Maggio 2017: Brave Browser, società che ha sviluppato un nuovo sistema per la gestione della pubblicità online, raccoglie 36 milioni in 30 secondi. Come ha fatto? Senza quotarsi e senza venture capital ma con una Ico. Parola fino ad allora nota solo fra i più fini conoscitori del bitcoin.
Settembre 2017: il ministro Calenda presenta la fase due del piano nazionale sull’industria 4.0. E lancia un nuovo termine: Impresa 4.0. Siamo di fronte a una nuova locuzione usata per indicare una nuova fase della digital trasformation nell’economia italiana.
Ci sono parole, non sempre nuove, che ad un certo punto diventano rilevanti. Per un evento o semplicemente per una serie di eventi che le rendono più visibili e quindi più conosciute e usate per indicare una tendenza. Succede anche nel mondo delle tecnologie digitali e dell’innovazione.
Ne abbiamo selezionato 13 per il 2017: sono parole chiave che hanno caratterizzato l’anno che sta per finire, ma con le quali dobbiamo prendere dimestichezza perché le sentiremo e le useremo, e non poco, anche nel 2018. Ce ne sono certamente altre. Segnalateci quelle che sono importanti per voi.
Alternative Data
Sono grandi quantità di dati digitali che vengono raccolti da fonti diverse (social network, blog, siti specializzati e influencer) con l’obiettivo di sviluppare analisi finanziarie e orientare gli investimenti. Leggi anche Alternative Data, che cosa sono e perché valgono 1 milione di investimento sulla startup FinScience
Blockchain
Tecnologia alla base dei Bitcoin, la popolare moneta virtuale, è una sorta di sistema peer-to-peer che consente lo scambio e la distribuzione sicura di qualsiasi genere di dati. In pratica, la funzione principale è tracciare (dati, persone, oggetti). Già dal prossimo anno, il cliente di una banca potrà spostarsi, anche all’estero, e aprire il conto in pochi secondi, perché non deve essere identificato di nuovo. La Blockchain permette di archiviare i documenti online senza paura che siano sostituiti o di seguire a ritroso una somma di denaro per capire se l’origine è legale. Leggi anche Non solo banche, 30 settori industriali che la blockchain trasformerà
Corporate Entrepreneurship
Si tratta di un approccio innovativo che fa leva sulle competenze imprenditoriali dei dipendenti – chiamati in questo caso Intrapreneur, ovvero imprenditori che agiscono all’interno dell’organizzazione aziendale – con l’obiettivo di entrare in nuovi mercati e lanciare nuovi prodotti e servizi, addirittura fino all’apertura di vere e proprie unità indipendenti. In senso stretto significa spingere i dipendenti a diventare imprenditori di se stessi. Leggi anche Che cos’è la corporate entrepreneurship e perché rende le aziende più competitive
Deep Learning
Si tratta di un particolare tipo di machine learning che consiste in una rete neurale artificiale, usato soprattutto nella pattern recognition (per esempio il riconoscimento di sagome o volti da parte di apparecchi di sorveglianza). In pratica, il Deep Learning è l’algoritmo che permette di emulare la mente dell’uomo. Come? Attraverso reti neurali artificiali progettate ad hoc che – come spiega Nicoletta Boldrini in questo articolo di Ai 4 Business – di una capacità computazionale molto potente capace di “reggere” differenti strati di calcolo e analisi (che è quello che succede con le connessioni neurali del cervello umano). Leggi anche Reti neurali artificiali: che cosa sono, come fanno ad auto-apprendere e in quali business vengono usate
Ethereum
È una tecnologia informatica del tipo blockchain, quindi è una piattaforma decentralizzata del Web 3.0, che permette di eseguire programmi chiamati “smart contracts”: transazioni finanziarie, sistemi elettorali, registrazione di nomi dominio, piattaforme di crowdfunding, proprietà intellettuale, assicurazioni, real estate, etc… I contratti di Ethereum “pagano” l’utilizzo della sua potenza computazionale tramite una unità di conto, detta Ether, che funge da criptovaluta ma anche per sostenere la piattaforma. Ethereum non è quindi solo un network per lo scambio di valore monetario (come bitcoin) ma una rete per far girare contratti. Leggi anche Ecco che cos’è Ethereum, la tecnologia che vuole sfidare i bitcoin
GDPR (General Data Protection Regulation)
