Al Miur ci hanno ripensato. E non si sa se sul bando per le startup il tacon è pejo del buso, come dicono in Veneto. I vincitori possono ricapitalizzare a rate (il 25% subito e il resto entro un anno) ma avranno un tutor esperto di venture capitale che controllerà quotidianamente il loro lavoro. Com’è abitudine della burocrazia, sono riusciti a complicare le cose ancora una volta.
Da qualche settimana le scelte e le richieste del Ministero dell’Università e della Ricerca creano disorientamento nel mondo delle start up: a marzo viene lanciato un bando da 29 milioni, in autunno arriva la graduatoria dei 39 progetti ammessi al finanziamento per un totale di 24.476 milioni di euro ma contemporaneamente si chiede ai vincitori di ricapitalizzare per importi in qualche caso superiori alla cifra ricevuta.
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Dieci giorni Fabrizio Cobis aveva difeso il decreto che aveva firmato ma ammettendo che “con startup serve approccio diverso“. Il risultato dell’approccio diverso si vede in questo comunicato, utile lettura per comprendere le vette che può raggiungere lo spirito burocratico.
Intanto si ricorda che la valutazione bancaria ha posto la “necesità di soddisfare preventivamente specifiche condizioni di tipo finanziario”. Ma “vista la natura particolare dei proponenti”, cioè startup, per non vanificare la portata dell’operazione vengono modificate alcune condizioni. Con straordinarie soluzioni che suonano un pò’ come una gentile presa per i fondelli imprenditoriali…Intanto viene concessa la “rateizzazione” della ricapitalizzazione richiesta, ma il 25% va pagato subito e il rimanente entro un anno. Un capolavoro è il punto 2 che istituisce la figura del tutor “individuato attraverso specifici accordi con organismi e associazioni attivi in Italia in materia di venture capital (es.AIFI), in grado di verificare, in modo pressocché quotidiano, l’attività economico-finanziaria dell’impresa supporttandola e guidandola nelle relative scelte durante la vita del progetto, vigilando allo stesso tempo sulla corretta gestione delle risorse economiche necessarie per lo sviluppo dello stesso”. Più che un tutor sembra un commissario. Che però viene ritenuto sufficiente, visto che al punto 3 viene previsto il rafforzamento del controllo “attraverso esperti scientifici internazionali che effettueranno a tal fine periodiche e prefissate visite presso i luoghi di svolgimento dei progetti”.
Non c’è che dire! I burocrati del Miur si stanno dimostrando molto attenti alla tutela dei soldi pubblici, come raramente purtroppo accade. Evidentemente il lavoro di selezione fatto fino ad ora non li ha convinti, non sono sicuri e hanno bisogno di tutor ed esperti scientifici.Messa la pezza, quindi, immaginiamo che adesso stiano pensando a commissioni e viaggi all’estero per individuare i tutor e gli esperti, che qualcosa costeranno. Così magari si troverà il modo di spendere, ma con scrupolo e attenzione, quei quasi cinque milioni rimasti del bando originario.