L'ANALISI

Life Science: l’Italia è il primo produttore di farmaci nella UE, ma investe ancora poco sulle startup

Nella settimana del Biotech il co-founder del fondo Panakes fa il punto su un mercato dell’innovazione dove l’Italia potrebbe ottenere di più. Perché il Pharma batte Germania e Gran Bretagna e gli investimenti in startup sono in aumento. Ma non bastano. Ecco che cosa serve, a cominciare dal corporate venture capital…

Pubblicato il 24 Set 2018

BioInItaly

Negli ultimi tre anni, dal lancio del fondo di Panakes, i venture capital italiani e esteri hanno investito in startup del Life Science italiane circa 300 milioni di euro. Una cifra non modesta ma che tuttavia, quando confrontata con gli altri Paesi europei, rimane piccola.

Eppure, forse non tutti lo sanno, il nostro Paese è al primo posto in Europa Comunitaria per produzione di farmaci ed è stato capace altresì di sviluppare un forte ecosistema nel mondo del biomedicale. Analizzando alcuni dati, anche in vista della settimana del Biotech , che inizia il 24 settembre e del Life Sciences Forum Ambrosetti ) del 26 settembre, siamo andati ad analizzare la situazione italiana del mondo delle startup Life Sciences in Italia, cosa non funziona e cosa potrebbe invece essere migliorato dal punto di vista finanziamenti nell’ottica di favorire le giovani imprese innovative attive in questo settore.

FARMACEUTICA E BIOTECH: ITALIA N.1 IN EUROPA COMUNITARIA

L’Italia risulta essere il primo produttore farmaceutico in Europa Comunitaria con 31,2 miliardi di euro di produzione farmaceutica nel solo 2017, andando a superare la Germania che si piazza al secondo posto e la Gran Bretagna ferma al terzo; nella stessa classifica seguono Francia e Spagna. Quest’industria conta nel nostro paese la bellezza di 65.400 posti di lavoro e ha raggiunto l’ammontare di 2,8 miliardi di euro in investimenti. Ricerca e produzione in questo campo sono portati avanti da leader locali come Menarini, Chiesi, Zambon, Dompé e Angelini ma anche da grandi gruppi stranieri come GSK, Novartis e Amgen. La Toscana, in particolare, è una delle regioni Europei più avanzate nel settore delle scienze della vita, in particolare nel settore dei vaccini, con un mix di Università e centri di ricerca medica, grandi imprese multinazionali, tante piccole e piccolissime aziende con una forte propensione per l’innovazione.

Source: Assobiotec

MEDTECH: UNA FILIERA LEADER IN EUROPA

Anche l’industria del Medtech in Italia è molto florida con più di 3800 imprese, e oltre 76000 dipendenti, con un fatturato in crescita continua e un export di oltre 5 miliardi di euro. Il distretto medicale di Mirandola (Modena) è il tipico esempio di eccellenza del medicale nel nostro paese: qui si concentra la ricerca e sviluppo di leader locali (Livanova) o stranieri (Fresenius, Medtronic e Baxter), a fianco di startup innovative e fornitori specializzati.

LIFE SCIENCE, CRESCONO GLI INVESTIMENTI IN STARTUP ITALIANE

La situazione diventa ben diversa quando si parla di startup. Le piccole perle innovative del Life Sciences non riescono infatti ad attrarre finanziamenti altrettanto importanti che, con ogni probabilità, andrebbero a creare innovazione, nuove terapie per i pazienti e nuovi posti di lavoro.

Da settembre 2017 ad agosto 2018 gli investimenti in startup italiane del settore del Life Sciences hanno raggiunto quota 128,4 milioni di euro (inclusa la startup Nouscom con HQ a Basilea e ricerca a Roma). Questa cifra risulta essere molto superiore ai 71,05 milioni rilevati nei 12 mesi precedenti, e anche più elevata del periodo 2015-2016, quando gli investimenti avevano toccato i 92,6 milioni. Limitandosi a questo dato, la situazione sembrerebbe positiva, con un evidente trend di crescita.

source: internal data @Panakes

La verità, quando ci si confronta con gli altri stati europei, risulta lampante e cioè che la situazione italiana necessita di ulteriori sforzi, anche in ragione dell’eccellenza dell’industria italiana del settore. Infatti, in Gran Bretagna gli investimenti in startup del Life Sciences hanno ammontato a 654 milioni nel 2016. Seguono poi, sempre per l’anno 2016, la Svizzera con 462 milioni e la Francia con 291. L’Italia, seppur forte della sua situazione di crescita, non compare neppure nelle prime cinque posizioni. Questa situazione risulta ancor più inspiegabile se si pensa al successo di startup italiane come Intercept (IPO su Nasdaq, valutata 3.5 miliardi di dollari), Okairos (acquisita da GSK per 325 milioni di dollari), EOS (acquisita da Clovis per 400 milioni di dollari), Silicon Biosystems (acquisita da Menarini), Newron, Cephea e Invatec. Questi ultimi esempi sono riusciti, tuttavia, ad ottenere il loro successo solo grazie a finanziamenti da parte di VC esteri.

source: Biocentury

LIFE SCIENCE E VENTURE CAPITAL

Oltre a Panakes, gli attori del venture capital italiano impegnati a investire in questo settore sono principalmente Principia e Innogest. A questi si aggiungono il nuovo fondo Indaco e Invitalia.

