RITARDI DIGITALI

Perché possiamo fare a meno delle banconote (contagiose) ma non degli scontrini?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato a ridurre l’uso di contante e carte di credito fisiche perché possono facilitare la diffusione del coronavirus. I pagamenti digitali, che si stanno diffondendo in Italia, permettono di ridurre il rischio. Ma poi si prende in mano lo scontrino di carta.Che andrebbe eliminato

Pubblicato il 10 Mar 2020

Photo by Lydia Gulinkina on Unsplash

Chissà perché possiamo ormai effettuare un pagamento senza toccare una moneta o una banconota ma dobbiamo ancora prendere in mano, e conservare, uno scontrino di carta come prova dell’acquisto. La questione non è di poco conto in questi giorni di emergenza, in cui si sta prendendo coscienza di come e quanto le tecnologie digitali possano fare per frenare la diffusione del coronavirus e ridurne l’impatto.

I prodotti della tecnologia e dell’innovazione possono essere molto utili in una situazione critica come quella che stiamo vivendo, lo stiamo dicendo ormai da giorni, e il concetto sta entrando nel sentire comune se in un panificio di Bergamo nei giorni scorsi è apparso questo cartello:

Il negozio è uno degli oltre 100mila esercizi commerciali (il traguardo è stato appena superato) che in Italia hanno adottato il sistema di pagamento lanciato da Satispay, ormai ex startup: non serve il contante e il pagamento passa da uno smartphone all’altro. Probabilmente il commerciante di Bergamo non sa di rispondere a un appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nei giorni scorsi ha invitato  a limitare l’uso di denaro e carte di credito tradizionali perché

“Il denaro può catturare ogni tipo di batterio o di virus”.

Un’avvertenza che vale sempre, ha precisato l’OMS. E infatti è buona abitudine lavarsi le mani dopo aver toccato monete o banconote e esistono già norme che impongono a chi serve prodotti alimentari di non maneggiare anche il denaro. Il fintech su questo fronte può fare molto, soprattutto in un Paese come l’Italia dove ancora la moneta digitale è poco utilizzata.

Il rischio contante è stato affrontato con decisione in Cina nelle scorso settimane, con importanti operazioni di  disinfezione delle banconote con luce ultravioletta o con temperature elevate e con un periodo di “quarantena” per le banconote prima di metterle in circolazione. Nei giorni precedenti al capodanno cinese la Banca Centrale Cinese ha distribuito 4 miliardi di YUAN nuovi di zecca nelle aree a rischio, ritirando le vecchie banconote ritenute veicolo di infezione. In Italia il Movimento Difesa del Cittadino ha lanciato un invito a usare i pagamenti digitali e ha chiesto a Banca d’Italia di sanificare il contante circolante.

Banca d’Italia ha deciso di intervenire, seppure in maniera diversa, con una “quarantena” di 14 giorni presso le sue filiali delle banconote e monete ritirate in grossi quantitativi da banche e società di servizi. «È stato possibile adottare questa cautela perché Bankitalia dispone di un buon numero di banconote nuove che può usare a fronte del ritiro”, spiega il Corriere della Sera riportando una fonte anonima di Palazzo Koch. “Per quanto riguarda invece gli sportelli al pubblico e i bancomat, quindi le operazioni al dettaglio, abbiamo dato indicazione di seguire le misure di igiene richiamate dalle autorità sanitarie e quindi lavarsi e disinfettare le mani o usare guanti monouso».

Sarebbe comunque buona abitudine, indipendentemente dall’emergenza coronavirus affidarsi ai pagamenti digitali, a utilizzare il proprio smartphone per fare shopping, senza toccare contanti, carte di credito, che potrebbero diventare veicoli di contagio. Però, fatto l’acquisto, ci viene ancora consegnato uno scontrino fisico, carta, inquinante e pericolosa in questa emergenza.

Alberto Dalmasso CEO e cofounder di Satispay
Non ha più senso obbligare il consumatore a conservare lo scontrino

“Sul fronte dei pagamenti elettronici è stato fatto praticamente tutto per la memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi. Manca solo il passaggio di non obbligare il consumatore a conservare lo scontrino. È il momento giusto per farlo,  accelerando un paio di passaggi normativi”, osserva Alberto Dalmasso, cofounder e CEO di Satispay.

“Non vi è più alcun senso ad obbligare a un gesto così superfluo: che in un momento come questo può essere anche ragione di trasmissione del virus. Andando oltre la situazione contingente, eliminare lo scontrino significa anche evitare un assurdo spreco e fonte di inquinamento, specie  se si pensa che la carta degli scontrini, che può solo essere di una tipologia specifica, non è riciclabile”.

Lo scontrino elettronico non è per tutti

E lo scontrino elettronico? Il corrispettivo telematico, come si chiama in burocratese, nasce come strumento di “comunicazione” diretta con l’Agenzia delle Entrate per contenere l’evasione fiscale ed entrerà a regime il prossimo luglio. Come spesso capita in Italia, però, le cosiddette rivoluzioni non sono per tutti: sono esonerati dallo scontrino elettronico tabaccai, edicole, benzinai, calzolai, tassisti, centri scommesse e altre categorie individuate attraverso vari articoli di diversi DPR (decreto del presidente della Repubblica). Una buona parte dei nostri acquisti quotidiani, quindi, prevedono ancora lo scontrino di carta. Negli altri casi non avremo più la ricevuta fiscale e potremo chiedere di ricevere lo scontrino via mail. Per toccare meno carta e contribuire alla tutela dell’ambiente.  (aggiornato il 15/03/2020)

Il 2020 sarà l’anno dei pagamenti digitali. A cominciare dalla lotteria degli scontrini

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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