Lavori in corso

Aspettando le sorprese del governo startup (e del ministro Guidi)

Così ha definito il suo esecutivo lo stesso premier, che ha parlato di startup nel discorso al Senato. E che certamente saprà “trainare” la responsabile dello Sviluppo Economico, che finora ha mostrato di interessarsi poco alle nuove imprese innovative.

Pubblicato il 25 Feb 2014

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Se non ci fosse l’inevitabile diffidenza verso la retorica politica, fondata sugli annunci e sulle promesse, ci sarebbe soltanto da gioire. Al Senato il presidente del Consiglio in attesa di fiducia ha parlato di startup, come modello di dinamismo e di crescita: “Vi sembra possibile che, mentre nel mondo le startup e le grandi aziende innovative, dagli Stati Uniti a Israele, vivono, crescono (in alcuni casi anche muoiono, perché questo è il destino delle startup), in una dimensione straordinariamente innovativa, noi siamo invece fermi a un principio per il quale, tra conferenze dei servizi, soprintendenze e freni burocratici, prima di riuscire a portare a casa un risultato concreto, come quello dell’apertura di un capannone, viviamo dei tempi che sono biblici?».

Poche ore prima, presentando il suo nuovo movimento Italia Unica che, guarda caso, viene definito un “incubatore di competenze”, Corrado Passera tra le cose da fare ha messo l’attrazione di capitali internazionali sulle startup italiane. All’ex ministro dello Sviluppo economico va riconosciuto che sa di cosa sta parlando, visto che fu lui durante il governo Monti a costituire una task force dalla quale hanno tratto ispirazione le norme della legge Crescita 2.0, dai registri speciali delle Camere di Commercio agli incentivi fiscali per chi investe in nuove imprese innovative.

La parola startup è entrata, quindi, nel lessico politico. E rischia di diventare una comoda scorciatoia per apparire smart e vicini ai giovani. Per sapere se non è così per il “governo startup”, come l’ha definito lo stesso premier, bisognerà aspettare che dalle parole si passi ai fatti. I primi segnali arriveranno dalle scelte che saranno fatte nella formazione degli staff nei ministeri chiave, a partire da quello dello Sviluppo economico, dove si è formato un gruppo di dirigenti fortemente convinti della necessità di sostenere startup e innovazione, che hanno maturato competenze e relazioni che sarebbe pericoloso adesso disperdere . Come abbiamo già scritto su Economyup, questo è un angolo dove c’è poco da rottamare. Anche perché il neoministro Federica Guidi potrà certamente trarre vantaggio dal trovare dirigenti competenti, visto che lei non ha mai mostrato particolare interesse verso il mondo delle nuove imprese innovative.

Imprenditrice di famiglia (è vicepresidente della Ducati Energia), il neoministro ha alle spalle un’importante militanza in Confindustria. Nei suoi discorsi da presidente dei Giovani della Confederazione è difficile trovare qualche cenno alle startup, visto che le sue parole d’ordine erano, diciamo così, più vicine al mondo industriale tradizionale e in particolare alle industrie consolidate piuttosto che alle nuove imprese. Rispondendo a un tweet scettico e preoccupato di Roberto Sambuco, ex capo Dipartimento Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico, sull’attenzione del nuovo governo verso l’economia digitale, Matteo Renzi ha risposto: «Credo che su questo tema resterai sorpreso». Ci auguriamo che il ministro Guidi condivida la posizione del premier. E riesca a sorprendere le migliaia di giovani che stanno investendo energia e speranze sulle startup.

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