È stata ufficialmente aperta la Fase 2 per l’ecosistema delle startup italiano nell’auditorium Giovanni Testori della Regione Lombardia in occasione degli Stati Generali dell’ecosistema convocati da ItaliaStartup. La Fase1 si è chiusa con l’approvazione degli incentivi fiscali per chi investe in nuove imprese innovative, anche se ancora manca la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e ha portato numerose agevolazion che ancora però, come ha ricordato con serena preoccupazione, il capo della segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo economico Stefano Firpo, non sono sufficientementi conosciuti e sufficientementi utilizzati. Mancano i numeri, mancano i risultati. Ci vorrà ancora un po’ di tempo. Per questo presto verrà diffuso un vademecum alle agevolazioni per chi vuole fare impresa, una guida semplificata agli strumenti in tema di lavoro, finanziamenti, tassazione.
La Fase2 comincia con alcuni fatti e molti segnali. Non è incoraggiante l’assenza, per impegni dell’ultima ora, del ministro Federica Guidi che ha inviato un lungo messaggio di circostanza. Ma è una novità assoluta il fatto che lo stesso ministro tra poche settimane presenterà una relazione sulle startup al Parlamento: sarà la prima volta che succede nella storia parlamentare italiana. Così come per la prima volta sarà presto istituito un ufficio startup all’interno della direzione programazzione economica del Mise. Perché, come ha ricordato con tono appassionato Firpo, “non abbiamo fatto tutto questo lavoro per quattro smanettoni ma per una precisa volontà di politica industriale, anche se selettiva. Qui è in ballo la capacità di innovazione e di sviluppo del nostro sistema economico”.
Firpo, che ormai viene considerato un “boiardo” di Stato, come lui stesso ha ironicamente ricordato, visto che è stato riconfermato nella sua posizione da tre ministri (cosa mai accaduta finora), ha fatto un veloce elenco delle cose da fare nella nuova fase: lo startup visa, che è in dirittura d’arrivo; una maggiore collaborazione tra ministeri, sulla base dell’esperienza già sviluppata con gli Interni e con l’Istruzione; una più forte attenzione sulla formazione; un’apertura europea e quindi internazionale; fare squadra perché il campionato ormai è mondiale, come aveva detto pochi giorni in un’intervista a EconomyUp. Anche perché ci aspetta un anno straordinario, con il semestre europeo a guida italiana; l’Expo e il Global Entrepreneurship Congress a Milano sempre nel 2015. C’è da lavorare per portare risultati, casi di successo, modelli di business efficaci e innovativi.
«È aumentata la consapevolezza nei giovani, deve adesso aumentare anche nelle imprese», è la parola d’ordine lanciata dal presidente di Italia Startup Riccardo Donadon, che ha presentato un quadro d’insieme che raccoglie territori, talenti, formazione: gli ingredienti necessari per creare quell’ecosistema che ancora è più un auspicio che una realtà. Anche le imprese dovranno fare la loro parte, quindi. «Duecentocinquantamila sono pronte ad accogliere startup», sostiene Il presidente di Piccola Industria di Confindustria Alberto Baban. Quindi tutte le piccole e medie italiane. Una buona notizia.
C’è un obiettivo concreto per tutti: rimuovere i granelli di sabbia, che speso granelli non sono, sempre presenti a inceppare anche i meccanismi più ambiziosi. Un esempio? La regione Lombardia ha lanciato un importante programma di sostegno alle nuove imprese per un valore di 30 milioni. Bene, ma quando si arriva all’erogazione del finanziamento alla startup chiede la fideiussione bancaria. Il diavolo si vede nei particolari. E per l’innovazione italiana serve ancora un Grande Esorcista. (g.io)