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10 previsioni fintech per il 2019, n.6: banche sotto attacco, la via d’uscita saranno le startup

I colossi del web mettono in pericolo l’esistenza delle banche tradizionali. Un esempio: Amazon è imbattabile nel prestare denaro perché conosce già tutti i dati dei clienti. Ma anche il tech cinese (Alibaba, WeChat) è una minaccia per gli istituti bancari. Una possibile salvezza? L’alleanza con le startup del fintech

Pubblicato il 11 Feb 2019

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Per venti anni il rapporto tra banche e startup è stato raccontato come uno scontro epico tra Davide e Golia. Nella storia originale vince Davide, veloce ed innovativo, proprio come le startup. Nella storia attuale il risultato potrebbe essere molto diverso. Le banche tradizionali hanno capitali e dimensioni ben più importanti del povero Golia.

Le banche non hanno bisogno di uccidere Davide, possono comprarlo.

La vera storia di Davide e Golia (nel Fintech)

Lo scontro glorioso tra banche e startup è un racconto affascinante ma estremamente superficiale. La realtà non è quella che vi raccontano. Utilizzando gli stessi riferimenti biblici, immaginate che sul campo di battaglia si nasconda un terzo guerriero, più veloce di Davide e più forte di Golia. Un guerriero che non ha nulla a che vedere con gli altri, assomiglia piuttosto a King Kong. Contro di lui, Davide e Golia hanno poche possibilità di sopravvivere. Il cinema di Hollywood non ha prodotto un film con questo copione (almeno per ora). Ci ha pensato Silicon Valley. Sul nostro smartphone, King Kong ha il volto di Facebook e Amazon – ma anche delle aziende cinesi WeChat ed Alibaba.

Quest’anno si è parlato molto delle attività bancarie di Facebook, ma la prima rivista del settore che ha trattato l’argomento è proprio EconomyUp, già nel 2017. Facebook, Amazon, WeChat, Alibaba, sono tutti native digitali come le startup, ed hanno molti più clienti – e spesso molti più capitali – di qualsiasi banca.

Nel 2018 queste aziende hanno condotto diversi esperimenti nel settore bancario, soprattutto Amazon (ma non le aziende cinesi, che sono molto più avanti.) Nel 2019 i giganti tech sono pronti ad aggredire il mercato bancario in modo ufficiale, organizzato e regolamentato.

L’incognita Facebook

Con 2.3 miliardi di utenti, Facebook ha tutte le carte in regola per essere il più grande avversario delle banche tradizionali. In realtà – dopo gli scandali delle elezioni USA e di Cambridge Analytica – c’è chi sostiene che molti dei suoi utenti siano falsi. Aaron Greenspan, compagno di classe di Mark Zuckerberg ad Harvard, sostiene che la percentuale di profili finti o duplicati raggiunga addirittura il 50%. A difesa di Mark Zuckerberg, bisogna ricordare che Aaron Greenspan è in causa legale con Facebook e quindi non proprio imparziale. Soprattutto, anche se Greenspan avesse ragione, il 50% degli utenti sarebbe comunque superiore ad 1 miliardo di clienti. Nessuna banca al mondo, neanche le grandi banche asiatiche, hanno questo tipo di base clienti. Mark Zuckerberg è famoso per concentrarsi e raggiungere un risultato alla volta. Tra gli obiettivi di crescita e problemi di privacy, è possibile che Facebook decida di non essere aggressivo nel settore bancario – almeno nel 2019.

Questo non vuol dire che Zuckerberg sia impreparato. Nell’attesa, ha acquistato una licenza bancaria in Irlanda. Con questa licenza, Facebook è di fatto una banca con la possibilità di operare in tutta Europa.

La licenza bancaria di Facebook in Europa

L’avanzata di Amazon

Tra i giganti tech occidentali, Amazon è la società più avanzata nel settore bancario. AmazonPay – il portafoglio digitale di Amazon – fattura 90 miliardi di dollari all’anno, con 33 milioni di clienti business in 170 paesi. Negli Stati Uniti gli utenti Amazon possono depositare contante e persino monetine sul loro portafoglio digitale, grazie a un numero di bancomat distribuiti su tutto il territorio nazionale. Possono ricevere una carta MasterCard (Amazon Greenlight), incassare lo stipendio e fare spesa, tutto senza avere bisogno di un conto presso una banca tradizionale. I genitori possono aprire un wallet prepagato per il loro bambini. Parliamo di Amazon Allowance (letteralmente la Paghetta di Amazon). Le aziende che vendono su Amazon, o che utilizzano la logistica di Amazon, possono chiedere i prestiti di Amazon: tra $1000 e $750.000 depositati istantaneamente – non su un conto bancario – ma sul wallet AmazonPay del negozio.

