Cos’è Plug & Play, l’acceleratore Usa che “coltiva” il Bitcoin italiano

Plug & Play, noto per aver “accelerato” Google e PayPal, avvia un programma per cinque neo-aziende che si occupano di criptovalute. Tra queste l’italiana Sixth Continent e la sua MoMoSy

Pubblicato il 28 Mar 2014

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L'acceleratore per startup hi-tech Plug & Play

La Silicon Valley non teme Bitcoin, anzi sembra convinta che possa diventare terreno fertile per lo sviluppo della nuova imprenditorialità: uno dei più noti acceleratori californiani, il Plug and Play Tech Center, noto per aver contribuito alla fase iniziale di Google, PayPal e Logitech, ha avviato da inizio mese un programma trimestrale per aiutare gli imprenditori a creare aziende incentrate sulle crittovalute, nonostante le recenti chiusure di piattaforme per scambio online e altre vicende che hanno gettato un’ombra su questa valuta virtuale. E tra le startup selezionate c’è un’unica italiana, Sixth Continent, presieduta da Fabio Deghenghi, che sta sviluppando un proprio Bitcoin chiamato MoMoSy.

Situato a Sunnyvale, il Plug and Play Tech Center è appunto un acceleratore internazionale specializzato in startup hi-tech e il suo network comprende 300 neo-aziende, 180 investitori e una comunità di partner nel mondo accademico e in quello aziendale.

Soprattutto è un acceleratore che dimostra di apprezzare le crittovalute, nonostante i rischi siano emersi anche di recente quando una delle più frequentate piattaforme per lo scambio di Bitcoin, la giapponese MtGox, è stata chiusa per bancarotta, privando molti investitori dei propri investimenti. Inoltre è sempre più acceso il dibattito intorno alla regolamentazione di questa moneta digitale (la più famosa, ma ne circolano di analoghe), il cui valore non è stabilito da alcun ente finanziario ma è solo frutto del gioco tra domanda ed offerta.

Sfidando eventuali criticità, il founder e ceo di Plug & Play, Saeed Amidi, ha deciso appunto di ospitare startup che lavorano proprio sulle valute digitali. Ciascuna riceverà un finanziamento seed di 25mila dollari in cambio del 5% dell’azionariato, ma la stessa Plug & Play, secondo quanto dichiarato da Amidi, intende investire dai 100mila ai 500mila euro nelle aziende più promettenti.

Il programma è focalizzato sulle startup che lavoreranno per espandere l’infrastruttura di Bitcoin e costruire il software, ma anche in quelle B2B, nelle società di software-as-a-service e in quelle che porteranno innovazione sul fronte del brand e della vendita al dettaglio.

I founders delle startup, di cui l’acceleratore non intendeva svelare i nomi, potranno usufruire di sessioni di boot-camp, 20 ore settimanali di incontri con i mentor e pitches settimanali a un evento di networking chiamato the Silicon Valley Bitcoin Meetup.

Alla fine dei tre mesi, ci sarà una giornata di presentazione dedicata ai venture capitalists che stanno cercando di realizzare investimenti early-stage. La startup più promettente andrà al Bitcoin Expo di Plug & Play previsto per giugno.

Il ceo Amidi, che è anche partner co-fondatore di Amidzad Partners, società di investimenti in fase seed, e fondatore di altre 14 società, dice di aver creato questo acceleratore per contribuire a rendere Bitcoin più diffusa e più facile da usare, e per aggiungere al suo portafoglio di investimenti, che già include PayPal e Zoosk, anche aziende legate allo sviluppo di questa valuta digitale.

PayPal è stata rivoluzionaria – commenta – ma questo non è ancora successo per Bitcoin. Invece vogliamo portar dentro imprenditori che ritengono che Bitcoin cambierà il mondo a partire dalla Silicon Valley e che sarà la nuova PayPal o Dropbox”.

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