L’assalto degli Internet Giants ai servizi finanziari: tutte le azioni di Amazon&Co

Facebook Pay e Google Cache sono solo gli ultimi arrivati. Ci sono anche Apple Pay e Apple Card, Amazon Pay e Amazon Lending, oltre a player russi e cinesi. Tutto quello che c’è da sapere sugli Internet Giants e i servizi finanziari dove stanno diventando sempre di più concorrenti pericolosi delle banche

Pubblicato il 02 Dic 2019

Internet Giants e pagamenti digitali

È in corso un vero proprio assalto degli Internet Giants al mondo dei servizi finanziari. Prendiamo il settore dei pagamenti digitali, un mercato che secondo un recente report pubblicato di Gran View Research arriverà a valere globalmente l’impressionante cifra di 132 miliardi e mezzo di dollari nel 2025 (ne valeva 43,5 lo scorso anno), con un tasso annuo di crescita composto del 17.6% nei prossimi 6 anni. Ed è quindi ovvio che quella dei pagamenti digitali sia una torta che fa gola a molti: primi fra tutti gli Internet Giants, i colossi hi-tech che non a caso in questo settore stanno investendo (e innovando) sempre di più. E da Apple a Google, da Amazon a Facebook, è ormai iniziata la corsa per battere sul tempo i concorrenti nell’offerta di servizi finanziari.

Internet Giants e servizi finanziari: l’inizio con PayPal

Dai primi pagamenti digitali con Millicent ed Ecash nei primi anni Novanta al lancio di PayPal (inizialmente concepito semplicemente come servizio di money transfer) nel 1999 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e ancor di più sono i soldi passati per la Rete. A partire proprio da PayPal che, dopo essere stata acquisita da eBay nel 2002 per offrire ai clienti dell’e-commerce un sistema di pagamento più smart e flessibile di quelli allora presenti, nel 2007 ha ottenuto la licenza per operare come istituto bancario anche nell’Unione europea e nel 2015 è diventata una società a sé stante. Arrivando a offrire finanziamenti agevolati alle piccole e medie imprese e perfino, a fine settembre, a battere due giganti come Visa e Mastercard nella corsa per ottenere una licenza per i pagamenti in Cina.

Da Amazon Pay ad Amazon lending

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Dalle vendite online (di libri) è partita anche Amazon, che è poi talmente cresciuta ed ha talmente differenziato il proprio business da essere ormai un colosso dell’e-commerce ma anche nell’offerta di musica e film in streaming, di servizi cloud, di libri e audiolibri, di servizi domestici (solo negli Usa). Con interessi anche nell’intelligenza artificiale e nella domotica. E, nemmeno a dirlo, nei servizi finanziari: partito (piuttosto in sordina) anni fa con Amazon Pay (che consente di inviare pagamenti utilizzando gli strumenti finanziari già associati all’account) Bezos ha poi espanso i propri orizzonti. Prima consentendo, grazie a un accordo con la catena di ristoranti TGI Fridays, di pagare il conto con Amazon Pay via cellulare, e poi scommettendo su Amazon Lending, servizio di prestiti alle imprese offerto in collaborazione con Bank of America Merrill Lynch.

E ora Amazon fa anche prestiti alle aziende in accordo con Bofa Merryll Lynch

Internet Giants e servizi finanziari: Apple Pay e Apple Card

Fintech, cosa cambia con Apple Pay in Italia

Apple, che dell’innovazione ha (quasi) sempre fatto il proprio core business assieme alla tecnologia, non è stata a guardare. E, anche se in ritardo rispetto alla concorrenza, si è fatta prepotentemente largo sul mercato dei pagamenti dotando i propri dispositivi di chip NFC e lanciando Apple Pay. Che ormai, secondo quanto riferito da Tim Cook agli analisti a fine ottobre durante le anticipazioni sui risultati dei quarto trimestre, cresce a ritmi quattro volte maggiori rispetto a PayPal. E oltre al sistema di pagamento via smartphone e smartwatch, pochi mesi fa la casa della Mela ha lanciato anche Apple Card, carta di credito virtualizzata (anche se con una copia fisica da usare in casi particolari) emessa in collaborazione con Goldman Sachs e Mastercard. Un’operazione dalla quale Apple stima di ottenere ricavi per 1,4 miliardi di dollari entro il 2023.

Arriva Apple Card (ma solo negli Usa): tutto sulla carta di credito lanciata con Goldman Sachs e Mastercard

Zuckerberg: da Libra a Facebook Pay

Zuckerberg lancia la sua piattaforma di pagamento: arriva Facebook Pay

Nella corsa all’oro poteva forse restare indietro Zuckerberg? Ovviamente no: il patron di Facebook ha infatti prima lanciato la criptovaluta Libra (che, pur essendo stata concepita come un’alternativa credibile ai bitcoin naviga in cattive acque) e poi, solo due settimane fa, la piattaforma Facebook Pay. Che promette un’esperienza di pagamento “comoda, sicura e coerente tra Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp”. E che per ora consentirà solo agli utenti di partecipare a raccolte fondi, acquistare biglietti per eventi, effettuare transazioni personali e concludere acquisti da alcune aziende selezionate nel Marketplace; ma ovviamente sembra chiaro l’obiettivo di trasformarlo, nel tempo, in un sistema di pagamento vero e proprio attraverso i canali dei social di Zuckerberg.

Google e il progetto Cache

Google Cache: i Digital Giant alla conquista dei dati pregiati delle banche

Da parte sua Google, che da anni già offriva ai propri utenti il portafoglio virtuale Google Wallet (utilizzabile sia per pagamenti NFC sia per acquisti online attraverso le credenziali dell’account di Big G), ha risposto lo scorso anno “ristrutturando” la propria piattaforma di pagamenti e fondendo Google Wallet e Android Pay per dar vita a Google Pay, piattaforma analoga ad Apple Pay che consente di pagare con i dispositivi abilitati sui quali sono state virtualizzate le carte di credito dell’utente. Ma il colosso di Mountain View è già pronto ad andare oltre: sarebbe in dirittura d’arrivo il “progetto Cache”. Nome in codice che indica un “deposito” non di memoria ma di contanti: si tratterebbe infatti di un conto corrente (o di un servizio equivalente) sviluppato in collaborazione con CitiGroup.

Che cosa succede in Russia e in Cina

Il mondo dei servizi finanziari, però, non parla solo inglese. Ma anche russo e, soprattutto, cinese. E così a Mosca VKontakte, il Facebook russo (con 400 milioni di utenti registrati e 90 milioni di utenti attivi) di proprietà del gruppo mail.ru, ha lanciato la propria piattaforma di pagamenti VK Pay, integrata nel social network. Che nel Paese è più popolare e più utilizzato di Facebook. Mentre in Cina, che per i pagamenti elettronici è avanti anni luce rispetto all’Occidente (basti pensare che perfino i clochard chiedono l’elemosina esponendo un QR grazie al quale i passanti possono inviare loro denaro elettronico) sono presenti già da anni piattaforme come Alipay (che fa parte della galassia Alibaba, di proprietà di Jack Ma), WeChat Pay (che è disponibile anche in Italia da inizio 2018) e TenPay (società di Tencent).

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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