Quando si tratta di prestare denaro Amazon è imbattibile. Un direttore di banca deve fidarsi della parola dell’imprenditore, di un business plan ed al massimo di un generico controllo su credito. Amazon non ne ha bisogno. L’azienda che chiede il prestito è su Amazon, così come i suoi clienti. Amazon conosce la qualità dei clienti, la crescita del business e persino cosa i clienti leggono (Amazon Libri), cosa guardano (Amazon video), che musica ascoltano (Amazon Music).

Grazie a tutte queste informazioni, una intelligenza artificiale decide se e quanto prestare, con tempi veloci, lavorando 24 ore al giorno, senza dormire e senza chiedere lo stipendio.

Dall’inizio della “sperimentazione” Amazon ha già prestato 3 miliardi di dollari ai negozi americani.

I King Kong Cinesi

Anche Google ed Apple stanno investendo nei servizi bancari, con Google Pay and Apple Pay. Ma una storia ancora più interessante è quella dei giganti tech Cinesi. Abbiamo scritto più volte di WeChat, che permette di gestire qualunque aspetto della vita sociale, dalla chat, al dating, ai taxi, alla spesa online, e molto altro. Per avere un’idea più precisa di quanto succede in Cina, questa volta parliamo di Alibaba – il gigante dell’e-commerce – che ormai opera diverse attività bancarie.

Alibaba vs. Stati Uniti

– Popolazione totale degli Stati Uniti: 327 milioni
– Clienti di Alibaba (solo in Cina): 552 milioni

Alibaba vs. Fondi comuni di investimento

Duncan Clark – autore di “Alibaba, La storia di Jack Ma e dell’azienda che ha cambiato l’economia globale” – ha preparato una lista dei fondi comuni più grandi al mondo nell’anno in cui Alibaba è entrato sul mercato:

  1. Vanguard: 39 anni di raccolta
  2. Fidelity: 68 anni di raccolta
  3. J.P. Morgan Asset Management: 143 anni di raccolta
  4. Alibaba Yu’ebao (Fondo comune online): 1 anno di raccolta

Durante il primo anno di vita, il fondo comune di Alibaba ha raccolto online $93 miliardi di risparmi da 80 milioni di piccoli risparmiatori, ai quali ha puntualmente pagato il 6% di interesse annuo.

Alibaba vs. Startup Fintech

Investimenti Fintech nel 2018:

– Investimenti Fintech raccolti nel mondo: $39.5 miliardi
– Investimenti Fintech raccolti da Ant (il “PayPal di Alibaba”): $14 miliardi

Nel 2018 Ant ha raccolto da sola $14 miliardi di investimenti, circa il 35% di tutta la raccolta fondi mondiale nel settore fintech. Ant (nome completo: Ant Financial Services Group) è il nuovo nome di Alipay, la startup di cui avevamo scritto su EconomyUp nel 2017. Jack Ma, il fondatore di Alibaba, ne ha cambiato il nome in una brillante operazione di marketing e societaria. Ha staccato il business dalla presenza ingombrante di Albaba, ed ha aperto l’azienda agli investitori come una startup occidentale. Gli investitori hanno risposto. Se qualche banca pensa ancora che le startup siano il nemico, forse dovrebbe rileggere i dati di mercato di questo articolo.

Nel 2019 le startup fintech saranno gli alleati naturali delle banche. Davide e Golia, insieme, (forse) possono resistere all’assalto di King Kong.

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Questo articolo è parte della serie “10 Previsioni Fintech per il 2019”. Puoi leggere ogni articolo autonomamente su EconomyUp:

  1. La blockchain crescerà come Internet negli anni ’90
  2. Gli investimenti fintech cresceranno sia in Occidente sia in Oriente (ma per motivi opposti)
  3. Le banche rischiano di perdere il 30% dei millennial
  4. La crisi globale in arrivo e la soluzione dei Mega-Round
  5. Multe da $8 miliardi alle banche ed opportunità di lavoro nel RegTech
  6. L’anno dell’attacco alle banche
  7. Milioni di investimenti immobiliari saranno spostati sulla blockchain
  8. Il Matrimonio tra Intelligenza Artificiale e Fintech
  9. La crisi del mobile payment

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Stefano L. Tresca
Stefano L. Tresca

Vive dal 2010 a Londra dove è membro fondatore di Level39, il più grande acceleratore al mondo di startup fintech. Il suo ultimo libro è "Future Cities", Amazon bestseller.

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