Un tempo per finanziare la propria idea, iniziativa o impresa ci si doveva recare presso uno sportello bancario o bussare alla porta di investitori privati, ma da qualche anno c’è un’ulteriore, possibile soluzione: è il crowdfunding, letteralmente “finanziamento della folla”. In pratica i fondi per un progetto possono essere accumulati attraverso una raccolta di denaro collettiva che avviene online mediante piattaforme abilitate. Ciascuno mette la sua parte, nella quantità e attraverso la modalità che preferisce, in prospettiva di un ritorno economico o quanto meno di un feedback da parte di chi ha lanciato la raccolta.
BREVE STORIA DEL CROWDFUNDING
Il crowdfunding affonda le sue radici nell’Irlanda del Settecento e ha per padre l’autore de “I viaggi di Gulliver”, Jonathan Swift (1667 –1745). Lo scrittore originario di Dublino dette vita all’Irish Loan Funds, una delle primissime forme di microcredito: concedeva piccole somme di denaro a privati, in particolare a famiglie di contadini prive di garanzie, richiedendo la restituzione settimanale in piccolissime rate senza interesse. Per ovviare all’eventualità di mancati pagamenti, chi chiedeva il prestito doveva portare a garanzia altre due persone, che ricevevano una notifica se il loro conoscente non provvedeva ad appianare il debito. In caso di morosità prolungata, tutti e tre venivano convocati in tribunale.
LE TIPOLOGIE DI CROWDFUNDING
Il mondo del crowdfunding è vasto e variegato: si va dal crowdfunding reward-based all’equity al lending. Termini che possono risultare di difficile comprensione per i non addetti ai lavori e che riguardano modalità di finanziamento molto diverse tra loro. Vediamole insieme.
1. DONATION CROWDFUNDING – Consiste nell’effettuare donazioni (generalmente a enti e organizzazioni del settore non-profit) per sostenere cause sociali o attività benefiche. In questo caso il donatore non ottiene nessun tipo di ritorno economico, se non la soddisfazione di aver fatto un piccolo gesto per una giusta causa. Un esempio di una piattaforma di donation crowdfunding italiana è Retedeldono.
2. REWARD-BASED CROWDFUNDING – Consiste nel finanziare un progetto di vario tipo – cinematografico, musicale, artistico, imprenditoriale ecc. ecc. – ricevendo in cambio una ricompensa non in denaro: da un’offerta promozionale sul prodotto che si sta finanziando all’autografo dell’ideatore dell’iniziativa. Una delle piattaforme più note del settore è Kickstarter lanciata il 28 aprile 2009 da Perry Chen, Yancey Strickler e Charles Adle. Da giugno 2015 è operativa anche in Italia.
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3. EQUITY CROWDFUNDING – È uno strumento di finanziamento nato per le startup – poi esteso anche alle pmi innovative e infine a tutte le piccole e medie imprese – normato in Italia nel 2013 (il nostro Paese è stato il primo in Europa) che prevede finanziamenti in cambio di quote societarie: l’investitore ottiene una quota di partecipazione nell’impresa diventandone socio a tutti gli effetti. Decollato con difficoltà, negli ultimi anni l’equity crowdfunding italiano ha lentamente recuperato terreno dopo alcune modifiche al regolamento. Se ne attendono altre nei prossimi mesi mirate a rendere questa modalità di finanziamento ancora più appetibile: per esempio si pensa all’estensione a tutte le piccole e medie imprese, non solo a quelle innovative. Al 5 settembre 2017 il capitale di rischio raccolto in Italia attraverso l’equity crowdfunding a partire dal 2013 ammontava a oltre 15,4 milioni di euro.
♦Come funziona l’equity crowdfunding – Occorre valutare la validità della startup o pmi innovativa nella quale si intende investire, appurando se il modello di business funziona, se è ripetibile e scalabile, se il team è unito e motivato e altri elementi che una giovane impresa è tenuta a possedere. A quel punto l’investitore può rivolgersi a un portale di intermediazione autorizzato. Al 30 giugno 2017 risultavano essere 19, tutti registrati nel sito della Consob, l’autorità di vigilanza sulla Borsa. Il portale provvederà a fornire all’investitore tutta la documentazione utile e a dare indicazioni per poter procedere all’investimento.
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Il Politecnico di Milano ha un Osservatorio sul Crowdinvesting. Con il termine crowdinvesting ci si riferisce in particolare a tre modalità attraverso le quali gli investitori finanziari possono, grazie ad una piattaforma Internet abilitante, rispondere direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto, in cambio di una remunerazione del capitale. Le tre modalità sono il già citato equity crowdfunding, il lending crowdfunding (prestiti) e l’invoice trading (acquisto di fatture). Vediamo nel dettaglio queste due ultime forme di finanziamento attraverso la folla presente online.
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4.LENDING CROWDFUNDING – Gli investitori possono prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, per frazionarne il rischio (modello ‘diffuso’), oppure lo presenta alla ‘folla’ di Internet, la quale può decidere se finanziare o meno il progetto (modello ‘diretto’). In Italia le piattaforme attive in quest’ambito al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato, grazie soprattutto all’arrivo in Italia di due piattaforme francesi, ma anche alla crescita del segmento business.I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% maschi con un’età compresa fra 38 e 46 anni.
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5. INVOICE TRADING – L’invoice trading, ovvero la cessione di fatture commerciali attraverso un portale Internet, è un sistema di fundraising noto tra gli specialisti del settore ma forse meno conosciuto dal grande pubblico. Eppure costituisce la forma di crowdfunding più di successo in Italia in termini numerici, con 88,5 milioni di euro raccolti fino ad oggi. Nel giro di un anno i portali dedicati si sono quintuplicati, passando da 1 a 5. Alla data del 30 giugno 2017 risultavano attivi in Italia 5 operatori nell’invoice trading: Workinvoice (l’unico presente un anno fa), Cashinvoice, Credimi, CashMe e Crowdcity. Il mercato ha quindi attratto nuovi operatori nell’arco degli ultimi dodici mesi, dimostrando una certa vivacità.
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