È il regolamento sulla protezione dei dati che sarà applicabile da maggio 2018. Il suo obiettivo è mettere ordine nel mondo della sicurezza informatica, costringendo le aziende a rivelare i casi di violazione dei dati entro 72 ore dalla scoperta per non incorrere in sanzioni. Questo regolamento si applicherà a qualsiasi azienda (con sede nell’Unione Europea o meno) che tratti dati personali di cittadini europei, e come tale si prevede che riguarderà anche banche e assicurazioni di Stati Uniti, Regno Unito e Asia. Leggi anche Privacy, tutto quello che c’è da sapere sulla GDPR per startup
Ico (Initial Coin Offering)
Sono un sistema di raccolta fondi basato sulle criptovalute. Le Ico permettono alle aziende di ottenere liquidità tramite l’emissione di una propria criptovaluta (tecnicamente chiamata “Token”) che si basa quasi sempre sulla tecnologia Ethereum, la seconda criptovaluta più importante dopo il Bitcoin. Leggi anche Come raccogliere 36 milioni in 30 secondi, senza quotarsi e senza venture capital
Impresa 4.0
È la fase 2 del Piano Nazione sull’Industria 4.0. Con questa fase il programma cambia nome: non più solo industria 4.0 ma impresa 4.0. Questo significa che il governo guarda anche ai servizi, un settore che ha un elevato potenziale di digitalizzazione. Leggi anche Che cos’è l’Industria 4.0 e perché è importante saperla affrontare
Infosfera
È un neologismo introdotto da Luciano Floridi per indicare uno spazio in cui i confini tra online e offline sono scomparsi. Una nuova realtà che avrà un impatto su molti settori economici. Ad esempio sulla vendita al dettaglio. “Il supermercato che non ha una sua app è destinato a chiudere in tempi brevissimi – dice il filosofo -. In questo settore i margini sono limitati e la competizione è feroce: il focus non è tanto su che cosa vendo ma sull’esperienza che ha il mio cliente nell’acquistare questo o quell’altro. Tutto si gioca sulla qualità dell’esperienza del customer: se la app è facile da usare, se il cliente la trova subito nello store ecc. ecc.”. Per saperne di più leggi l’intervista a Luciano Floridi
Machine Learning
Il termine è strettamente correlato all’intelligenza artificiale. Con il termine si intende un settore dell’informatica che dà ai computer la capacità di imparare senza essere stati programmati. Si tratta, cioè, della capacità di un algoritmo di apprendere dai dati, migliorare ed evitare gli errori commessi in precedenza. Le piattaforme di machine learning sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni per le imprese, principalmente per quanto riguarda previsioni e classificazioni di vario tipo. Leggi anche Reti neurali artificiali: che cosa sono, come fanno ad auto-apprendere e in quali business vengono usate
Martech
La trasformazione digitale porta con sé anche nuovi paradigmi. Uno di questi è il Martech (termine nato dalla fusione tra marketing e tecnologia) che non rappresenta nient’altro che il sostegno delle nuove tecnologie allo sviluppo del marketing. Guarda anche la videointervista: Luca Altieri, direttore Marketing e Comuniczione di Ibm Italia, ci spiega quali sono gli effetti di questo modello innovativo sul business delle aziende
PayTech
È il neologismo con cui Paolo Bertoluzzo, ex numero uno di Vodafone Italia e ora ad di Icbpi e CartaSi, ha lanciato Nexi, società che ha come obiettivo la diffusione dei pagamenti senza contanti. Il PayTech prevede la diffusione di pagamenti digitali semplici, veloci e pensati come strumento di sviluppo e crescita sociale del paese. Leggi anche Con Nexi arriva il PayTech: che cosa fa la nuova company nata da ICBPI e CartaSI
Pir
Sono i Piani Individuali di Risparmio, strumento introdotto dalla Legge di Bilancio 2017, che riprendono un modello già presente all’estero e che consente ai privati di investire sulle imprese con una modalità vantaggiosa dal punto di vista fiscale, esenzione dal capital gain e esenzione tassa di successione. Hanno alcuni vincoli: non più di 30mila euro l’anno, mantenimento dell’investimento per almeno 5 anni, importo complessivo investibile 150mila euro, investimenti destinati per almeno il 70% su imprese italiane o europee con organizzazione stabile in Italia.
La Commissione Finanze della Camera ha approvato una risoluzione che prevede un’estensione dei Pir a favore degli investimenti in startup. A firmare questa proposta, che ora è in mano al Governo con l’obiettivo che possa essere inserita nella prossima Legge di bilancio, è stata Silvia Fregolent, deputato del Partito Democratico. In pratica, sarà possibile godere delle detrazioni fiscali legate ai Pir anche per chi investe in startup innovative, a patto che siano iscritte all’apposito registro di stato, e per chi investe in fondi di venture capital. Leggi anche Startup, in arrivo detrazioni fiscali per chi investe tramite i Pir