Spesso si dice che la riduzione del gap di genere è fondamentale per la competitività della nostra economia. La componente femminile nei settori industriali che devono compiere il salto tecnologico richiesto da Industria 4.0, dove sono necessarie competenze che derivano da lauree scientifiche, è purtroppo ancora esigua. Questo non è un tema da affrontare perché “si deve” ma perché è una sfida necessaria se si vuole un ecosistema in grado di competere con i contesti più avanzati al mondo.
Alcuni esempi eccellenti di donne e imprenditrici di cui certamente sentirete parlare, li ho incrociati durante il Forum Nazionale dell’Imprenditoria Femminile organizzato da GammaDonna a Milano presso il Sole24Ore il 10 novembre scorso. Storie di impresa che fanno riflettere come quella di Giulia Baccarin, vincitrice del Premio Gamma Donna 2016, che ha messo in piedi MIPU, definito come “Social good accelerator” perché investe solo in aziende che possono avere un impatto massivo e positivo sulle comunità, creando competenze non trasferibili. Oppure quella della mia conterranea e collega ingegnere, Cristina Angelillo, ceo di Marshmallow Games, che da Bari ha realizzato app educative per bambini e ragazzi, per migliorare il percorso di apprendimento. E tra le altre finaliste interessanti percorsi come quello di Justknock, piattaforma creata da Marianna Poletti, che sta facendo la differenza nel settore della ricerca occupazionale, e che aiuta i candidati a “trovare lavoro inviando idee al posto del classico cv”. E poi Kedea ideata da Alessandra Di Fede per sostenere il connubio tra progetto e creatività; Progetto Quid, di Anna Fiscale, nato per permettere a donne che hanno avuto un passato di fragilità, di rimettersi in gioco producendo tessuti recuperati localmente e rigorosamente made in Italy. Infine la sorprendente storia di Carla Delfino che ha trasformato la sua grande paura dei topi in un’opportunità di business: “ScappaTopo” è un mix di sostanze naturali che agisce come soluzione eco-compatibile che ha la funzione non di attrarre il topo in casa con le esche per cercare di convincerlo a mangiarle, ma tenerlo lontano e non farlo entrare, mettendo al bando i veleni tossici e inquinanti.
Per ciascuna di queste brave imprenditrici valgono più o meno le stesse difficoltà nell’esercitare contemporaneamente il ruolo di mamme e di lavoratrici, con l’aggravante responsabilità del rischio di impresa. Però il pregiudizio inizia lentamente a scomparire. Questo è un dato importante che mi piace mettere in risalto perché rispetto a 15 anni fa, quando ho avviato con il mio ex socio ed attuale marito la mia attività di informatica e servizi di messaggistica fondando Macnil, oggi parte del Gruppo Zucchetti, questi pregiudizi, specialmente in una piccola cittadina del Mezzogiorno, erano concreti e talvolta inevitabili. Però la tenacia e la forza del team ci hanno premiato, come ho raccontato insieme a Giulia Beccarin ai microfoni di Radio 24 in una puntata speciale dedicata a Gamma Donna.