Basta guardare al di fuori dei nostri confini per capire come all’estero il numero di fondi dedicati al Life Science risulti essere enormemente più grande.

source: internal data @Panakes

Come si può vedere dal grafico sottostante, questi fondi di investimento concentrano la loro attenzione su startup del Medtech: MMI (robotica chirurgica), Empatica (wristband per epilessia), Echolight (diagnostica dell’osteoporosi), Crestoptics (diagnostica per Alzheimer), Aileens (dermatologia), Comftech (sensoristica), Newronika (neuro-modulazione).

Dei fondi citati, solo Principia, per il momento, si dedica all’investimento in società del settore biotech o farmaceutico (ma altresi una parte del loro fondo è dedicata al Private Equity). Le startup del biotech che hanno ricevuto finanziamenti come Erydel, Nouscom, Genenta, CheckMab e Enthera sono in numero più ridotto rispetto alle loro controparti biomedicali, ma con montanti molto elevati. Chiari esempi di ciò sono Nouscom (42m€) e Erydel (26,5m€).

source: internal data @Panakes

Riuscire a completare degli investimenti di cifre considerevoli richiede, per il momento, il supporto di venture capital stranieri i quali stanno, negli ultimi anni, guardando sempre di più all’Italia. Questo è indice del grande lavoro iniziale di strutturazione e identificazione delle opportunità realizzato dai fondi locali. Alcuni dei fondi esteri che abbiamo visto in questi anni investire in Italia sono i francesi Sofinnova e Andera (ex Rotschild), l’irlandese Fountain e l’olandese LSP.

Questa sorta di cooperazione internazionale non è tuttavia unilaterale; allo stesso tempo, al fine di creare network, identificare al meglio i trend di mercato e crescere a livello internazionale, i fondi italiani si stanno muovendo oltre confine con vari investimenti in paesi come Spagna, Irlanda, Israele e Gran Bretagna.

UN ECOSISTEMA CHE STA CRESCENDO…

Fortunatamente il Venture Capital non è l’unica fonte di finanziamento per le startup del Life Sciences. Le società possono trovare un forte sostegno finanziario dal programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020, destinato appunto a piccole e medie imprese e startup (le società italiane LS sono state particolarmente premiate).

source: internal data @Panakes

Rimanendo entro i confini nazionali, esistono una serie di iniziative mirate a supportare la crescita delle startup nei loro primi anni di sviluppo, opportunità che vanno dal Premio Gaetano Marzotto, al contest BioUpper fino al programma di accelerazione zCube di Zambon. Vi è inoltre una folta rete di incubatori come Bio4Dreams e Biovelocità, e strutture di incubazione e servizio per le startup considerate eccellenze a livello mondiale come TLS (Toscana Life Sciences).

source: internal data @Panakes

LIFE SCIENCES, SERVE UN SOSTEGNO AGLI INVESTIMENTI

Per quanto tutto l’ecosistema si stia muovendo nella giusta direzione, si dovrebbe fare di più.

Incentivare gli investimenti in ricerca in modo più aggressivo (es. tax credit in Francia) è fondamentale in un’industria dove la ricerca dura tanto e costa tanto.

La creazione di più fondi, con taglie importanti e adeguate al settore, con target biotech e medtech, con team con le adeguate capacità ed esperienze, dovrebbe essere tra i primi posti nell’agenda dell’industria e del governo.

La partecipazione degli attori locali, quali gruppi farmaceutici e medtech, all’attività di investimento (corporate venture capital, diretto o indiretto) dovrebbe essere fortemente spinta, anche attraverso vantaggi fiscali.

In particolare, il sostegno del governo italiano alle startup Life Sciences è ancora molto scarso. Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha promesso un fondo pubblico per sostenere il venture capital, sottolineando di volersi ispirare al modello francese: soldi pubblici per incentivare l’ecosistema dell’innovazione. La creazione di un Fondo di Fondi dovrebbe essere la soluzione di preferenza.

Bisogna agire. Time is right.

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Alessio Beverina
Alessio Beverina

Alessio Beverina è co-founder e partner di Panakes Partners, venture capital dedicato al Medtech. Ha diversi anni di esperienza in VC per aver lavorato in Sofinnova Partners, uno dei più grandi VC europei. Ha iniziato la carriera nel1997 come ricercatore in LETI, poi si è unito al gruppo centrale R&D di STMicroelectronics. Ha conseguito un MSC al Politecnico di Milano e un MBA presso l'ESCP-EAP. È un Kauffman Fellow e siede nei board di Alesi Surgical e MMI.

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