Il dibattito

Startup, ecco le 3 parole chiave: consapevolezza, contaminazione, continuità

Dopo gli interventi di Abirascid, Corbetta e Iozzia, il segretario di Italia Startup racconta cosa è emerso di positivo dagli Stati Generali. “Sono stati una prima volta. L’appuntamento è con il Global Entrepreneurship Congress 2015 a Milano”

Pubblicato il 18 Mar 2014

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Federico Barilli, segretario di Italia Startup

Ho letto con interesse le preoccupazioni di Emil Abirascid, la risposta di Mattia Corbetta, le considerazioni del direttore di EconomyUp Giovanni Iozzia. E a quasi una settimana dall’evento posso tentare un bilancio sugli Stati Generali dell’ecosistema startup a MIlano. Ed è certamente positivo. Avendo partecipato, insieme a Stefano Firpo e a Mattia Corbetta, alla regia dell’incontro promosso da Italia Startup in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico posso dire senza tema di smentite, che l’evento è pienamente riuscito e che porta con sé prospettive davvero interessanti. Provo a spiegare perché.

Con gli ottimi funzionari del MISE ci siamo trovati a gennaio per fare il punto e abbiamo condiviso la necessità di tenere un incontro pubblico, poco prima di GEC Mosca 2014, per raccontare quanto successo a un anno da “Crescita 2.0” e per impostare il lavoro futuro, condividendolo con la community “allargata” che fa capo all’ecosistema startup. Anche in vista del grande evento mondiale dedicato al fare impresa, che l’anno prossimo si terrà a Milano. Il cambio di Governo ha creato non pochi timori a febbraio, ma per fortuna c’è stata continuità nella struttura della segreteria tecnica del Ministero e questo ha consentito all’incontro del 13 marzo, nonostante l’assenza del Ministro, di poter esprimere in pienezza i contenuti previsti: consuntivo e preventivo – cioè Fase 1 e Fase 2 – della politica industriale dedicata allo sviluppo di nuove imprese innovative.

Cosa è emerso in quel contesto? C’è stata consapevolezza, sia dell’importanza che ha assunto questo ecosistema che dell’esistenza stessa di un’ecosistema. Si è attivata una sana contaminazione tra attori e mercati diversi. Si ha avuta percezione evidente di una continuità d’azione, portatrice di possibili sviluppi molto positivi.

Parto dalla consapevolezza. E la divido in 2 filoni. Il primo fa riferimento a quello che ha detto Riccardo Donadon durante il suo intervento. E’ la consapevolezza dei giovani. E’ la consapevolezza di chi ci vuole provare. Che ora si può. Che ci sono le condizioni per farlo. Che il contesto aiuta. Che gli attori in gioco (incubatori, investitori, aziende, la stessa politica) ci credono e che gli investimenti ci sono. Rispetto a 10 anni fa quando Donadon ha costituito H-Farm, il quadro è cambiato e le opportunità sono aumentate, anche grazie all’evoluzione tecnologica e all’attitudine digitale di tanti giovani. Che, unita alla capacità di fare impresa, innata nel nostro sistema, può portare a risultati importanti nel tempo La seconda consapevolezza è quella dell’ecosistema stesso che si è guardato allo specchio e ha capito di essere ecosistema. Ancora fragile, non c’è dubbio. Ancora piccolo e parcellizzato, come inevitabile nei fenomeni nuovi. Ma vivo e desideroso di crescere e di farsi conoscere. Forse il soggetto che più di altri ha avuto questa percezione è stato quello degli incubatori. Ce n’erano tanti il 13 marzo: di ambiti e specializzazioni diverse. Tutti accomunati dal desiderio di uscire dall’anonimato e di far conoscere le loro capacità e potenzialità, a sostegno delle startup più meritevoli, frutto del loro prezioso lavoro di selezione. E grati che l’Associazione li aiutasse in questo compito e desse loro la consapevolezza di poter giocare una partita importante per il Paese.

C’è stata contaminazione. Di modelli industriali, attuali e potenziali. Il trio veneto Baban, Donadon, Macola ha fatto capire con chiarezza che una strada italiana per lo sviluppo delle piccole imprese innovative è possibile. E passa dalla contaminazione – di modelli, di competenze, di processi, di prodotti, di soluzioni – tra industrie e filiere consolidate (del Made in Italy e non solo) e startup innovative nostrane. E’ una strada tutta da impostare. Ma si è capito che è sia costruibile che percorribile.

Importante anche il fattore continuità. Di policy innanzitutto. La presenza nel nuovo Governo, in posizioni apicali, di funzionari come Stefano Firpo. Mattia Corbetta, Alessandro Fusacchia, Francesco Luccisano, confortano in tal senso. E aprono l’opportunità concreta che la politica relativa al nostro ecosistema coinvolga attivamente più Amministrazioni, oltre al MISE, a partire dal MIUR. A tale proposito gli Stati Generali hanno fatto emergere quanto sia importante mettere a punto politiche per educare all’intraprendere, a partire dalle scuole superiori, se non prima.Ma anche continuità nel consolidamento dell’ecosistema, nella sua visibilità, nel suo rapportarsi con il sistema industriale, nei suoi legami con l’estero e con ecosistemi stranieri e/o con italiani che già operano da leader nell’ecosistema startup mondiale.

Gli Stati Generali sono stati una prima volta. Il vero appuntamento per dimostrare che il nostro ecosistema è avviato, come altri, alla maturità, è GEC Milano 2015. Due mesi prima di EXPO. Occasioni di grande importanza, assolutamente imperdibili, a cui l’Italia e l’ecosistema startup devono arrivare pronti. Arrivederci quindi agli Stati Generali 2015, poco prima di GEC Milano. Certi che la consapevolezza, la contaminazione e la continuità d’azione avranno fatto passi importanti verso un riconoscimento dell’Italia come paese fertile per le startup innovative.

* Federico Barilli è Segretario di Italia Startup

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