È ufficiale: i soldi di ITAtech a Sofinnova, come aveva anticipato EconomyUp

40milioni dalla piattaforma gestita da Cassa Depositi e Prestiti, più 10 dal FEI per il fondo di venture capital francese. Come avevamo scritto il 12 febbraio. Confermato anche il ruolo di Telethon per lo scouting. “In Italia non ci sono le competenze”, sostiene CDP. “Investiremo solo su progetti italiani”, dice Sofinnova

Pubblicato il 22 Feb 2018

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Adesso è ufficiale. I soldi pubblici italiani destinati a sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico vanno a una società francese. Come aveva anticipato il 12 febbraio EconomyUp, ITAtech ha deciso di assegnare 40milioni al fondo   di venture capital francese Sofinnova.

Caso ITAtech, si chiude l’operazione Sofinnova: 40milioni pubblici al venture capital francese

La notizia che ha destato sconcerto e disorientamento nell’ecosistema italiano dell’innovazione è stata affidata al Corriere della Sera, che conferma un altro dettaglio anticipato da EconomyUp: ai 40 milioni di ITAtech si aggiungeranno 10 milioni che arrivano direttamente dal Fondo Europeo degli Investimenti, che con Cassa Depositi e Prestiti gestisce la piattaforma di investimento creata per sostenere il trasferimento tecnologico in Italia, soprattutto in ambito biotech. “Una dotazione pubblica”, ricorda il quotidiano di via Solferino, che a Roma hanno pensato bene di affidare a un player francese, fatto che nei mesi scorsi ha provocato l’attenzione del mondo politico e qualche sconcerto fra chi fatica nell’ecosistema nazionale dell’innovazione a trovare risorse. C’è anche un ricorso pendente alla Corte dei Conti.

Confermato anche il ruolo di Telethon, che farà lo scouting dei progetti da finanziare. Insomma, scelte che non solo tagliano fuori gli operatori italiani ma nulla fanno per stimolare la nascita di nuovi soggetti o la crescita di quelli esistenti, anche in ambito biotech. Sofinnova sa di essere nel mirino e infatti il suo managing partner Graziano Seghezzi al Corriere della Sera dichiara l’ovvio: «È vero, siamo un soggetto straniero, ma gli accordi sono chiari: il 100% del finanziamento dovrà rimanere in Italia».

Il messaggio era stato già fatto circolare nei mesi scorsi, sempre attraverso lo stesso quotidiano e nel silenzio imbarazzato dei vertici (in scadenza) di Cassa Depositi e Prestiti. Dove evidentemente non c’è grande fiducia sulle competenze italiane, come conferma una dichiarazione di Leone Pattofatto, chief strategic equity officer: «Nel nostro Paese non esiste ancora un veicolo con l’esperienza di Sofinnova». Vero, ma così facendo non esisterà mai. Come è stato fatto notare nei mesi scorsi, mai sarebbe successa una cosa del genere a parti inverse, con capitali francesi destinati a operatori italiani. Ma in Francia c’è un leader che si espone sui temi dell’innovazione, prende impegni economici e sollecita il mercato a cogliere le opportunità di leadership europea generate dalla prossima uscita di Londra dal perimetro comunitario. In Italia invece neanche lo Stato e le sue emanazioni operative hanno fiducia dell’Italia…

CDP, FEI, FII, ITATech, tutte le sigle (e le relazioni) del venture capital pubblico

Adesso non resta che verificare il rispetto degli impegni. I precedenti non lasciano ben sperare. Il Fondo Italiano degli Investimenti, altro veicolo gestito da Cassa Depositi e Prestiti, dal 2012 ha “affidato” oltre 30 milioni a Sofinnova e, come già scritto da EconomyUp, solo 6 sono stati investiti in Italia. Forse in quella stagione gli accordi non erano chiari come, si dice, sono adesso. La conferma dell’affidamento di tanti soldi a Sofinnova ha subito scatenato un acceso dibattito su Twitter. Sempre nel silenzio assordante di Cassa Depositi e Prestiti, i cui criteri di comunicazione di operazioni così importanti, fatte con soldi pubblici, non sono per nulla chiari. (g.io.)

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