Sharengo, il primo car sharing elettrico nato da un progetto italiano che promuove la navigazione urbana sostenibile, potrebbe aprirsi entro la fine dell’anno agli scooter. Dopo l’esordio milanese nel 2015, la società innovativa è approdata negli anni anche a Firenze, Modena e Roma, quest’ultima una città che le sta dando grandi soddisfazioni. “Nella capitale c’è sete di mobilità” dice a EconomyUp Emiliano Niccolai, Amministratore Delegato di Sharengo, che racconta anche gli altri progetti e dà la sua visione del mondo della mobilità elettrica sostenibile.
Che cos’è Sharengo
Sharengo, la sfida di una nuova mobilità
I veicoli elettrici sono pensati per offrire una soluzione sostenibile ed efficiente per spostarsi riducendo l’impatto dell’inquinamento sulla salute umana e sull’ambiente con il 50% di emissioni in meno rispetto ad un veicolo a combustione interna (prendendo a riferimento il valore medio di emissioni di CO2 dei veicoli a combustione interna nei Paesi dell’UE). Nelle città, il moltiplicarsi delle politiche e gli investimenti lasciano prevedere con ottimismo che siamo ad un punto di svolta per l’elettrico. Se Milano si conferma regina a livello nazionale della mobilità condivisa, Sharengo ottiene risultati molto positivi anche dalla capitale. Ma quali sono i piani per il futuro dello sharing elettrico? Aumentare la copertura su Milano e Roma come obiettivo primario e, entro il 2019, sviluppare una nuova piattaforma per l’elettrico che integri anche gli scooter. “E’ importante far passare un messaggio: l’elettrico non è il futuro, è il presente”, commenta Niccolai.
Come nasce il progetto Sharengo?
Già nel 2007 avevamo sviluppato (con Alfredo Bacci, ingegnere con oltre 30 anni di esperienza e ruoli di primo piano in Fiat ed Ettore Chimenti, ex responsabile marketing di Piaggio) il progetto tutto italiano di una macchina due posti pensata per la città, ma il mercato non era ancora pronto. Abbiamo ripensato a come offrire un nuovo prodotto per la mobilità e ci sono voluti otto anni di lavoro e di implementazione tecnologica per far arrivare le prime ZD (le piccole auto gialle, italiane nel design, asiatiche nell’assemblaggio) a Milano, nel 2015. Alla base di tutto, c’è la convinzione che l’elettrico offra possibilità immense e possa innescare un reale cambio di paradigma: è necessario pensare alle città che vogliamo.
Una rivoluzione della mobilità?
Il concetto di mobilità deve cambiare: dobbiamo ragionare in un’ottica di “slow mobility” perché oggi più che mai siamo chiamati ad avere una visione più responsabile e a lungo termine. Ci saranno veicoli più piccoli per ottimizzare lo spazio e sempre meno veicoli privati grazie allo sharing: basti pensare che il 95% dei veicoli di proprietà viene sfruttato solo per il 5% del tempo. L’elettrico è il passo definitivo per innescare un cambiamento. Oggi, si sfruttano idee come velocità e potenza per spingere il consumatore verso le auto alimentate a combustibili ma le reali necessità sono altre. Un utente di car sharing utilizza il veicolo con una media di 7 km percorsi al giorno: con un veicolo elettrico è possibile coprire questa distanza in 20 min, con una velocità di 35 km/h. Oltre a questo, è interessante notare che anche le auto elettriche sono in grado di offrire performance sportive e di far divertire.
Sharing ed elettrico: come lavora Sharengo nelle città
Non servono grandi strutture: tutto quello che serve esiste già. C’è bisogno di uniformità delle proposte, partendo dai colori dei parcheggi, all’interoperabilità delle strutture, allo sforzo delle città di chiudere i centri urbani ai veicoli che portano inquinamento. Il problema maggiore, ad oggi, sono le normative, i servizi di mobilità sono già integrati e c’è grande risposta da parte delle persone. Le città sono chiamate ad una vera e propria riorganizzazione, soprattutto grandi centri come Milano e Roma che hanno gravi problemi di inquinamento dell’aria. In entrambe, emerge dai dati che la mortalità causata dall’inquinamento è di gran lunga superiore rispetto a quella causata dagli incidenti.
Milano e Roma: come lavora Sharengo nelle due città?
Milano si conferma all’avanguardia sulla mobilità sharing non solo in Italia ma anche a livello europeo. Grazie alla presenza delle isole di parcheggio dedicate, con Sharengo siamo riusciti a portare 800 veicoli sul territorio. Anche Roma ci regala grandi soddisfazioni e ora le infrastrutture stanno arrivando. La delibera della chiusura del centro ha rappresentato un passo importante verso le buone pratiche. Entrambe le città presentano performance molto simili. Si vede che anche nella capitale c’è sete di mobilità: è un fatto che possiamo ricondurre alle problematiche del trasporto pubblico e all’area del Tridente, cioè l’area ZTL.
Sharengo, i progetti per il futuro
Al momento siamo in una fase di crescita. Abbiamo dovuto investire molto e siamo vicini a raggiungere un equilibrio economico-finanziario. Ci aspettiamo degli aiuti concreti da parte delle autorità preposte alle aree urbane, soprattutto per riuscire a vincere la resistenza culturale e portare il nostro messaggio. Abbiamo accolto positivamente soluzioni come AREA C prima e AREA B poi da parte del Comune di Milano: ci aspettiamo ulteriori passi in questa direzione anche da Roma e Firenze.
Quali sono i prossimi obiettivi?
Tra gli obiettivi prioritari c’è quello di incrementare le flotte di Milano e Roma. Entro il 2019 puntiamo a realizzare una piattaforma interamente dedicata all’elettrico che integri, oltre ai veicoli, nuove proposte come gli scooter: stiamo lavorando a diverse collaborazioni che a breve porteremo sul mercato.
Qual è la motivazione che vi spinge a lavorare in questa direzione?
Sicuramente alla base del nostro lavoro c’è tanta curiosità e il desiderio di scoprire come possiamo andare oltre. Lavorando su una mobilità a impatto zero e sul territorio ho la convinzione che siamo nella giusta direzione per portare una rivoluzione che parte dalla mobilità ma punta ad un cambiamento di portata maggiore.