MOBILITÀ CONDIVISA

Smart mobility, dalla Cina a Milano il bikesharing sarà la nuova Uber?

Sono sbarcate in Italia Mobike e Ofo, startup cinesi per noleggio bici “stationless”, senza postazione fissa. Negli Usa ci sono Spin e LimeBike. Un servizio di facile uso, ma a rischio danni e vandalismo. Eppure attrae investitori. “È un tipo di azienda che capita una volta ogni generazione” dice il founder di Spin

Pubblicato il 19 Set 2017

bikesharing

Dalla Cina alla Silicon Valley, passando per l’Italia, il bikesharing potrebbe diventare la nuova Uber: si stanno infatti moltiplicando le startup della smart mobility che puntano sulle biciclette condivise. In particolare in questi giorni hanno debuttato sulle strade di Seattle i servizi di ben tre startup – Spin e LimeBike, nate in Silicon Valley, e la cinese Ofo – che offrono bikesharing “stationless”, ovvero senza postazioni dove lasciare il mezzo una volta terminata la corsa. E proprio Ofo, insieme a un’altra startup cinese, Mobike, ha debuttato nelle scorse settimane anche in Italia: Milano e Firenze sono già popolate delle bici a flusso libero, cioè senza rastrelliera.

Il meccanismo è semplice: gli utenti possono noleggiare la bici attraverso un’app dotata di GPS che consente loro di recuperare o lasciare il mezzo praticamente ovunque. L’elemento rischioso di questo tipo di offerta è che le biciclette possono essere abbandonate in luoghi impervi e possono essere soggette a furti o vandalismo.

Ma il mercato sembra fiducioso, al punto che Ofo è una delle startup che nei primi del 2017 ha superato la valutazione di 1 miliardo di dollari e che può quindi fregiarsi del titolo di unicorno.

Unicorni, tutte le startup che nel 2017 hanno superato 1 miliardo di valore

La società di Pechino, che sostiene di avere 8 milioni di bici in circolazione, ha finora raccolto oltre 2 miliardi di dollari di finanziamenti da investitori quali Alibaba e Didi Chuxing, mentre Softbank, colosso giapponese delle telecomunicazioni, sarebbe in procinto di concedere ulteriori fondi. Nella stessa classifica delle startup internazionali che quest’anno sono diventati unicorni c’è Mobike, un altro servizio di bike sharing per muoversi più agevolmente tra il traffico delle metropoli cinesi. Quest’ultima ha scelto di non sbarcare ancora negli Stati Uniti ma di cominciare l’espansione globale dal Regno Unito.

Da parte loro le due statunitensi Spin e LimeBike hanno raccolto somme inferiori alla cinese, ma comunque in linea con quello che ci si aspetterebbe da compagnie di questo tipo nella loro fase iniziale: rispettivamente 8 milioni di dollari, con una valutazione a 43,2 milioni, e 12 milioni di dollari, con una valutazione a 42 milioni. Molti si sono chiesti se sarà la startup cinese a prevalere sulle altre.

Ma il presidente e co-founder di Spin, Euwyn Poon, che ha costituito la sua società due anni dopo Ofo, non teme la concorrenza: per battere i rivali cinesi conta sulle maggiori competenze della startup in materia di geolocalizzazione, mentre definisce motivante la competizione con LimeBike: “E’ una storia come quella tra Lytf e Uber”.

È stato proprio Poon ad affermare: “Il bikesharing è la nuova Uber: ho deciso di intraprendere questa strada perché ci vedo l’occasione di sviluppare un genere di azienda che accade una volta ogni generazione”.

Questa è stata finora la caratteristica di Uber, startup fondata a San Francisco da Travis Kalanick che ha contribuito a rivoluzione il concetto di mobilità. L’app che consente di chiamare un autista da smartphone ha portato disruption nel mondo della smart mobility, causato la rivolta dei tassisti in varie parti del mondo e spinto gli stessi tassisti ad innovare la propria offerta attraverso l’uso di strumenti tecnologici per non finire schiacciati dalla concorrenza. Uber è diventata la startup la più valutata del mondo, ad oggi ben 69 miliardi di dollari: una cifra probabilmente eccessiva per una company che, dopo l’uscita di scena del suo fondatore Kalanick, si trova a dover gestire problemi di vario tipo. In queste settimane SoftBank avrebbe avanzato una proposta di investimento da 10 miliardi di dollari per Uber, riducendo così la valutazione complessiva della società da 69 a 50 miliardi di dollari.

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Se dunque la mobilità condivisa nel settore automobilistico vede la “stella” Uber in lieve declino, il bikesharing sembra invece in ascesa. Anche in Italia. A fine agosto Mobike è sbarcata a Milano. Le biciclette sono pensate e realizzate grazie a un design innovativo, sono equipaggiate di GPS, tessera SIM e di un lucchetto intelligente brevettato. La società stima che nel capoluogo lombardo si possa arrivare a 40.000 i noleggi al giorno potenziali. Ofo è seguita a ruota: dopo la vittoria del bando che prevedeva un lotto di 4.000 biciclette, il nuovo servizio di bike sharing station-free è stato presentato il 14 settembre a CityTech 2017. Volti italiani del brandAntonio RapisardaCountry Manager, e Marco MenichettiCity Manager Milano. Milano è leader per dotazione di veicoli in sharing, sia automobili (351) sia biciclette (4.650). Ma questi servizi mancano ancora in molte città: il car sharing a postazione fissa è presente solo in 24 Comuni capoluogo e bike sharing in 60.

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