L’Italia è la prima nazione al mondo a disporre di una regolamentazione per l’equity crowdfunding. Con il provvedimento definito dalla Consob qualunque startup innovativa (oggi sono un migliaio quelle inserite nel Registro) potrà raccogliere online fino a 5 milioni di euro, caricando il proprio business plan su specifici portali autorizzati e vigilati dalla Consob.
Per accedere alla misura sarà sufficiente avere dei requisiti formali di legge (quelli di startup innovativa), essere selezionati dal portale tra le offerte che vengono autorizzate al crowdfunding e la campagna si può concludere solo a condizione che un investitore professionale sottoscriva il 5% dell’offerta.
Se ad esempio una startup cercherà 100.000 euro, almeno 5.000 dovranno essere sottoscritti da un venture capital, un investitore qualificato, una fondazione bancaria e un incubatore certificato affinchè la raccolta di capitale si possa completare.
E’ una misura innovativa e corraggiosa, che ci pone all’avanguardia nel panorama dell’innovazione internazionale su uno dei temi più caldi oggi al mondo: quello dello sviluppo imprenditoriale. Molti Paesi stanno sviluppando una propria regolamentazione in questo momento (USA, Canada, Colombia, Arabia Saudita) e ci sono i primi segnali di interesse al tema da parte dell’Unione Europea.
Cominceremo rapidamente a vedere i primi effetti di questa nuova normativa a partire da quest’anno, ma la misura ha raccolto l’interesse di una grandissima platea di attori finanziari, intermediari, istituzioni territoriali, venture capital. Ora che la regolamentazione ha fissato i paletti, cominceranno ad entrare in azione e sarà certamente interessante osservare con attenzione lo sviluppo del mercato. Qualcosa che Consob stessa ha giustamente tenuto a sottolineare: con la pubblicazione della normativa inizierà a monitorare strettamente parametri e valori in gioco per aggiustare eventualmente il tiro se necessario.
E’ un atteggiamente assolutamente rispettabile a mio modo di vedere. Perché le maglie dettate dalla legge sono relativamente larghe. Sarà relativamente facile accedere al mercato del crowdfunding per una startup, ma sarà altrettanto garantito che il mercato dovrà imparare a fare i conti con una notevole quantità di insuccessi. Ciò che è assolutamente fisiologico per chi investe in questo campo, qui rischia di essere amplificato, poichè stiamo parlando di investimenti in equity a elevato rischio, sottoscritti da una moltitudine di risparmiatori e un ‘investitore istituzionale’ che deve mettere un chip del 5%. Tutto potrà succedere e qualcosa certamente succederà.
Ma è una sfida che va assolutamente colta e di questo bisogna dar merito al governo Monti e al ministro Passera per aver introdotto quella che probabilmente è una delle principali innovazioni nella finanza di questi anni. Questa è una misura a costo zero (anzi a somma positiva sotto il profilo fiscale) per lo Stato, che mette nelle mani dei cittadini la scelta sulle startup da finanziare e il rischio connesso. Un sistema più meritocratico (se le regole sono scritte bene) di questo non è tecnicamente possibile, ma a condizione che le regolamentazione possa consentire lo sviluppo di un sano a florido mercato.
Forse va anche sottolineato che questo è una sorta di laboratorio, che abbiamo il privilegio di avere sotto casa nostra per future possibili evoluzioni. Sarà difficile in futuro spiegare al pubblico (particolarmente dopo che verrà completata e lanciata la norma sul crowdfunding negli USA) per quale ragione una bella, profittevole ed innovativa PMI non potrà accedere a strumenti finanziari di questo tipo, mentre una startup appena nata, con poca validazione e ad alto rischio si. E’ quindi ipotizzabile e forse anche probabile che questo possa funzionare bene come una sorta di piccolo laboratorio da cui potrà nascere in futuro un intero settore, accessibile a qualunque tipo di azienda. Un autentico nuovo motore per l’economia.
Gianluca Dettori è chairman di Dpixel, Venture Capital Advisory