anche prodotti confezionati come pasta, biscotti, marmellate, riso, vino, sughi pronti, farina, uova e molto altro ancora”.
Dopo aver tastato il terreno, le ragazze hanno deciso di fare un ulteriore passo avanti: WhatsApp non bastava più, serviva un’applicazione proprietaria. Così hanno deciso di investire nella digitalizzazione del progetto sviluppando l’App Primitia. Ne è conseguito un ampliamento dell’offerta: ad oggi nel paniere si contano più di 500 prodotti.
In mezzo un lavoro tenace sulla qualità. La selezione per i prodotti è durata quasi un anno, con le startupper determinate a non cercare scorciatoie. “Dovevamo scegliere una semplicissima passata di pomodoro e non esagero quando dico che ne abbiamo assaggiate quasi 40 tipologie prima di trovarne una che soddisfacesse i nostri canoni”.
Nell’emergenza coronavirus un lavoro “socialmente utile”
Il Covid-19, che purtroppo sta causando una grave crisi sanitaria, sociale ed economica, ha invece paradossalmente garantito una spinta in più al lavoro già avviato. “Il nostro business ha subito sicuramente un incremento, soprattutto ci ha permesso di farci conoscere da tante famiglie aretine” afferma Acciai, che tiene a ribadire come la prima preoccupazione sia andata alla tutela della salute dei ragazzi che si occupano delle consegne a domicilio e a quella dei clienti. “Abbiamo adottato ogni tipo di precauzione per tutelare entrambe le parti nella preparazione, nel packaging e nella metodologia home-delivery” assicura. “Questo che stiamo portando avanti – prosegue – è un lavoro che, visto il periodo, mi sento di definire socialmente utile, soprattutto perché abbiamo dedicato un canale preferenziale agli anziani e a tutte quelle categorie che più necessitano della consegna di viveri a domicilio. Nonostante questo, abbiamo continuato a curare la nostra clientela abituale e tutti i nuovi utenti”.
Adesso Primitia vuole rendere il business scalabile. Parallelamente alle attività quotidiane, la società prosegue nella sua ricerca di prodotti genuini e intanto punta all’espansione. L’intenzione già c’era, l’emergenza coronavirus ha temporaneamente bloccato il piano, ma, “non appena sarà ristabilita la normalità, partiremo con il progetto su scala nazionale” preannuncia la CEO.
Vedremo come Primitia saprà cavarsela tra i vari competitor che stanno emergendo nel settore. Certamente, almeno sul momento, sembra godere di un certo vantaggio competitivo sul territorio: “A differenza di molti – conclude Martina Acciai – abbiamo sempre creduto alla consegna a domicilio. Gli altri, anche i più grandi, si stanno adeguando alla situazione che per noi è solo un’attività in continuità rispetto a quello che abbiamo sempre fatto”.