Come saranno le nostre città tra 20 anni? Ci avete mai pensato? Ancora soffocate dallo smog? Oppure ricchissime di verde, piste ciclabili, spazi in cui i nostri nipoti possano giocare in sicurezza? E le auto, il traffico, i motori elettrici, le aziende, il riscaldamento?
Questo non è un esercizio di immaginazione. È un esercizio di realtà nel quale noi possiamo giocare due ruoli: semplici spettatori o attori protagonisti. Io propendo e propongo la seconda opzione. Di seguito spiego per quale motivo.
Ho avuto occasione di proporre queste considerazioni in occasione dell’evento “Telepass Pay Ecosystem: la mobilità intelligente del futuro. Quali nuove opportunità?” tenutosi a Milano il 22 gennaio 2020.
Innovazione nella mobilità, cittadini non più spettatori. Anche grazie all’informatica
Oggi l’informatica moderna è sociale, non più relegata ai laboratori o alla gestione delle imprese: società di agenti umani e artificiali comunicano in rete scambiandosi servizi, che collaborano e competono negli scenari applicativi. Questi sistemi socio-tecnici di conversazione hanno delle ricadute sulla società, sul lavoro, sulle persone, sulle organizzazioni.
La costruzione della conoscenza esplicita richiede processi interattivi. Se si dialoga, i ruoli tra produttori e consumatori possono invertirsi; lo scambio – anche nella competizione – è il presupposto del progresso.
I consumatori e utenti sono parte integrante del processo di ideazione e progettazione: da qui i nuovi concetti di co-design, co-planning, co-decision, co-adaptation.
In quest’ottica, la pianificazione delle città può avere come punto di riferimento i cittadini, visti nelle loro molteplici vesti di viaggiatori, imprenditori, consumatori, clienti… L’importante è che le persone siano parte della soluzione: predisporre un piano sostenibile significa proprio “pianificare per le persone”.
Per questo motivo sostengo che sia assolutamente necessario ascoltare i bisogni dei cittadini (questo è anche il motto della mia società, Didael KTS: “Driven by Science, Inspired by Users”) per trovare nuove soluzioni, nuovi prodotti e servizi, nuovi business. Ascoltare non significa necessariamente adottare, ma giusto ispirarsi. Gli utenti devono essere accompagnati, con l’affiancamento e la formazione, all’accettazione dell’innovazione. È fondamentale ascoltare, ma non si può chiedere a chi non conosce strumenti e possibilità (gli utenti), di darci delle specifiche adeguate ed efficaci. L’innovazione viene proposta e realizzata da minoranze, non dalle grandi masse, semplicemente perché implica dei cambiamenti spesso radicali delle condizioni di vita e di lavoro.
Allo stesso tempo, prodotti e servizi innovativi devono essere basati su tecnologie facili e semplici da usare… e devono includere le funzioni tipiche dell’apprendimento. In sintesi: l’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con l’innovazione sociale.
Venendo allo specifico ambito del trasporto, diventa essenziale spostare il focus: non sarà il traffico al centro, bensì le persone. Un intelligente Piano Urbano della Mobilità Sostenibile dovrebbe a mio avviso privilegiare accessibilità e qualità della vita, fattibilità economica, equità sociale, salute.
Siamo chiamati, tutti noi “operatori del pensiero”, a fornire una gamma di soluzioni integrate per generare soluzioni efficaci ed economiche. Dunque, per esempio, realizzare una pianificazione di settore coerente e coordinata con i documenti di piano di aree correlate (urbanistica e utilizzo del suolo, servizi sociali, salute, pianificazione e implementazione delle politiche cittadine, ecc.).
Non è più il tempo del “fiato corto”: i decisori politici, devono definire soluzioni di breve e medio termine, ma in un’ottica strategica di lungo termine, coinvolgendo tutti i portatori di interesse, mondo dei privati compreso, con un approccio trasparente e partecipativo.
Come vogliamo studiare i prossimi spostamenti casa-lavoro delle persone? Con quale criterio? E la sostenibilità? La consideriamo una conseguenza o il cardine principale delle nostre scelte? A questo dobbiamo rispondere.
Learning, ovvero accompagnare il cambiamento
Come giustamente viene osservato, non solo viviamo in un periodo di grande innovazione, ma velocità ed accelerazione dei cambiamenti incutono rispetto e spesso fanno paura. Cambiare è sempre difficile, talvolta impossibile; le reazioni che nascono dal profondo non possono essere sottovalutate, se vogliamo trasformare le sfide dell’innovazione in opportunità.
Non esistono troppe ricette, a nostro avviso: velocità ed accelerazione della produzione di prodotti e servizi innovativi non rallenteranno certamente. L’unica leva che abbiamo è quella dell’accompagnamento al cambiamento. Prodotti e servizi non hanno valore se non quando vengono correttamente usati, dunque è nell’uso che risiede il loro valore aggiunto. L’uso presuppone nelle persone conoscenza e volontà di adattamento. In altre parole: apprendimento.
Per esempio i prodotti e i servizi innovativi che vengono presentati negli ultimi anni al CES (Consumer Technology Show) di Las Vegas, come Health Tech, Retail Tech, Automobile Tech, Video Tech, Security Tech, Sports Tech, Home Tech, Travel Tech, inglobano tutti le caratteristiche che ne facilitano l’uso: Inform!, Coach!, Guide!, Simulate!, Assess!, Connect!, Correct!, Predict!, Engage!, Prevent!, Facilitate!. Non esiste un settore “apprendimento” o “insegnamento” separato da questi prodotti. Noi sappiamo bene – ancora una volta – quello che succede alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale: sono “embedded” (incorporate) dentro il funzionamento di ciò a cui si applicano. Non esiste un modulo “IA” che si può applicare o separare.
Ebbene, ci troviamo esattamente nella stessa situazione: prodotti e servizi innovativi includono le componenti che ne permettono, facilitano e rendono efficace l’uso.
Insomma: per studiare e progettare una mobilità del futuro integrata e interoperabile , occorre includere anche le componenti che la renderanno fruibile -ovvero compresa, apprezzata ed utilizzata naturalmente- da tutti i cittadini.