TECNOLOGIA DIGITALE

“La scuola dei Centennials”: innovare la formazione per i giovani talenti digitali

Valeria Cagnina, Centennial, ha creato OFpassiON, azienda di robotica. A 14 anni Loris ha realizzato una cintura per orientarsi nello spazio: sono due giovani talenti digitali, membri di una generazione che va educata in modo innovativo. Come spiega Valentina Aprea nel libro “La scuola dei Centennials”. Ecco di cosa parla

Pubblicato il 18 Ott 2019

Valentina Aprea
“Nell’era digitale abbiamo urgente bisogno di una scuola disposta ad archiviare i paradigmi del Novecento: il docente che impartisce le lezioni dalla cattedra, gli alunni che apprendono seduti dietro un banco, una lavagna…”
Valentina Aprea, autrice del libro “La scuola dei Centennials“, non ha dubbi: “I Centennials, che non hanno conosciuto il mondo senza internet, pensano e comunicano in modo diverso da tutte le generazioni che li hanno preceduti. Hanno diritto di andare a scuola di futuro!  Pensare di formarli con la tradizionale lezione frontale, le lavagne di ardesia e i banchi disposti a file rivolti verso la cattedra significa rinunciare a prepararli alle sfide di oggi e di domani”.
Aprea è donna di scuola da sempre. Dal 1994 ha “traslocato” la sua passione per la formazione e l’educazione nella politica. 
“Ho sempre considerato la mia attività politica come un modo per continuare a occuparmi del destino dei ragazzi e delle ragazze. In questi ultimi anni mi ha impressionato il cambiamento in atto nella società e le sue inevitabili conseguenze sulla scuola. Oggi docenti, famiglie e decisori politici devono portare l’istruzione al passo con i tempi, se vogliono favorire il miglior successo formativo e lavorativo dei Centennials.
Come?
“Nel libro racconto come il buon uso delle tecnologie rende l’apprendimento più entusiasmante, più coinvolgente e più personalizzato. Nelle scuole innovative si apprende con i libri, con le APP, con la realtà aumentata, con la robotica, con la stampa 3D e si studia coding, la programmazione informatica, competenza fondamentale per essere cittadini nell’era digitale.”
Il tuo entusiasmo è grande ma deve fare i conti con la realtà. Non si vedono in giro grandi esempi di tutto questo.
 
“Gli esempi ci sono eccome ma non vengono raccontati. Io ho cercato di rimediare, sperando di suscitare emulazione.”
 
Emulazione?
 
Sì! Non si può rimanere inerti di fronte a Valeria Cagnina, Centennial con il talento per la robotica, che, una volta maggiorenne ha creato OFpassiON, un’azienda «di robotica e di passioni». Oppure leggendo di Loris, studente che a 14 anni ha realizzato una cintura che consente di orientarsi nello spazio grazie a un sistema di sensori a ultrasuoni, per aiutare un’amica non vedente e così aiutare tutti coloro che sono in queste condizioni.
Questa è tecnologia solidale…
“Tutta la scuola così rinnovata lo è. Con gli strumenti didattici digitali è possibile costruire un apprendimento su misura per ogni alunno, inclusi i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e con bisogni educativi speciali (BES). In realtà, app per la lettura, applicazioni per fare mappe, organizzare i quaderni e lo studio sono sussidi digitali che migliorano la vita scolastica di tutti!”
 
Questo vale anche per l’accessibilità. Un sito accessibile è un sito più usabile per tutti. 
 
“Braaavo! Vedi allora che è sciocco rifiutare il fatto che i Centennials non possono studiare come chi è nato nel Novecento. Loro sono la generazione “on demand”. Attraverso le app, possono soddisfare in modo personalizzato ogni esigenza di comunicazione, di informazione, di studio, di svago, di vita, senza limiti di tempo e di spazio. È una rivoluzione senza precedenti!”
Siamo d’accordo. Ma che si deve fare, allora per fare in modo che il protagonismo di Valeria, di Loris, ma anche di Mattia, Michele e degli altri ragazzi di cui parli nel libro possa diventare patrimonio generalizzato?
“Nel XXI secolo l’innovazione scolastica deve passare certamente attraverso l’adesione a una didattica digitale ma, prima ancora, attraverso un’innovazione pedagogica. Dirigenti e insegnanti vanno formati e sostenuti con azioni mirate, perché si facciano sempre più mediatori tra le discipline e gli studenti e rinuncino a un ruolo essenzialmente trasmissivo, di verifica e controllo. Tu hai visto che in commissione ho chiesto al ministro Fioramonti l’avvio di un serio e diffuso piano di formazione dei docenti all’uso didattico delle tecnologie e a strategie educative che sollecitino la motivazione e le diverse forme di intelligenza individuale.”
Ho visto. 
“È indispensabile passare dal modello diacronico-separativo (prima il percorso di studi poi il percorso lavorativo, assolutamente separati) a quello sincronico-integrativo, in cui il percorso di studi incontra quello lavorativo: «Studiare in azienda, lavorare a scuola», per dirla con lo slogan che avevo coniato da assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia.”
Ce la faremo? Sono molte le resistenze culturali, ideologiche e dunque politiche al cambiamento.
“Se non modifichiamo in fretta i nostri modelli culturali e istituzionali, rischiamo di mantenere in piedi cattedrali nel deserto, con costi improduttivi e non utili ai giovani e alla crescita del Paese. Non saranno più sufficienti qualifiche e titoli di studio per lavorare, ma servirà formare lavoratori competenti e smart, cioè capaci di interpretare i cambiamenti e di governare i progressi delle tecnologie. Nel libro propongo come fare, con passione e, spero, con competenza. È un appello a tutti coloro che vogliono il bene di questi ragazzi del nostro tempo.”.

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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