Mivoq (Mimic Voice Quest) nasce a Padova tre anni fa, anche con l’intento di usare la tecnologia per dare voce a chi rischia di non averla più. Non si tratta di un progetto politico, ma del desiderio di fare in modo che ogni persona possa mantenere la propria voce (quelli di Mivoq la chiamano “identità vocale”, bel concetto), anche in caso di malattie invalidanti che comportino la perdita della possibilità di parlare, come avviene per i malati di Sla.
In estrema sintesi, Mivoq è un sintetizzatore vocale che conserva il timbro di voce di chi lo usa. Ciò significa che questa tecnologia permette alle persone che stanno perdendo la loro voce di salvarla per quando non potranno più avvalersene.
La peculiarità dell’applicativo realizzato dal team di Mivoq è che permette, attraverso un tool semplice e flessibile, di creare una voce personalizzata in maniera totalmente automatica: basta avere un microfono e una connessione internet.
In pratica la persona legge e registra alcune frasi che vengono poi elaborate dal server Mivoq, ottenendo così un modello vocale personalizzato, che possiede il timbro e l’intonazione dell’utente.
Ovviamente questa applicazione può essere usata per convertire qualsiasi testo in voce e consente anche a chi non è malato di poter avere la propria voce sintetica personalizzata e di usarla come meglio desidera: lettori di e-mail/sms, i servizi telefonici, i lettori di e-book, i navigatori Gps, applicazioni Web, Voip, video giochi, domotica, servizi Web 2.0 (blog, social network, messaggistica) e via dicendo.
Proprio ieri Mivoq ha vinto il primo premio di #Natiper2016 – promosso da AXA Italia – consistente in 50.000 euro, 6 mesi presso l’incubatore certificato Impact Hub Milano e un tour nelle loro quattro sedi in Europa di questo incubatore.
Una bella iniezione di fiducia per il gruppo di cinque persone – quattro ingegneri, ricercatori del CNR nel campo dell’apprendimento automatico, sintesi vocale ed elaborazione del linguaggio naturale e un imprenditore – che anima questo spinoff del CNR.