OLTREBANCA

10 previsioni fintech per il 2019, n.5: il RegTech sarà uno dei lavori del futuro

Il 2019 si prepara ad essere l’anno record delle multe alle banche che hanno infranto le regole. Può accadere anche alle startup del fintech. Ecco perché ci sono buone prospettive di carriera per chi si occupa di RegTech, ovvero della regolamentazione per le imprese disruptive e ad alto tasso tecnologico

Pubblicato il 04 Feb 2019

Fintech

Il 2019 si preparare ad essere un anno di multe record per le banche. In testa la Danimarca, dove Danske Bank potrebbe essere multata per $8 miliardi, e Singapore, dove si prevede una multa di $7.5 miliardi per Goldman Sachs.

L’attenzione non è limitata alle banche tradizionali.

I regolatori di (quasi) tutto il mondo hanno raggiunto una buona conoscenza del fintech, e per le startup non è più possibile concentrarsi solo sulla programmazione e sul marketing. Un flusso di avvocati ed altri esperti di regolamentazione si uniscono ogni settimana ai team delle migliori startup. In passato, questa era soprattutto una scelta di vita eccitante. In una grande azienda una singola persona raramente può lasciare il segno, in una startup succede esattamente il contrario.

Oggi – oltre alla soddisfazione – la carriera in una startup fintech può garantire uno stipendio importante, perché le startup non sono più le cenerentole del mercato. Babb, una startup del nostro incubatore Level39 ha raccolto $18M di investimenti prima ancora di compiere un anno di vita.

Lo stipendio arriva spesso insieme ad un biglietto della lotteria. Revolut, un’altra startup del nostro incubatore, è passata in meno di cinque anni da una valutazione di $250 mila a $1.6 miliardi, regalando un bel premio ai primi dipendenti pagati in stock options.

Trovare lavoro nel RegTech

Il nome tecnico di questa nuova professione è “RegTech“. Nel 2017 il settore non era ancora così popolare, ma su EconomyUp già suggerivamo di specializzarsi in RegTech ai più giovani o a chi sentiva la sua carriera troppo stretta:

“Mentre le app provano a lasciare a casa i tassisti, e le intelligenze artificiali rendono disoccupati i primi avvocati, nascono nuovi settori e nuovi posti di lavoro. Se non avete ancora scelto una specializzazione, o se quella che avete vi sta stretta, vale la pena dare una seria occhiata al RegTech, il punto di incontro tra regolamentazione e tecnologia.” (EconomyUp, 18 Aprile 2017)

Nel 2019 il RegTech non solo darà solo maggiori opportunità di lavoro, ma stipendi più alti della media del settore.

La ricchezza del mercato RegTech non è più un segreto. A Level39, il seminario “Blockchain for Business” ha esaurito i biglietti in prevendita in meno di quattro ore. Negli anni precedenti non era mai successo. (NdA: Non metto il link al corso per evitare conflitti di interesse.)

Muoviti veloce e rompi tutto … ma con attenzione

Il motto di Facebook “Muoviti veloce e rompi tutto” (“Move Fast and Break Things”) è ancora valido. Non esiste una startup che abbia avuto successo senza aggredire le regole. La differenza rispetto al passato è qualitativa.

L’aggressione nel fintech deve essere sofisticata, e valutata insieme dal CEO e da un legale esperto e creativo. Soprattutto non deve sconfinare nei tre settori che il regolatore ha più a cuore:
1. Riciclaggio di denaro (AML – Anti Money Laundering)
2. Identificazione del cliente (KYC – Know Your Customer)
3. In alcuni paesi più che in altri: La pubblicità ingannevole per gli investitori non professionali (le “persone comuni”)

Questi sono settori da rispettare. La violazione è punita con multe che possono superare il miliardo di dollari, e – nei paesi dove il regolatore è più aggressivo come gli USA – con la galera.

La regolamentazione diventa social

Oltre a capire come funziona il fintech, le istituzioni hanno iniziato ad imparare i tempi nell’epoca dei social media.

Colpire un comportamento illegale non è più sufficiente. Bisogna colpirlo in fretta.

Le banche tradizionali devono aspettare che i clienti entrino in filiale, e devono convincerli uno ad uno a firmare lunghi documenti stampati. Alle startup basta un click su un messaggio inviato contemporaneamente a milioni di smartphone. Le istituzioni vogliono essere altrettanto veloci.

