Molti sostengono che nel mondo dell’innovazione, del venture capital, ci siano due settori distinti. Diversi nei tempi, nei modi, nelle metriche, nelle dimensioni, nei ritorni. Digitale e biotecnologie.
Ma che segnale darebbe il gruppo Banzai, leader italiano nell’e-commerce, appena quotato in Borsa, se assumesse il prof. Umberto Veronesi, scienziato e fondatore dello IEO – Istituto Europeo di Oncologia, o Silvano Spinelli, co-founder di EOS – Ethical Oncology Science? Una rivoluzione! Un po’ come quando Mike Buongiorno passò dalla Tv pubblica al network di Berlusconi.
Qualche cosa di simile è appena accaduto.
La californiana 23andme è una start-up finanziata da Google, ambisce a mappare il genoma di tutti noi tramite un semplice e poco costoso test su campioni di saliva. Insomma, un giorno il motore di ricerca del genoma soppianterà l’algoritmo di Google. Altro che indovinare i nostri gusti in base alle ricerche sul web o ai follower Twitter per mandarci pubblicità; ci arriveranno a casa le medicine prima di essere acciaccati.
23andme ha appena assunto Richard Scheller, la star e pluridecorato luminare di Genentech, la madre di tutte le società biotech. Nata nel lontano 1976 e più di recente, 2009, comprata totalmente dalla farmaceutica Roche per 46,8 miliardi di dollari (valore della sola quota residua di minoranza).
La mossa è finalizzata a trovare nuove cure e nuovi medicinali partendo proprio dal data base di 23andme, dalla mappa dei tutti i nostri genomi.
Insomma, guardando chi è più avanti di noi nell’innovazione, chi va in macchina senza bisogno di guidare, non possiamo non notare che vi sia una potente convergenza tra digitale e biotecnologie. La distanza tra bit e bio ora è stata annullata.
* Pierluigi Paracchi, Chairman & CEO Genenta Science TW@pigiparacchi