LA STORIA

L’innovazione che non chiede permesso: a Brescia salvati dal coronavirus grazie alla stampa 3D

In ospedale a Brescia sono venute a mancare le valvole di ricambio per i respiratori, che l’azienda produttrice aveva esaurito. Un maker e una startup le hanno costruite con stampanti 3D, ignorando le minacce di una causa per violazione dei diritti d’autore. Così 10 malati di coronavirus sono tornati a respirare

Pubblicato il 16 Mar 2020

Coronavirus, le valvole dei respiratori stampate in 3D

Un maker e una startup hanno salvato la vita a contagiati da coronavirus in ospedale a Brescia, costruendo con stampanti 3D le valvole mancanti ai respiratori, che l’azienda produttrice aveva esaurito. Una storia di Covid-19 e innovazione raccontata nel suo blog da Gianluca Dettori, fondatore di dPixel e Presidente di Primomiglio SGR, società di venture capital tecnologico. Vale la pena di leggerla per capire come la vera innovazione in situazioni di emergenza  possa e debba andare oltre le regole.

Tra le storie che vale la pena raccontare di questi giorni c’è la questione delle valvole per le macchine di rianimazione dell’ospedale di Chiari a Brescia. Succede che giovedì i medici si rendono conto di un’emergenza: stanno finendo le valvole di ricambio per i respiratori e l’azienda produttrice non è in grado di fornirli in tempo in quanto le scorte sono esaurite.

Venerdì Nunzia Vallini, collaboratrice del Giornale di Brescia scoperta la cosa contatta Massimo Temporelli e lanciano l’idea di costruire le valvole mancanti con le stampanti 3D. Massimo comincia a pubblicare una serie di appelli sui social e contattare telefonicamente i vari Fablab per trovare la soluzione. Ma bisogna stampare in loco visto il lockdown che non consente spostamenti. Nel frattempo viene contattata l’azienda produttrice che si rifiuta di fornire i file 3D per la stampa, anzi addirittura minaccia di fare causa per violazione dei diritti d’autore.

Giustamente Temporelli & friends se ne fregano e si ricostruiscono per conto loro il file 3D per la stampaIsinnova, startup di Brescia specializzata nella fabbricazione digitale, mette a disposizione il proprio know-how e tramite il suo fondatore e CEO Cristian Fracassi, compra la stampante che viene installata all’ospedale per autoprodursi le valvole necessarie.

Ieri alle 19,30 Massimo annuncia sui social: dopo vari test le valvole funzionano e 10 pazienti oggi stanno respirando grazie ai pezzi prodotti con le stampanti 3D e al lavoro di alcuni volontari, nel post dichiara: “Lasciate però che mi tolga due o tre sassolini dalla scarpa: sono stati in tanti nel mio post precedente a dubitare e criticare questo sistema di agire che, è vero, sarà poco ortodosso, perfettibile, poco regolare, non certificabile…ma sta permettendo di salvare vite umane. Ecco a tutti voi, miei cari, vi dico: vinciamo noi! Vince Cristian, vince l’Ospedale di Chiari, vince chiunque crede in quello che fa, al di là degli ostacoli e non si lamenta, non critica ma agisce, spera e lavora. Questa è l’umanità che fa la storia….io sto dalla loro parte. Sempre!

La discussione si è scatenata sui social tra i makers. I pezzi sono stati prodotti prendendo in considerazione moltissimi aspetti in merito alle diverse tecnologie dei materiali, ai metodi di stampa e vengono costruiti in ambiente sterile dentro l’ospedale in collaborazione con i dottori e seguendo le loro indicazioni direttamente sul campo. Moltissimi Fablab, service di stampa e produttori di stampanti 3D, si sono messi a disposizione per riprodurre i filtri nel proprio territorio. Si sta quindi valutando come condividere la metodologia in modo che chiunque possa adottarla. Per far funzionare i filtri occorre produrre dei fori da 0,8 mm, che sono fondamentali, per cui la sperimentazione che sta funzionando è in pieno svolgimento. Si pensa già di riuscire ad avere altri 100 filtri entra stasera.

Cristian Fracassi sui social commenta “Vorrei inoltre ricordare a quelli che si scandalizzano, a quelli che diventano esperti di polimeri, a quelli che dicono che senza un CE non si va da nessuna parte, che dovrebbero prima trovarsi nella condizione di essere in un letto ammalati, avere una crisi respiratoria, avere il respiratore lì di fianco al letto ma non poterlo usare perché un pezzo funzionante non ha il CE? Siamo in emergenza, non in casi di normalità.

Sono passati due giorni dal momento in cui è emerso il problema e quello in cui è stata attivata la soluzione. Grazie all’impegno e alle capacità di innovatori e makers che tirano dritto alla faccia del diritto d’autore.

In questa storia vince l’innovazione e vince l’Italia. Se continuiamo su questa strada non ci sarà Silicon Valley che tenga. Non ce n’è per nessuno.

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Gianluca Dettori
Gianluca Dettori

Pioniere dell'economia digitale in Italia, diventato venture capitalist. È chairman and partner del fondo Primo Ventures.

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