Spesso, non serve che il comportamento sia confermato illegale. Basta il dubbio.

Robinhood – una startup che permette di accumulare risparmio e fare trading dal cellulare senza costi – ha raggiunto in cinque anni una valutazione di $5.2 miliardi. Due mesi fa ha lanciato una nuova funzione sulla sua app, che permette di accumulare risparmi al 3% di interesse annuo.

L’offerta è particolarmente attraente perché i conti correnti su Robinhood sono assicurati in caso di fallimento, proprio come una normale banca … o almeno dovrebbero esserlo.

L’offerta di Robinhood: un conto al 3% di interesse con carta di debito gratuita

Entro 24 ore dal lancio del nuovo servizio, il presidente della SIPC – l’ente che negli Stati Uniti assicura i conti bancari – ha espresso il suo parere contrario. Non ha organizzato una conferenza stampa, non ha fatto preparare un documento ufficiale, ha semplicemente, direttamente, e velocemente diffuso i suoi dubbi online.

Entro sera, il parere era diventato un twitter trend nell’industria fintech.

Secondo il presidente della SPIC, Stephen Harbeck, la licenza di Robinhood è legata al trading in borsa. Di conseguenza, i conti sono protetti se destinati al trading. Promuovere un conto corrente al 3% di interesse annuo non attira traders ma normali risparmiatori, spostando l’azienda al di fuori dell’oggetto sociale assicurato.

Non potendo reagire altrettanto in fretta, la startup ha preferito ritirare il nuovo prodotto dal mercato. In questo caso, le istituzioni sono state più social di un gruppo di giovani digitali. Questo tipo di eventi sarà sempre più comune.

L’interpretazione del presidente della SPIC può sembrare una finezza legale. Ed infatti lo è. Le richieste di esperti regolatori fintech da parte delle startup continuano ad aumentare.

Proprio la scorsa settimana Revolut ha assunto ClauseMatch per il RegTech. Le aziende di questi due ragazzi dal look geek hanno raccolto oltre $340 milioni di finanziamenti  in appena 5 anni.

Il regolatore visionario

L’aggressività del regolatore verso banche tradizionali e startup non deve far pensare ad una guerra tra innovazione e burocrazia.

In molti paesi sta succedendo esattamente il contrario. Mentre il regolatore punisce i comportamenti illegali o poco sofisticati, nello stesso tempo riduce le barriere per le “buone startup”.

Questo avviene non solo negli USA, in UK o in Singapore, ma anche in paesi che spesso non ci aspettiamo, dove l’apertura del regolatore al fintech sta creando un vero e proprio boom economico e sta attirando miliardi di investimenti esteri.

Il Brasile è uno di questi paesi. Non è una coincidenza se è anche il paese di nascita di uno dei più grandi unicorni del fintech, le startup con una valutazione superiore ad $1 miliardo. NU Bank che offre servizi bancari a chi non ha mai avuto un conto – ma ha un cellulare – ha raggiunto $4 miliardi di valutazione.

NU Bank, il primo unicorno brasiliano

Cile, Messico, Hong Kong, Lituania, Estonia, e molti altri paesi insospettabili hanno scelto di cavalcare la rivoluzione fintech. Tutti hanno aperto un canale privilegiato tra il regolatore e le startup.

Un canale che avrà sempre più bisogno di esperti RegTech per gestirlo.

= = =

Questo articolo è parte della serie “10 Previsioni Fintech per il 2019”. Puoi leggere ogni articolo autonomamente su EconomyUp:

  1. La blockchain crescerà come Internet negli anni ’90
  2. Gli investimenti fintech cresceranno sia in Occidente sia in Oriente (ma per motivi opposti)
  3. Le banche rischiano di perdere il 30% dei millennial
  4. La crisi globale in arrivo e la soluzione dei Mega-Round
  5. Multe da $8 miliardi alle banche ed opportunità di lavoro nel RegTech
  6. L’anno dell’attacco alle banche
  7. Milioni di investimenti immobiliari saranno spostati sulla blockchain
  8. Il Matrimonio tra Intelligenza Artificiale e Fintech
  9. La crisi del mobile payment

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Stefano L. Tresca
Stefano L. Tresca

Vive dal 2010 a Londra dove è membro fondatore di Level39, il più grande acceleratore al mondo di startup fintech. Il suo ultimo libro è "Future Cities", Amazon bestseller.

Articoli correlati

Articolo 1 di 2