IMPRESE & INNOVAZIONE

Design thinking: ecco come aiuta le aziende a sviluppare le tecnologie digitali

L’approccio basato sull’abilità di integrare capacità analitiche con attitudini creative può servire alle imprese per sviluppare intelligenza artificiale, big data, droni e altre tecnologie che stanno entrando nel quotidiano. A loro volta queste possono diventare abilitatori per i processi di design thinking. Vediamo come

Pubblicato il 11 Dic 2018

Claudio Dell'Era

Direttore dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano

Design Thinking in azienda

Tecnologie digitali come Intelligenza Artificiale, Big DataDroni e molte altre stanno entrando nella nostra quotidianità senza che ce ne rendiamo pienamente conto. Proprio per questo motivo sempre più ricercatori e manager si stanno chiedendo come queste innovazioni possano aiutare l’uomo e non sostituirlo. Da questo nasce l’interesse verso il Design Thinking e su cosa possa offrire a tutto ciò.

Molte realtà aziendali ormai studiano e testano prototipi di queste tecnologie digitali al fine di comprendere al meglio quali possano essere le strategie di adozione e gli impatti sul business. In parallelo, gli utenti finali cercano sempre più di avvicinarsi al mondo digitale in quanto lo ritengono un modo intelligente per risolvere i problemi della quotidianità. Evento chiaro di questo boom tecnologico è l’esplosione negli acquisti di Amazon Echo durante il Black Friday.

Oggi il Design Thinking può aiutare molto le aziende nel comprendere come meglio sviluppare le tecnologie.

In particolare il legame con le tecnologie digitali può essere duplice:

  1. proporre soluzioni tecnologiche più significative per l’utente finale;
  2. sfruttare le tecnologie digitali al fine di migliorare il processo di design thinking stesso.

Design thinking come abilitatore di esperienze digitali più significative

Nel primo caso il design thinking svolge il suo ruolo tradizionale, ovvero quello di metodologia di innovazione che supporta lo sviluppo di soluzioni. Nel caso specifico le tecnologie digitali sono l’oggetto su cui il design thinking opera al fine di migliorare l’esperienza digitale rendendola più significativa per gli utenti. Esempio classico di questo approccio è quello adottato da tempo da società di consulenza di design quali IDEO.  Basti pensare al famosissimo ABC Nightline in cui viene riprogettato il carrello della spesa. Persino in quel semplice oggetto, pensato nel 1999, il lettore a barre applicato sul carrello prevedeva una completa nuova esperienza digitale. Proprio per questo la tecnologia digitale era stata usata come oggetto di studio per risolvere il problema della coda alle casse del supermercato. Tale soluzione è poi giunta nelle nostre mani anni dopo, in quanto non era ancora pronta ad essere accettata dai diversi stakeholder.

Oggi le persone cercano soluzioni digitali al fine di risolvere problemi nella loro quotidianità. Proprio per questo soluzioni come Alexa vengono proposte al mercato come assistenti personali, ovvero oggetti digitali che possono risolvere problemi semplici (e.g. ricordare meeting, controllare in modo semplice la SmartHome etc.) creando quello che è comunemente chiamato un effetto wow. È chiaro quindi come un processo creativo possa permettere a tecnologie quali l’intelligenza artificiale o il riconoscimento di immagine di entrare sempre più in soluzioni commerciali, in quanto creano un beneficio per l’utente, risolvono un suo problema. Proprio per via del grande focus sulle persone e sul risolvere i loro problemi il design thinking – specialmente nella sua natura classica di Creative Problem Solving – è essenziale.

Tecnologie digitali a supporto del design thinking

Nel secondo caso, invece, le tecnologie digitali svolgono il ruolo di abilitatori per i processi di design thinking. In tal caso l’intelligenza artificiale o i big data non sono più l’oggetto di studio ma l’abilitatore, il supporto per una creatività o empatia all’avanguardia. A differenza di quanto detto sopra, in questo secondo caso è proprio la tecnologia stessa a supportare il processo di design e non viceversa. Esempio emblematico in tal senso è IBM Watson con la sua versione Chef Watson, ovvero una soluzione di Intelligenza artificiale che mira a supportare gli Chef nel momento creativo.

Un ulteriore esempio in questa direzione è il ruolo che Datascope ha nei confronti di IDEO. Datascope è una azienda che sfrutta i big data per progettare al meglio le esperienze digitali. Analizzando il comportamento degli utenti online e il loro utilizzo di soluzioni digitali permette ad IDEO di avere una consapevolezza maggiore dei comportamenti degli utenti, e quindi di supportare il momento di empatia del processo in modo completamente nuovo.

Il legame tra design thinking e tecnologie digitali, dunque, sta crescendo, anche se nelle soluzioni ad oggi presenti a mercato abbiamo visto ancora poco. Questo approccio può aiutare molto le aziende nello sviluppo di tecnologie digitali. E sicuramente le tecnologie digitali possono aiutare molto il processo di design thinking in un mondo in cui i dati a disposizione delle aziende stanno esplodendo.

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Claudio Dell'Era
Claudio Dell'Era
Direttore dell’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano

Professore Associato di Design Strategy; Co-Founder of LEADIN'Lab, Direttore dell'Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano

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