Trasformazione digitale, quel che può fare la politica dopo la legge di stabilità

Nello schema di bilancio 2018 c’è spazio per il sostegno dell’innovazione: è un segnale rassicurante. Ma portare il cambiamento nelle imprese richiede un’importante presa di coscienza. Per questo l’attenzione di chi cura la cosa pubblica non deve diminuire. Perché aiuta a diffondere nel Paese la cultura dell’innovazione

Pubblicato il 26 Ott 2017

Innovazione e politica

La trasformazione digitale si consolida nell’agenda politica nazionale. La conferma arriva dalla legge di stabilità 2018 approvata a metà ottobre dal Consiglio dei ministri e ora affidata all’esame delle Camere: nello schema di bilancio dello Stato c’è spazio per alcuni capitoli di spesa legati soprattutto al sostegno dell’innovazione delle imprese, dalla conferma dei superammortamenti per gli investimenti in beni strumentali agli incentivi (un credito d’imposta che potrebbe arrivare al 50%) per la formazione sul lavoro.

Questo è il momento per fare open innovation

Da qualche anno l’attenzione della classe politica nei confronti dell’innovazione digitale e della nuova imprenditorialità è certamente aumentata e s’è visto lentamente emergere un tentativo di politica economica fondata su questi due pilastri. Dalla startup policy al Piano Industria4.0 passando per l’Agenda Digitale, è stato un crescendo di iniziative con al centro i processi di trasformazione e di rinnovamento del nostro sistemo economico.

Questa legge di bilancio arriva in un momento decisivo: l’uscita dal tunnel della crisi è stata raggiunta, adesso bisogna accelerare, non solo per evitare di scivolare indietro ma anche per recuperare rapidamente il terreno perso. Le imprese italiane devono recuperare produttività e competitività, e possono farlo soltanto innovando con le tecnologie digitali i processi, le linee produttive, i prodotti e i servizi. Ma non basta. Per innovare anche strategie e modelli di business, le imprese devono guardare con sempre maggiore interesse all’ecosistema delle startup in una logica di open innovation. Farlo richiede però un importante cambiamento culturale, che molte imprese non hanno ancora realmente compreso.

Puntare il faro sulla trasformazione digitale per diffondere la cultura dell’innovazione

E su questo aspetto la politica può fare molto: puntando il faro sulla trasformazione digitale, contribuisce a popolare i mass media di contenuti che diffondono una maggiore cultura dell’innovazione. Inoltre scelte azzeccate di politica economica, quando ci sono, fanno sentire i loro effetti. Lo dimostra, ad esempio, il dato più che positivo sugli investimenti in beni strumentali e robot nel terzo trimestre 2017: secondo Ucimu-Confindustria sono cresciuti addirittura del 68%.  È fin troppo facile collegare questo numero alla corsa verso le agevolazioni previste dal piano Industria4.0 in un momento in cui magari era forte l’incertezza sul loro prolungamento. Quel che conta è che un’industria che aveva lasciato invecchiare i propri impianti ha ricominciato a investire per non perdere il treno dello smart manufacturing. Ma evidentemente non c’è solo questo: secondo il Rapporto Congiunturale Ref Ricerche, la fiducia delle aziende è ai massimi storici, anche perché è finita la fase di sottoutilizzo degli impianti.

Ben venga, quindi, il sostegno della mano pubblica che può contribuire – in questa importante fase di ripresa – a far ripartire il volano della crescita.

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