Per il mondo dell’auto questa doveva essere la notizia dell’anno, invece il colosso FCA-Renault non nascerà. Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles, riunitosi il 5 giugno sotto la presidenza di John Elkann, ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault. “FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti” riferisce l’azienda. Ma la proposta, che aveva suscitato l’attenzione di tutti i player del settore, è stata ritirata. Ennesimo atto che conferma la complessità del mercato dell’auto. Tuttavia, pare che il caso non sia completamente chiuso: secondo le ultime indiscrezioni, Renault starebbe valutando l’idea di riprendere le trattative.
Perché FCA ha ritirato la proposta avanzata a Renault
“È divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo” è quanto si legge in una nota pubblicata sul sito di Fiat Chrysler Automobiles. E, questa, è attualmente l’unica motivazione ufficiale rilasciata. “FCA – si legge ancora nella nota – esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo Presidente, al suo Amministratore Delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA”.
Fusione FCA – Renault: una mossa inevitabile di fronte alla rivoluzione dell’auto
Gli svantaggi della mancata fusione tra FCA e Renault
La fusione tra FCA e Renault avrebbe portato alla nascita di un vero e proprio colosso nel mondo dell’auto: sarebbe stato il terzo gruppo più grande al mondo, dopo Volkswagen e Toyota, con 8,7 milioni di veicoli venduti all’anno, 170 miliardi di ricavi, oltre 8 miliardi di utile netto. E sarebbe potuto diventare il primo gruppo più grande al mondo se alla nuova alleanza dovessero unirsi anche i partner Nissan e Mitsubishi, vendendo più di 15 milioni di veicoli annui.
Non solo. FCA con la proposta di fusione aveva fatto sapere che “I benefici dell’operazione proposta non si otterrebbero con la chiusura di stabilimenti ma deriverebbero da investimenti più efficienti in termini di utilizzo del capitale in piattaforme globali dei veicoli, in architetture, in sistemi di propulsione e in tecnologie”. Ora, invece, sarà tutto da rivedere.
FCA e Renault insieme avrebbero dato vita anche a un colosso dal punto di vista geografico: in base alle vendite globali di FCA e di Groupe Renault del 2018, la Società risultante dalla fusione sarebbe stata la quarta nel Nord America, la seconda in EMEA e la prima in America Latina e avrebbe avuto maggiori risorse necessarie per accrescere la propria presenza nella regione APAC. Su una semplice base aggregata, sulla base dei risultati 2018, i ricavi della Società risultante dalla fusione sarebbero stati quasi 170 miliardi di euro con un utile operativo di oltre 10 miliardi e un utile netto di oltre 8 miliardi.
Infine, c’è un altro svantaggio notevole che la mancata fusione tra i due gruppi potrebbe arrecare all’industria dell’auto: insieme FCA e Renault avrebbe creato anche un colosso dell’innovazione che avrebbe puntato su connected car, auto a guida autonoma e macchine elettriche. La fusione, dunque, avrebbe accelerato la trasformazione digitale del settore automotive: entrambi i gruppi, infatti, hanno investito molto sull’innovazione dell’industria delle quattro ruote e, unendo forze e competenze, avrebbero dato vita a un vero protagonista della digital disruption del settore.
Ora invece FCA riferisce che “continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.
FCA e Renault, fusione mancata in un mercato sempre più complesso
La notizia del ritiro della proposta di FCA a Renault arriva in un momento difficile per il mercato dell’auto. I player del settore, infatti, devono fare i conti non solo con la trasformazione digitale in atto che impone skill professionali nuove, ma con la forza lavoro e con i tagli del personale. Basta guadare quello che sta succedendo in Volkswagen per rendersene conto: la casa tedesca prevede il taglio di ben 4mila posti di lavoro. Contestualmente, sono previsti 4 miliardi di euro di investimenti per accelerare il processo di digitalizzazione del produttore di auto. Nello specifico, l’investimento riguarderà i prossimi anni (fino al 2023) e coinvolgerà non solo la produzione ma anche la digitalizzazione in campo amministrativo. Mettendo però a rischio migliaia di posti di lavoro che, spiega VW, sono dovuti non solo alla digitalizzazione ma anche all’ottimizzazione dei processi. Il produttore tedesco, però, si sta anche muovendo sulla formazione del personale (con investimenti che arrivano fino 160 milioni) per coinvolgerli nel processo di industria 4.0.
Intanto potrebbe presto avvenire un’altra fusione, quella tra BMW e Jaguar che potrebbero unire le forze e puntare sulle auto elettriche. Tra gli obiettivi di una eventuale fusione, inoltre, c’è quello di risparmiare sui costi attraverso sviluppo e pianificazione condivisa.