A poco più di un anno dall’entrata in vigore della Legge 221/2012, la policy a sostegno delle startup innovative è giunta a piena maturazione. Come ha commentato lo stesso Stefano Firpo, capo della Segreteria tecnica del Ministro dello Sviluppo economico, in occasione dei recenti Stati Generali dell’Ecosistema delle Startup, ora è necessario che essa scarichi a terra tutto il proprio potenziale.
Effettivamente, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sugli incentivi agli investimenti in startup, anche l’ultimo tassello è venuto alla luce. Perché la policy dia finalmente i suoi frutti, però, è necessario che le modalità esecutive di ogni suo elemento siano fluide e chiare per gli operatori.
Proprio per guidare gli operatori nell’utilizzo di alcuni strumenti che richiedono una certa consapevolezza delle dinamiche giuridiche e amministrativi che sottendono al fare impresa, di recente la Segreteria Tecnica del Ministero dello Sviluppo Economico ha prodotto una Guida all’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI e una Guida al credito d’imposta per l’assunzione di personale altamente qualificato, mentre già da mesi erano state elaborate e pubblicate le guide per l’autocertificazione di startup innovative e incubatori certificati.
Oggi la Segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico, vero motore della policy, ha pubblicato un altro documento esplicativo con l’obiettivo è orientare startup innovative ed incubatori certificati nell’utilizzo di due tipologie di strumenti di remunerazione e incentivazione – associate, nell’immaginario collettivo, a grandi aziende ed amministratori delegati milionari, e perciò non ancora del tutto recepite dagli attori del mondo startup –, differenti per tipologia di destinatari e di remunerazione agevolata. Da un lato, a startup innovative e incubatori certificati è concesso di retribuire i propri dipendenti, amministratori e collaboratori continuativi con azioni, quote, stock option, restricted stock, restricted stock unit e altri strumenti finanziari partecipativi; dall’altro, startup e incubatori possono conferire a prestatori d’opera e di servizi esterni, non legati da vincolo di subordinazione azioni, quote e strumenti finanziari partecipativi (cd. “work for equity”).
In entrambe le fattispecie, l’assegnazione di azioni, quote o altri strumenti finanziari partecipativi è fortemente incoraggiata dal punto di vista fiscale.
Come spiegato nel documento divulgato dal MiSE, tali benefici rivestono sia una funzione di incentivazione nei confronti del personale e dei consulenti esterni, sia di reperimento di competenze altrimenti insostenibili finanziariamente in una fase di avvio di impresa.
“Startup innovative ed incubatori certificati hanno a disposizione efficienti strumenti di fidelizzazione e incentivazione del management, capaci di trasformare il raggiungimento di livelli di performance o di obiettivi aziendali predeterminati in una maggiore remunerazione per i collaboratori, siano essi interni o esterni all’impresa”, ha commentato Mattia Corbetta, membro della Segreteria tecnica del Ministro dello Sviluppo economico. “Il portato di questi strumenti è apprezzabile anche da un’altra prospettiva. Per le nuove imprese innovative il capitale umano rappresenta un fattore altamente strategico. Ma, trattandosi di imprese in fase di avvio, spesso la carenza di liquidità impedisce di accedere a prestazioni professionali qualificate offerte da sviluppatori e programmatori, commercialisti e avvocati. Grazie a questi strumenti, startup e incubatori hanno più frecce al loro arco per fruire di servizi specializzati”.